Poliambulanza e Fond. Camplani insieme
Ancora una volta l’epidemia da Coronavirus non ha fermato Poliambulanza di Brescia, che si è trovata a fronteggiare, come gli altri istituti ospedalieri, uno dei tanti problemi connessi alla diffusione del virus: l’ulteriore allungamento dei tempi d’attesa per interventi derivanti da patologie che non rivestono carattere di urgenza.
L’accordo messo in campo fra la Fondazione Poliambulanza e il San Clemente, strutture sanitarie che fanno capo alla Congregazione delle Suore Ancelle della Carità, offre ai pazienti dell’ospedale bresciano la possibilità di sottoporsi a piccoli interventi, tra cui per le patologie benigne, velocizzando lo smaltimento delle lunghe liste di attesa. Sarà comunque una decisione del paziente se avvalersi di questa opportunità o attendere i tempi necessari perché l’intervento sia eseguito in via Bissolati.
A partire dal 9 aprile p.v. gli specialisti di Poliambulanza opereranno nelle sale operatorie della Casa di cura San Clemente di Mantova. I primi sul campo saranno i chirurghi e gli ortopedici.
“Ringraziamo il San Clemente di Mantova per la fattiva collaborazione, accogliendo e condividendo la volontà di non lasciare i pazienti in una condizione di attesa – afferma Alessandro Triboldi, Direttore Generale di Fondazione Poliambulanza -. Le nostre strutture, che hanno una forte matrice identitaria che le accomuna, pongono alla base del proprio operato la stessa attenzione alla persona. Siamo quindi contenti di poter offrire ai nostri pazienti, che dovranno sottoporsi a interventi chirurgici, quella stessa dimensione umana e qualità di servizi che si colgono nel nostro ospedale. In questi momenti difficili, fare squadra si rivela come sempre la vera arma vincente”.
“Abbiamo subito positivamente accolto la richiesta di collaborazione da parte di Poliambulanza – sostiene Fabio Russo, Direttore Generale di Fondazione Teresa Camplani – nell’interesse esclusivo dei pazienti in attesa di intervento chirurgico, rimodulando l’organizzazione delle nostre sale operatorie per riuscire a rendere immediatamente disponibili almeno due sedute operatorie a settimana”.