Pnrr e salute: quale sanità nel futuro?
La Missione 6 del PNRR dedicata alla Salute ha rappresentato il focus della serata informativa tenutasi il 18 luglio scorso e organizzata da Brescia in Azione presso la nuova sede del Partito cittadino in Piazza Bruno Boni.
Hanno dialogato il Dott. Vincenzo Lanzoni, componente del coordinamento criteri autorizzativi del PNRR in ambito salute Regione Lombardia, Monica Lippa responsabile operativa e portavoce del dipartimento sanità di Lombardia in Azione, moderati dalla giornalista Anna Della Moretta.
La pandemia ha fatto emergere ancor di più l’aspetto della salute come bene pubblico da tutelare e ha portato in evidenza alcuni punti critici di natura strutturale del Sistema Sanitario, tra i quali un’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali. La Missione 6 che ha l’obiettivo di affrontare in maniera sinergica gli aspetti del SSN, si articola in due macro-componenti: la prima riguarda le reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale; la seconda si occupa di innovazione, ricerca e digitalizzazione del SSN.
La legge Maroni 23/2015 “Evoluzione del Sistema Socio Sanitario Lombardo” aveva previsto, in via sperimentale per una durata di 5 anni, una stratificazione dell’organizzazione territoriale della sanità lombarda in PREST, POT, AST, ASST. Oggi Regione Lombardia attraverso lo strumento del PNRR, dopo una verifica degli organi competenti, avvenuta anche in concomitanza all’emergenza pandemica, ha recepito le precedenti sigle cambiandone non solo la dicitura, ma anche il contenuto, portando così sul territorio novità quali Case di Comunità, Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali come cita la nuova legge 22/2021. Nel territorio lombardo, quindi, c’è stato un adeguamento in ambito sanitario grazie alla legge Maroni. Tuttavia, ciò che chiaramente era previsto “sulla carta”, non è stato sufficientemente declinato nell’applicazione sul territorio: omogeneità e comprensione sul da farsi rimaneva nebuloso per i cittadini. È necessario, invece, comprendere che in ogni riforma la semplificazione e trasparenza devono rappresentare la priorità soprattutto nei confronti della società civile, verso la quale, in primis, le istituzioni devono dare risposte adeguate.
Il Dott. Lanzoni interviene spiegando come i “COT siano il ganglio fondamentale del nuovo sistema. Il loro obiettivo è quello di garantire la presa in carico dei bisogni della persona che deve essere la più completa, prossima cioè vicina ai bisogni delle persone e appropriata possibile. Il COT è quella struttura sia fisica che digitale che deve accompagnare, attraverso i vari setting di cura, l’utente che può essere anche il paziente. Questo evita percorsi inappropriati per il paziente e una maggiore organizzazione del sistema”. Le stesse Case di Comunità, in quanto definite strutture di prossimità, sono necessarie a rafforzare l’assistenza sanitaria e questo avviene portando più profili professionali vicino al cittadino quali: servizi amministrativi, cure primarie che garantiscono la prima assistenza per il cittadino, l’area della continuità assistenziale (12 ore 6 giorni su 7), l’area specialistica e diagnostica di primo livello e l’area dell’integrazione dei bisogni sanitari e socioassistenziali. Il COT deve essere presente nella Casa di Comunità, che è il vero regista a supporto dei clinici e dell’infermiere di famiglia e comunità.
La perplessità emersa durante l’incontro è la mancanza di personale e la crisi delle professioni sanitarie.
A questo proposito, Monica Lippa portavoce di Azione sul tema della Sanità, individua l’origine del problema nel modello ospedalocentrico della Regione Lombardia che ha portato a concentrare l’intera offerta sanitaria nell’ospedale creando una grave carenza sul territorio. Il cittadino non ha quindi la possibilità di recarsi nelle strutture che dovrebbero fare da cerniera tra medico di base e ospedale. Lippa ritiene che “questa ristrutturazione operativa sia una riverniciatura, Azione teme che possa restare tutto sulla carta proprio perché senza personale si può fare veramente poco”. Le proposte di Azione per reperire figure professionali vengono spiegate da Monica Lippa che ribadisce “il bisogno di aumentare le borse di studio, la necessità di riaprire all’immigrazione per motivi economici, selezionando il personale dall’estero, nel lungo periodo favorire le specialità, dialogare con gli ordini professionali per un confronto con le professioni sanitarie per discutere di incentivi, turni, protezione, soldi, premi”.
“Dobbiamo prendere in carico il cittadino quando sta bene - continua Lippa - offrirgli un percorso affinché abbia visite che lo accompagnino nell’età avanzata. Per Azione investire in prevenzione costituisce una risorsa che un domani premierà”.