Pane quotidiano sino a quando?
In altre zone del Paese un panificatore su tre è a rischio chiusura. Sul futuro dei forni pesano i costi delle materie prime e dell’energia
In Italia si stima vengano vendute 1 milione e 400mila tonnellate l’anno di pane. L’84,1% è di produzione artigianale e il 15,9% industriale. Il settore della panificazione artigianale vale circa 7 miliardi di euro e dà occupazione a 400mila gli addetti, occupati in 25mila imprese che sfornano ognuna in media circa 100 kg. di pane al giorno. Solo a Brescia sono 640 le aziende della panificazione (comprensive di circa 180 pasticceri) che danno lavoro a circa 1.600 addetti. Dai risultati economici emerge che la grande distribuzione veicola il 43,5% del pane venduto, contro il 43.1% delle panetterie e il 13,4% della ristorazione. Questi numeri, però, sono a rischio, come ha sottolineato in occasione del lancio della Giornata del pane 2022, Ruggero Guagni, presidente dei panificatori che fanno riferimento a Confartigianato Brescia.
Sul mercato, che è ancora fortemente segnato dalla presenza artigiana, con operatori che anche nel Bresciano sempre più spesso panificano sette giorni su sette, stanno addensandosi ombre preoccupanti. “Da tempo – afferma Guagni – dobbiamo fare i conti non solo con abitudini che cambiano, ma anche con un costante calo dei consumi”. Un numero sempre maggiore di famiglie monoparentali, l’aumento degli anziani in aumento e il calo demografico costante, hanno portato il consumo pro-capite giornaliero tra i 75 grammi e l’etto. Meno di un terzo di quanto si consumava nel 1980”. Solo nel mese di settembre si è registrato un calo dei comsumi del -4,9% su base annua . Ad agitare i sonni dei panificatori, però è l’aumento costante degli ultimi mesi: prima quelli delle materie prime e poi quelli dell’energia che, rispetto al 2021, hanno prodotto un aumento del+13.5% del prezzo al consumo del pane.
“Quello dello chiusura – afferma ancora il presidente dei panificatori di Confartigianato – sta diventando uno spauracchio per un numero sempre più alto di operatori del settore. Con costi energetici addirittura quadruplicati, i prezzi delle materie prime arrivati alle stelle e il cambio delle tendenze che indicano nel pane l’avversario di ogni dieta, possiamo parlare veramente di tempesta perfetta”. In alcune regioni come il Veneto e l’Emilia questa situazione sta mettendo a rischio il 30% degli operatori. Fortunatamente la categoria è riuscita a ottenere una vittoria su un altro fronte caldo: quello della concorrenza della grande distribuzione. “Nei mesi scorsi – continua Guagni – è stata varata una apposita legge che specifica i requisiti che definiscono il pane fresco, che deve avere un’origine locale, aspetti che la grande distribuzione a oggi non può vantare. Dovrà dire che quello in vendita è pane industriale”.
Una vittoria importante che, però, rischia di essere vanificata dalla crescita dei costi (“sulle matere prime – afferma ancora Guagni – qualche speculazione c’è stata visto che dall’Ucraina arriva solo il 2% del grano utilizzato in Italia”). Per questo il presidente dei panificatori di Confartigianato si augura che il governo adotti quanto prima misure contro il caro energia che oggi pesa in modo impressionante sui forni che sono vere e proprie imprese energivore.