No alle generalizzazioni
La vicenda di Sana ha travolto, come dodici anni fa dopo l’omicidio di Hina, la comunità pakistana che nel Bresciano si sente sotto accusa
Sono passati dodici anni dall’omicidio di Hina Saleem, la ragazza pakistana uccisa a Sarezzo nel 2006 dal padre che non accettava il suo stile di vita all’occidentale.
La morte di Sana Cheema e i sospetti, che pesano come macigni sulle teste dei familiari, riaprono antiche ferite che, forse, non si sono mai rimarginate del tutto.
Accusa. La comunità pakistana a Brescia è così costretta a rivivere quell’incubo: “Ci dipingono come dei criminali, come se fossimo tutti coinvolti”, sottolinea Mohammad Junaid Qadri, dell’associazione culturale centro islamico Minhaj Ul Quran International Brescia, presieduta da Mazhar Iqbal. Come tutti, anche Junaid vuole capire cosa sia realmente successo a Sana: “Per dare un giudizio attendo l’esito delle indagini”. Se l’ipotesi di omicidio verrà confermata, “quanto accaduto deve essere condannato senza se e senza ma”. Però, aggiunge, “non è possibile che venga messa alla gogna un’intera comunità”. Junaid, che nel gennaio scorso ha incontrato il vescovo Tremolada insieme ad altri rappresentanti delle Comunità islamiche, punta il dito contro chi strumentalizza la vicenda, a partire dai media sino ad arrivare alla politica. “In tutte le società c’è chi sbaglia. Noi condanniamo fermamente – ribadisce – così come è successo in passato, questi gesti, inammissibili dal punto di vista culturale e religioso”.
Dialogo. Nel Bresciano sono circa 20mila i pakistani, “prevalentemente musulmani, seguono i sikh e i cristiani”. Junaid, negli anni, in qualità di presidente di Minhaj Peace & Integration Brescia, ha ricevuto diverse attestazioni di stima per l’impegno profuso nel processo d’integrazione come per la promozione del dialogo interreligioso. Ed è proprio su questo fronte che si caratterizza la sua attività all’interno dell’associazione Minhaj-Ul-Quran che per domenica 6 maggio dalle 14.45, in collaborazione con i Focolarini, ha organizzato al Centro Mariapoli di Frontignano una conferenza sul ruolo della donna nell’Islam e nel Cristianesimo. “Il dialogo e la conoscenza reciproca – sottolinea – sono alla base della nostra attività”. Grazie anche a iniziative di questo tipo, “rispetto a un decennio fa le cose sono molto cambiate, diverse barriere sono state abbattute ma quando accadono certi fatti, nonostante tutti i passi avanti, a causa dell’errore di un singolo, veniamo condannati tutti. È quello che sta avvenendo”.