Museo Diocesano: nuovo, vivo e accessibile
Presentato il restyling dell'istituzione culturale diocesano di via Gasparo da Salò
200 opere pittoriche selezionate tra le oltre 2000 conservate nei depositi dell’Istituzione, distribuite in 23 sale, e un totale di 2000 metri quadri di spazi espositivi per raccontare il Sacro nelle sue diverse declinazioni. Sono alcuni dei numeri del “nuovo” Museo Diocesano di Brescia - ubicato nel cinquecentesco complesso monastico francescano di San Giuseppe, nel cuore del centro storico cittadino – rinnovato nei contenuti esposti e nei locali atti ad ospitarli, con un allestimento dalla forte impronta inclusiva e pionieristica nel panorama museale bresciano e nazionale in tema di accessibilità, in grado di ottemperare alle esigenze di pubblici diversi. Sono alcuni dei numeri del “nuovo” Museo Diocesano di Brescia - ubicato nel cinquecentesco complesso monastico francescano di San Giuseppe, nel cuore del centro storico cittadino – rinnovato nei contenuti esposti e nei locali atti ad ospitarli, con un allestimento dalla forte impronta inclusiva e pionieristica nel panorama museale bresciano e nazionale in tema di accessibilità, in grado di ottemperare alle esigenze di pubblici diversi.
Pittura su tela e tavola, scultura e codici miniati, icone ortodosse e argenteria, incisione e ago pittura su tessuto: questo è il nuovo itinerario frutto del restyling, attraverso i secoli e la storia dell’arte e delli arti applicate che trae avvio al primo piano, con alcune tavole del periodo Tardo Gotico, tra i pezzi più antichi del Museo. Tra queste, il Polittico di Sant’Orsola di Antonio Vivarini (1425- 30) - tavola su fondo oro dallo stile debitore del Gotico Internazionale - accanto alla Crocifissione lignea (1518) della bottega famigliare di Maffeo Olivieri. La Sala della Sapienza mutua la propria denominazione dalla tela La Madonna col Bambino in gloria, San Giovanni Evangelista, il beato Lorenzo Giustiniani e l’allegoria della Sapienza Divina (1520 - 1545) capolavoro di Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. Nella stessa sala si trova la deposizione Compianto su Cristo morto con San Paolo, San Giuseppe Santa Caterina d'Alessandria e Santa Maria Maddalena di Girolamo da Romano detto il Romanino. Un dialogo serrato, quello tra i due grandi Maestri del Rinascimento di matrice bresciana, che si è scelto di collocare a fianco dell’Adorazione dei pastori (1530) di Bernardino Licinio, autore veneziano che guarda al realismo lombardo, recentemente depositata da Fondazione Brescia Musei. Un’apposita sezione è dedicata al gruppo dei “moretteschi”, ossia quegli artisti nei quali è possibile scorgere l’eredità del Maestro, come Agostino Galeazzi, considerato dalla critica il più grande allievo di Moretto in città. Le opere di autori come il veneziano Andrea Celesti, Pietro Ricchi, detto Il Lucchese, o il bolognese Domenico Carretti testimoniano l’attrattività di Brescia durante il Seicento, quando gli artisti del panorama nazionale vi transitavano richiamati dalla presenza di una ricca e vivace committenza. Nella sala dedicata alle opere di formato ridotto spiccano piccoli gioielli come l’Ecce Homo attribuito alla bottega di Tiziano, dipinto su pietra ove il volto di Cristo presenta rimandi a quello del Polittico Averoldi; la Trasfigurazione di Tintoretto (bozzetto su tela dell’opera conservata presso il Santuario bresciano di S. Angela Merici); e la tavoletta raffigurante San Girolamo di Romanino, opera tra le più piccole tra quelle note dell’artista. Nel Cristo benedicente (XVI secolo) di Moretto, il volto di presenta tratti orientaleggianti con ombre che virano al verde, mentre il fondo nero valorizza la resa prospettica della mano. Mentre Venezia e l’Italia guardavano a Brescia per la sua florida committenza ed il realismo che caratterizzava gli esiti pittorici dei suoi autori, il gusto lombardo, viceversa, si aggiornava alla luce della lezione cromatica veneziana. Ne sono un esempio i grandi teleri della galleria del Settecento, come la Vergine con Bambino e Santi Leonardo e Francesco di Paola (1737) di Giovanni Battista Pittoni o il Mosè bambino che schiaccia la corona del faraone di Andrea Celesti, ove i tendaggi oltre i quali si apre la visione rendono la scena più teatrale che religiosa. Unica artista donna lungo il percorso, Amanzia Guerrillot con Un uomo caduto in un fiume col carretto (XIX secolo) è presente nella sezione degli ex voto provenienti dal fondo dal Santuario del Patrocinio di Brescia. Francese, figlia di un uomo di Napoleone di stanza a Milano, la pittrice giunse a Brescia dopo essere stata allieva, modella e infine seconda moglie del pittore bresciano Angelo Inganni. Di quest’ultimo, a poca distanza, è esposto l’Interno della Basilica di San Marco a Venezia.
Sempre al primo piano, inglobate nella sezione pittura, si trovano le collezioni di arti applicate. I 14 preziosi esemplari di tessuti liturgici esposti sono stati selezionati tra i 250 ad oggi catalogati presso il Museo Diocesano di Brescia, provenienti da tutto il territorio della Diocesi. Si tratta di paramenti e accessori indossati nelle celebrazioni liturgiche in raso, velluto, damasco e seta, finemente decorati e realizzati a partire dal XV secolo fino al Novecento - con una concentrazione maggiore nel XVIII secolo - di manifattura veneziana e francese (principalmente Lione). La selezione esposta muta con cadenza annuale per ragioni conservative. La sezione argenteria e oreficeria raccoglie oggetti in metallo lavorato - cesellati, con rilievo a sbalzo, incisi o punzonati - usati nelle celebrazioni liturgiche provenienti dalle parrocchie della Diocesi di Brescia, databili dal XII secolo sino al XIX secolo. Sono presenti manufatti in oro e argento ma anche in ottone e stagno - maggiormente malleabili - successivamente argentati o dorati. Sono esposti 67 pezzi: calici per la benedizione del vino, reliquiari, croci processionali, ostensori, pissidi, turiboli e cartaglorie (la tabella di carta che conteneva il testo delle formule latine della liturgia, rivestita da una cornice in metallo) realizzati in larga parte da botteghe e autori locali. Eccezionale nel panorama italiano è la raccolta di icone ortodosse, di cui il Museo Diocesano di Brescia attualmente espone 67 esemplari, molti dei quali unici, realizzati tra il XVII e il XX secolo. Le immagini documentano le tesi dottrinali dei Vecchi Credenti, ossia i sostenitori dell’antica tradizione culturale ortodossa, e l’evoluzione dell’antica produzione artistica russa che dallo stile debitore della ieraticità bizantina evolve anche in seguito alla Riforma Liturgica seicentesca che richiedeva maggior fedeltà ai modelli originali greci. Nella sezione dedicata alla figura di papa Paolo VI si trovano alcuni oggetti appartenuti al Papa bresciano quand’era in vita - come lo zucchetto, la veste papale o l’anello episcopale - o riproduzioni di essi, come la copia della tiara usata per l'incoronazione e i duplicati bronzei delle medaglie commemorative in oro, una per ogni anno di pontificato Spazio anche all’INCISIONE con una selezione di 14 disegni a china su carta mesticata, delle 90 totali con le quali l’incisore tedesco Anselm Roher (Francoforte sul Meno 1941 - Brescia 2010) tra il 2006 e 2007 illustrò i canti della Divina Commedia dantesca. L’opera fu pubblicata nel 2008, in edizione limitata, dall’editore tedesco Ulrich Keicher. Il Museo Diocesano di Brescia conserva l’intero ciclo e una rilevante parte dell’archivio grafico dell’artista. Scendendo al piano terra il percorso prosegue nell’antico refettorio, oggi Salone intitolato a Bruno Foresti. Qui sono state radunate le opere monumentali di Moretto e di Romanino: la Pietà con San Paolo e quattro Santi (1548-50) di Romanino, e le due ante d’organo realizzate da Moretto che, per la prima volta dalla loro musealizzazione, sono osservabili da una prospettiva che ne consente una lettura completa, recto e verso. Anteriormente sono rappresentati I Santi Pietro e Paolo sorreggono la Chiesa, posteriormente Sollevamento di Simon Mago e Caduta di Simon Mago. La visita si conclude al piano -1, ove la Sala Ipogea conserva la raccolta dei Codici Miniati del Museo Diocesano di Brescia, tra le più consistenti del nord Italia. Sono esposti 50 antichi manoscritti liturgici (messali e breviari) e musicali (antifonari e graduali) di epoca compresa tra il XII e la metà del XVI secolo, ognuno consultabile in versione digitalizzata attraverso tre totem touch screen a fianco dei manoscritti esposti. Nel nuovo concept espositivo trova spazio anche una sezione dedicata alle mostre temporanee, destinata anche all’arte e agli artisti contemporanei, in un’ala al primo piano e nelle sale Amigoni al piano terra. Il percorso, cronologico e tematico, è stato curato dall’architetto Pietro Castelnovi ed il conservatore Federico Troletti, con la Direzione e gli storici dell’arte del Museo. La realizzazione ha comportato la diminuzione del numero di opere esposte e la fisiologica rotazione di altre, ricoverandone alcune nei depositi per riportare l’attenzione su quelle che da tempo mancavano alla vista del pubblico o oggetto di recenti restauri. Il progetto è stato reso possibile anche grazie al contributo di Fondazione Erminio Bonatti.
Nell’ottica di favorire pratiche d’accessibilità e partecipazione culturale sempre più trasversale, il nuovo allestimento contempla la progressiva implementazione del percorso con dispositivi inclusivi per utenti con disabilità visiva. All’ingresso si trova tavolo tattile che guida i visitatori alla scoperta della planimetria del luogo, favorendo l’orientamento nello spazio. I rilievi trasparenti a diversi livelli di profondità delineano la pianta dell’alto, a fianco il modello tridimensionale restituisce la percezione degli alzati: si riconoscono il ciliegio secolare al centro del chiostro maggiore, i portici, il loggiato al primo piano ed il piano -1. Ogni pannello è dotato di legende in braille ita/eng. Il progetto - che ha caratterizzazione scientifica e che ha visto il coinvolgimento pratico dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti - è frutto dello studio del Dipartimento d’ingegneria civile, architettura, territorio, ambiente e di matematica dell’Università degli Studi di Brescia, con il coordinamento di Ivana Passamani, docente ordinario e responsabile scientifico del Progetto di ricerca sottoscritto da Museo Diocesano e Università degli studi di Brescia. Il lavoro di rielaborazione sensoriale ha riguardato anche alcuni quadri della Collezione, partendo da quelli con impianto compositivo semplice - come i ritratti singoli – per giungere successivamente a soggetti e composizioni più complesse restituite attraverso piani di profondità e focus su simboli ed elementi caratterizzanti, individuati grazie al lavoro congiunto tra i ricercatori del Dicatam e gli storici dell’arte del Museo.
Complementare al ripensamento del percorso espositivo è anche il restyling degli ambienti interni atti ad ospitarlo. Gli interventi illuminotecnici hanno riguardato il posizionamento di un sistema a luce Led calda, composto da tre nuove tipologie di corpi illuminanti con coni di luce regolabili e resa cromatica elevata (97% rispetto a quella solare). Anche il layout cromatico delle pareti ottimizza la percezione delle opere esposte, minimizzando il riverbero.
Da oggi la città può toccare con mano e apprezzare tutte le novità: dalle 10 alle 22 il Museo è visitabile gratuitamente, così come a ingresso gratuito è il concerto, promosso insieme alle Settimane Barocche, in programma alle 20.30 nel salone Foresti. Domani, in occasione delle “Notte della cultura" del Comune di Brescia, il Museo sarà aperto al pubblico dalle 10 alle 23 con ingresso gratuito a partire dalle 18.