Meningite:a Brescia numeri nella norma
Il moltiplicarsi di casi di meningite sta inducendo molti bresciani a chiedere il vaccino. I numeri, nonostante il decesso delle ultime ore di una bambina, dicono che non c'è alcuna emergenza. Questa attenzione, sottolinea il prof. Francesco Castelli direttore dell'Unità operativa Malattie infettive 2 degli Spedali Civili di Brescia, diventi occasione per una nuova cultura delle vaccinazioni
Ormai non c’è persona che non sappia (o creda di sapere) praticamente tutto sulla meningite. La ribalta mediatica data nelle scorse settimane all’anomalo (per numero) verificarsi di nuovi casi ha di fatto creato qualcosa di simile a un allarme sociale: crescono i timori e con questi anche la psicosi di ricorrere a valide contromisure. Nei giorni scorsi nel breve volgere di poche ore al numero attivato dalla sola Asst di Brescia sono arrivate più di 1.000 richieste di vaccinazione in copagamento. Moltissime, in quella che sembra essere una vera e propria corsa all’ultima informazione, sono le persone che in queste settimane si sono rivolte a medici di base e farmacisti per sapere se, a fronte di tutto quello che si è detto e scritto su televisioni e giornali, fosse il caso di vaccinarsi. Medici e farmacisti hanno avuto il loro bel daffare a spiegare che in Lombardia e Brescia la situazione era perfettamente sotto controllo, che i numeri epidemiologici in linea, se non in lieve ribasso con quelli degli anni precedenti e, per finire, che la vaccinazione era indicata soltanto per soggetti a rischio: bambini, anziani e persone già debilitate.
Anche nel Bresciano, pure con effetti sicuramente più contenuti rispetto ad altre regioni, un minimo di allarme sociale è stato creato, complici anche alcuni casi sporadici che si sono registrati nelle scorse settimane anche se non hanno avuto alcuna incidenza sulle statistiche epidemiologiche. Questi pochi casi, uniti anche a un racconto su scala nazionale che è stato fatto usando toni che poco o nulla hanno avuto a che fare con il naturale diritto di cronaca, hanno contribuito ad allarmare tanto persone. A poco o nulla sembra essere servita la diffusione di dati e statistiche che confermano, nonostante i dati anomali che arrivano dalla Toscana, come tutto sia nella norma.
Nel 2016 sono stati segnalati 178 casi di meningite da meningococco, con un’incidenza in lieve aumento rispetto al triennio 2012-14, ma in diminuzione rispetto al 2015.
Il numero totale dei casi di meningite, dovuti, anche agli altri germi, è passato da 1479 nel 2014, a 1815 nel 2015 e a 1376 nel 2016, quindi con una discreta diminuzione rispetto al biennio passato. Per esempio, si sono verificati 940 casi di meningite da pneumococco nel 2016 (rispetto ai 1256 casi del 2015) e 80 da emofilo (rispetto ai 131 del 2015): una tendenza, dunque, che è in diminuzione.
“Il numero di casi di meningite registrati sul territorio nazionale è perfettamente in linea con quello degli anni scorsi. Lo stesso vale per la Lombardia e anche per Brescia. Il clamore mediatico che a questo tema è stato dato nelle ultime settimane è ingiustificato perché non c’è nessun elemento che dica che siamo di fronte un episodio epidemico. Se questa attenzione serve però a riportare sotto i riflettori l’importanza delle vaccinazioni allora anche un clamore mediatico per tanti versi infondati può portare con se qualche elemento di utilità”. Questo è il parere di Francesco Castelli (nella foto), infettivologo e direttore dell’Unità operativa malattie infettive 2 degli Spedali civili di Brescia.
Le numerose richieste di vaccinazioni contro la meningite che in queste ore stanno arrivando alle istituzioni preposte indicano che è ancora alta la paura che suscitano le malattie infettive. “Illudendoci – sono le sue considerazioni –, pensavamo, che con l’avvento degli antibiotici tutte le malattie infettive potevano dirsi sconfitte. In realtà non è così: i germi c’erano prima dell’umanità, si sono attualmente e continueranno a esserci anche in futuro. In più abbiamo una popolazione che invecchiando progressivamente ed è sempre più debole e fragile, spesso con caratteristiche di immunocompromissione (malati con altre patologie di base). Per tutte queste ragioni le malattie infettive, più da noi che nei Paesi in via sviluppo, continuano a spaventare”. Tuttavia la paura, come ricorda ancora l’infettivologo, non deve paralizzare o indurre a ingiustificati allarmismi. “Anche se le malattie infettive continuano a esistere – è la convinzione di Francesco Castelli – non bisogna scordare che Brescia è un baluardo, nel senso che gli Spedali civili della città, con specifiche unità operative, sono da sempre un istituto all’avanguardia per lo studio, la lotta, la prevenzione alla loro diffusione”.
Le parole del direttore dell’Unità operativa malattie infettive 2 degli Spedali civili di Brescia si scontrano ancora con atteggiamenti irrazionali, come la corsa indiscriminata al vaccino.
“Quando parlavo di attenzione alle vaccinazioni – afferma al proposito il medico – mi riferivo ad un’attenzione responsabile, matura, che si sviluppa nel corso dell’anno intero, secondo calendari che sono quelli elaborati dal Ministero e dalle aziende di tutela sanitaria, non mi riferivo certo a quella specie di assalto alla diligenza che è stata segnalata nel caso specifico della meningite. Non bisogna poi dimenticare che il vaccino contro la meningite è garantito nel nostro Paese ad alcune fasce considerate a rischio: quella infantile, quella degli adolescenti e poi tutti quegli adulti ritenuti più deboli perché affetti da altre patologie (malattie croniche, diabete, immunodeficienze)”.
Chi non rientra in queste fasce non dovrebbe, dunque, prendere d’assalto le strutture deputate alle vaccinazioni. Piuttosto, anche se non esistono particolari comportamenti a rischio, Francesco Castelli non si stanca di raccomandare alcuni semplici accorgimenti che possono tornare utili. “Visto che la meningite da meningococco si trasmette tramite le vie aree – afferma – un’igiene delle mani diminuisce i rischio di trasmissione. Essendo un germe che si trasmette da un contatto stretto e intimo occorre areare ambienti affollati”.