Martina: Brescia ok, ma non illudiamoci
Intervista al segretario reggente del Pd. "La vittoria di Del Bono e l'affermazione del partito sono segnali importanti. Ma il cammino da compiere è ancora lungo". Occorre trovare il modo di affrontare in modo efficace la questione sociale, vero problema del Paese
“Quello che arriva da Brescia è un segnale importante ma che non deve illuderci”. È questo il commento di Maurizio Martina, segretario reggente del Pd. I risultati del 10 giugno scorso hanno in parte smentito quanti sostenevano che, dopo le politiche del 4 marzo, il voto amministrativo nelle città sarebbe stato una nuova stazione della via crucis politica del Partito democratico. “Da Brescia, invece, arriva un segnale importante. È la conferma del grande lavoro fatto da Emilio Del Bono, dal partito, dalla coalizione. Sicuramente anche per noi – afferma ancora il segretario Martina - è un insegnamento di come si possa essere aperti, forti, coesi nell’organizzare un’alternativa forte alla destra. Dovremo andare a ripetizione di questa esperienza per capire il grande lavoro fatto e farne tesoro anche per una prospettiva nazionale”.
Dalla esperienze amministrative quali indicazioni possono arrivare per il Pd e, più in generale, per un centro sinistra uscito malconcio dal voto del 4 marzo scorso?
Brescia si conferma una città che anticipa alcune tendenze, un vero e proprio laboratorio per la cultura democratica, riformista, progressista. La città ha dato un segnale forte al Pd e al centrosinistra di come ci siano gli spazi per tornare a essere popolari, radicati. Si tratta di lavorare su queste indicazioni, magari facendo nostro lo stile bresciano di Emilio Del Bono e della sua squadra, capaci di coniugare l’attenzione di prossimità al quotidiano, alla forza di un pensiero di prospettiva sulla città. Sono elementi identitari che possono aiutare il Pd a vincere le sfide dei nuovi populismi, di essere sociali, aperti, di riuscire a incrociare i temi dello sviluppo con quelli della protezione sociale.
Del Bono e la sua squadra sono stati premiati perché hanno saputo comunicare ciò che hanno realizzato, arte che, evidentemente non è riuscita al Pd il 4 marzo. Perché?
“Gli errori delle politiche sono tutti nostri, non dei cittadini che non hanno saputo comprenderci. Abbiamo sbagliato a non rendere evidente sino in fondo lo sforzo che abbiamo profuso nella gestione del Paese dopo la pesantissima crisi di questi anni. Purtroppo abbiamo sbagliato anche alcune scelte di sostanza. Ci siamo illusi che la crescita generale macroeconomica del Paese portasse con se anche una diminuzione delle disuguaglianze. In realtà non è stato così. La crescita è stata importante, tanti settori sono tornati a correre, le condizioni generali sono migliorate, ma questi elementi non sono stati sufficienti per affrontare sino in fondo la questione sociale che continua a essere il cuore della questione italiana. È su questo che dovremo lavorare ancora molto.
Il risultato delle amministrative contribuisce a rendere un po’ più sereno il clima all’interno del Pd?
I risultati del 10 giugno e, speriamo, quelli dei ballottaggi del 24 giugno sono piccoli segnali, piccoli passi avanti che, però, non ci devono illudere. Sappiamo che abbiamo ancora tanto da fare. Certo, si tratta di risultati che ci dicono che il Pd e il centro sinistra ci sono ancora e che è possibile e doveroso lavorare per riorganizzare la nostra proposta politica, c’è una prospettiva su cui riorganizzarsi. Con altrettanta chiarezza, però, riconosco che il lavoro di ricostruzione che ci attende è ancora tanto. Dobbiamo restare con i piedi per terra. Siamo molto determinati e i segnali che arrivano da Brescia e da altre realtà sono sicuramente utili per il nostro cammino.