Lucà: dalla parte del cittadino
"Dalla tua parte" è lo slogan elettorale del candidato Alessandro Lucà. Ospite di "Un caffè con il candidato", ha elencato le caratteristiche del suo programma elettorale in studio con il direttore Luciano Zanardini e il collega Massimo Venturelli.
Nello slogan della campagna elettorale ha scelto “Dalla tua parte”. Che cosa intende?
È una scelta molto semplice, molto diretta. Lancio un messaggio alla cittadinanza per far capire che io, personalmente, e l’intera coalizione entriamo in Consiglio Comunale dalla parte del cittadino in ogni scelta che faremo in ambito amministrativo.
È un programma di 13 punti. Un aspetto che colpisce è l’attenzione ai bisogni della città. Secondo lei, oggi, Brescia non è attenta a quel divario sociale sempre più evidente?
Noi stiamo vivendo una campagna elettorale - mi permetto di dire da neofita, da chi sta vivendo per la prima volta un’esperienza elettorale così importante - un po’ imbarazzante. Tante le tematiche che stanno emergendo da parte dalle coalizioni principali, ma che vengono cavalcate senza farsi la domanda di chi ha amministrato negli ultimi 15 anni. Oggi si parla di ambiente, di sociale, ma quello che ho pensato io e che pensano anche i cittadini è che se parliamo di problematica ambientale dobbiamo anche pensare a chi ha fatto degli errori in questi anni.
A proposito di ambiente, in tutti i programmi c’è un’attenzione all’ambiente. Brescia però sconta alcune difficoltà da questo punto di vista…
La terra bresciana è una terra martoriata. Anche in provincia paghiamo il prezzo delle problematiche ambientali, anche se ovviamente in questa campagna elettorale c’è da concentrarsi sul Comune di Brescia. Paghiamo il sito Caffaro, paghiamo bonifiche non effettuate: non è vero quello che si dice perché sono state fatte bonifiche solo di emergenza. Altra cosa è la programmazione, cioè attivare un percorso per riportare la situazione ambientale a livelli di sufficienza. Oggi non siamo ancora arrivati a questo livello.
Tra gli obiettivi, zero emissioni nel 2030. Come pensate di arrivare a questo?
Abbiamo la fortuna di avere a sostegno le maggiori associazioni ambientaliste bresciane: per esempio, abbiamo dalla nostra parte Marino Ruzzenenti, colui che ha scoperchiato il tema Caffaro all’inizio degli anni 2000. Di conseguenza, abbiamo grosse responsabilità nei confronti di queste associazioni che aspettano e si aspettano dalla nostra coalizione degli interventi coraggiosi. È ovvio altrettanto che non si sta parlando di un pulsante che viene schiacciato e, dal giorno successivo, tutti i problemi sono stati risolti. È un percorso di scelte coraggiose in tutti gli ambiti che probabilmente dovrà durare 10 e 15 anni. Si parla di mobilità, di ambiente, di inceneritore e di A2A, di comunità energetiche… Insomma, il pacchetto è piuttosto ampio. Oggi veniamo da una situazione che evidenzia una mancanza di coraggio di scelte da parte dell’amministrazione, scelte che quindi oggi non possono permettere di garantire, soprattutto quando parlano di continuità con gli ultimi 10 anni.
Tra le proposte, termovalorizzatore e terza linea…
Anche in questo caso, non è una scelta che si può fare in un giorno. Non siamo incoscienti e impreparati. Sappiamo benissimo che l’inceneritore è collegato al teleriscaldamento, quindi ovviamente c’è un progetto da mettere in campo. Dobbiamo agire su più fronti. La raccolta differenziata e le rinnovabili sono sicuramente da aumentare, il discorso delle comunità energetiche è da portare fino alle periferie e alle nuove costruzioni edilizie… Arrivati ad un certo punto, si potrà pensare di spegnere la terza linea dell’inceneritore, che è stato creato per gestire inizialmente 150mila tonnellate di rifiuti bresciani: oggi, la situazione dei rifiuti che provengono da Brescia è invariata, siamo sempre su quest’ordine di tonnellate, ne utilizziamo circa 750mila. A questo punto l’Amministrazione ci spieghi qual è la volontà e l’interesse per la città. Se incenerisco 750mila tonnellate di rifiuti è evidente che sia diventato un business che porta dei profitti, quindi dei dividendi, grazie ai quali tra l’altro vengono azzerati dei conti in rosso del bilancio, che oggi si presentano come in attivo ma l'Amministrazione dovrebbe spiegare da dove provengono.
Faccio riferimento all’alleanza che sostiene la sua candidatura: M5S, Unione Popolare e Partito Comunista. Anime oggettivamente diverse, riunite da avversione a centro sinistra e destra che hanno governato la città, bisogna domandarsi se di fatto è un’alleanza progettuale o un semplice cartello elettorale per arrivare ad entrare in Consiglio Comunale…
È una novità anche a livello nazionale questa coalizione. Spiego semplicemente il percorso attuato. Io provengo dal Movimento 5 Stelle, o meglio dai meet up degli anni 2010-11, quando si era sentita l’esigenza di una cittadinanza attiva, che potesse trovarsi in laboratori per discutere di problematiche ma anche portare questioni e proposte all’amministrazione. Poi, non essendo state attuate questo tipo di proposte, i meet up sono diventati Movimento 5 Stelle. Io ho fatto un percorso all’interno, senza per altro mai entrare nella politica attiva dei palazzi. Ho quindi dedicato 5 anni della mia vita a questo percorso. Da questo punto di vista, avevo e ho rapporti con il Movimento Cinque Stelle. Ad un certo punto, con Unione Popolare in particolare, si è aperto un tavolo di lavoro e di confronto. Negli ultimi due anni, ho avuto la possibilità di conoscere molto bene Luigi De Magistris che è il leader nazionale di Unione Popolare e con lui ho cercato di capire se sul territorio locale si potesse attivare un percorso comune. In tutta onestà, non mi aspettavo fosse così semplice da attuare. Anche con il Partito Comunista abbiamo semplicemente confrontato quelli che erano i programmi stesi da ogni singola lista. Onestamente, abbiamo iniziato un po’ tardi e mi dispiace perché avremmo avuto molta più possibilità di far conoscere la nostra coalizione. Ci siamo incontrati per 20 giorni e più solo per parlare del programma. Abbiamo trovato una coesione totale sugli argomenti tanto che è stato naturale dare seguito a questi incontri. Aldilà del problema ambientalista e sociale, la coalizione ha aggiunto due temi fondamentali: uno è quello della legalità e antimafia, portato un po’ dalla mia esperienza personale ma non solo, in una terra colpita dalla ‘ndrangheta e dalla mafia su tutta la provincia; il secondo è la questione pace. I cittadini potrebbero pensare correttamente che il tema della pace come valore in sé non vada a toccare quelli che sono i valori e i servizi della quotidianità, ma per noi era importante presentarci alla cittadinanza con un ideale comune rispetto alla guerra in corso, che dimostra una volta in più che l’invio delle armi non ha risolto nulla. Tanto che anche grazie dell’intervento del presidente Conte abbiamo lanciato l’appello di Brescia capitale della pace.
A proposito di pace, si parla anche di Brescia denuclearizzata. Sappiamo quanto il rischio del nucleare aleggi sulle nostre teste e forse mai come oggi siamo vicini a quella soglia del non ritorno…
Delle testate nucleari presenti a Ghedi ne siamo a conoscenza tutti, solo che in periodi di pace e tranquillità ci voltiamo dall’altra parte e non pensiamo sia un pericolo effettivo. Poi dopo capita una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo in questo ultimo anno...
Parlate anche di mafia e dell’istituzione di una commissione antimafia. Il tema della mafia sembra sempre qualcosa di lontano. Lo ha ricordato anche lei, invece, in Lombardia le infiltrazioni mafiose sono molto forti. Lei sta girando nelle scuole con il suo ultimo libro che ha avuto anche una riproduzione teatrale…
Partiamo dal percorso personale fatto in questi anni. Nel 2018, ho cominciato a dedicarmi all’antimafia, principalmente girando per l’Italia, documentandomi, stando in contatto con le principali associazioni. Mi sono però accorto, interloquendo anche con i principali magistrati che si occupano di antimafia, che le risposte erano sempre molto simili: "Attenzione perché in questo momento la concentrazione è nel nord Italia". Quando si è toccato il tema Brescia, la cosa che mi sconvolse: durante un viaggio in Sicilia nel 2017, ci dissero molto chiaramente che i dati e le relazioni dell’antimafia portavano in questa direzione. La mafia stragista che uccide, non esiste più. Dobbiamo invece abituarci a pensare ad una mafia e 'nrangheta che investe dove è possibile possibile investire: nord d’Italia e Lombardia sono ovviamente appetibili. Se prima si pensava solo a droga, prostituzione, gioco d’azzardo, adesso si sono inserite le discariche, la gestione dei rifiuti, addirittura le energie rinnovabili (oggi la mafia investe nell’eolico), fino ad arrivare alle aziende. Il covid ha peggiorato nettamente questa situazione perché molte aziende si sono trovate in grossa difficoltà e sono state obbligate a rivolgersi a terzi per avere liquidità: così le organizzazioni criminali sono entrate nelle aziende acquisendone pian piano la proprietà. Noi abbiamo chiesto che questo tema fosse al centro dell’attenzione del dibattito elettorale: una richiesta che purtroppo non è stata accolta dalle altre coalizioni. Abbiamo cheuisto e chiederemo in Consiglio Comunale l’attivazione di una commissione antimafia. Tra l’altro, voglio ricordare che è stata potenziata la Dia, direzione investigativa antimafia: ciò vuol dire che abbiamo un problema. L’apertura della commissione antimafia permetterebbe l’apertura di sportelli con la possibilità di denunciare anche anonimamente...
Qual è o come sogna Brescia nel 2030 Alessandro Lucà?
Come mi immagino è difficile, anche perché dipende da chi amministrerà. Come sogno e come visione invece mi è molto chiara la città che vorrei vedere nel futuro. Il cittadino vuole la soluzione di problemi ambientali e sociali. "Brescia internazionale" significa, per quanto mi riguarda, attingere alle best practise internazionali, sistemi da portare nella nostra città. Io sogno una città a misura d’uomo, che mantenga la sua dimensione. Perché se investiamo ancora di più con grandi opere, di tav, di interventi che metterebbero ulteriormente in difficoltà un territorio già martoriato dal punto di vista ambientale e edilizio, non avremo più la possibilità di tornare indietro. A questo punto, manteniamo la possibilità di una città sostenibile, a misura d’uomo, accogliente, tra l’altro questa è la città della solidarietà per eccellenza, della cooperazione, dell’inclusione. Non lasciamo in mano la città a chi di inclusione ne capisce ben poco.
Credits foto: Serena campagnola