Lo sport per una vita ancora piena
Una mostra fotografica è l’occasione per parlare di un movimento che a Brescia è importante e che nella sua portata va oltre il momento agonistico
Le imprese sportive di Alex Zanardi, Bebe Vio e anche della bresciana Veronica Yoko Plebani sono patrimonio di tutti, così come patrimonio comune sono le immagini di Tardelli dopo il gol alla Germania nella finale dei mondiali del 1982 in Spagna, o di Buffon che alza al cielo la coppa dopo la vittoria a Berlino 2006. Sono patrimonio di tutti anche le immagini dei successi che molti atleti affetti da diverse forme di disabilità, certo meno famosi ma non meno determinati di quelli citati in apertura stanno mietendo da tempo.
Un patrimonio comune importante, che ha permesso di togliere non solo le “eccellenze” ma anche tutti il composito mondo della disabilità che vede nello sport non solo il momento della competizione agonistica, ma anche l’opportunità di un riscatto sociale, di una nuova cittadinanza. Da qualche giorno la Facoltà di Ingegneria di Brescia ospita la mostra fotografica “L’insuperabile è perfetto. Storie di atletica paralimpica”. Curata da Università degli Studi, Cus Brescia e Fispes propone ventisei immagini in bianco e nero realizzate da Marco Mantovani, fotografo ufficiale della Nazionale italiana paralimpica, che ritraggono gesta e vittorie di atleti paralimpici italiani.
Ritraggono i volti, gli occhi, la potenza pura, la posizione e le emozioni degli atleti e sollecitano l’immaginazione di chi guarda. Non si tratta più di ammirare un disabile che fa sport, ma la bellezza di un gesto atletico. Il limite è così superato, le barriere cadono “Una mostra – spiega Barbara Vistarini, dirigente sezione di Atletica leggera e settore paralimpico Cus Brescia – che diffonde i valori dello sport e le emozioni che lo sport sa regalare e che racconta la cultura sportiva di integrazione e di inclusione delle persone con disabilità”.
“Ospitando questo evento – ha sottolineato Alberto Arenghi, delegato del Rettore per le disabilità – l’Università ribadisce, anche attraverso il binomio cultura e sport, la sua sensibilità al mondo della disabilità”. “La mostra – ricorda Antonella Munaro, vicepresidente Fispes – è per noi una delle grandi possibilità per parlare alle persone con disabilità e promuovere la pratica sportiva. Essere presenti nel mondo accademico è un segnale importante perché è proprio dalla cultura e dalla formazione che il messaggio di inclusione ed integrazione si trasmette in modo più incisivo e arriva alle generazioni future”. C’è anche tn testimonial d’eccezione. “Sono rinato nel 2011 – conclude Oney Tapia, argento paralimpico e mondiale del lancio del peso categoria non vedenti – dopo l’incidente in cui ho perso la vista. Lo sport mi è stato di aiuto per scoprire le cose belle che avevo dentro e che ognuno di noi può trovare”.
La mostra ospitata in via Branze sino al 31 gennaio è la migliore testimonianza per raccontare a tutte le persone, non solo a quelle con disabilità, che la pratica sportiva aiuta a rinascere”. Un messaggio che in queste pagine arriva anche da altri “testimoni” bresciani che nella pratica sportiva, magari abbracciata dopo un incidente che ha portato alla disabilità o come risposta a una malattia o a un handicap congenito, hanno trovato una “ragione” per “vivere” ancora una vita piena, al di là di risultati e vittorie.