Le tombe per i bambini mai nati
Saulo Mafezzoni, medico e storico presidente del Movimento per la Vita-MpV bresciano, e FederVita Lombardia APS esprimono solidarietà alla donna bresciana che dichiara di avere trovato il suo cognome sulla tomba del figlio abortito e auspicano che venga chiarito al più presto se ci sia stata violazione della privacy, come sembra leggendo gli articoli sulla triste vicenda.
Contemporaneamente Mafezzoni smentisce categoricamente ogni coinvolgimento dell’associazione - scioltasi a marzo scorso confluendo nel Centro di aiuto alla Vita BS 2 - nella scelta dei nomi, dei cognomi, della loro apposizione sulle tombe e in ogni procedura relativa al ritiro delle salme o dei resti e del seppellimento.
“Noi facciamo solo la parte della preghiera, dell’accompagnamento, della vicinanza, dell’amicizia al bambino non nato e alle famiglie quando ci sono, al cimitero” spiega l’ex presidente. “L’intera procedura del seppellimento dei bambini non nati, che comprende il dare e lo scrivere il nome e cognome è a cura del Comune, dell’Ospedale e del Cimitero” continua Mafezzoni che chiarisce ulteriormente come il MpV non sappia nulla relativamente ai bambini e alle loro famiglie… chi sono, da dove vengono, se sono lì in seguito ad aborto spontaneo o volontario... Non sanno né nomi né tanto meno cognomi dati a questi bambini, sconosciuti al MpV.
“Il Cimitero ci avvisa quando avviene la sepoltura. Noi, i volontari che possono, andiamo a dire una preghiera, per il bambino, se è da solo, insieme alla famiglia se è accompagnato. Viene anche un sacerdote che dà una benedizione alla piccola salma”. Nomi, cognomi sulle croci “non li conosciamo”, ci sono già.
Tante volte spiega Mafezzoni insieme a noi ci sono musulmani, sikh, buddisti… che vengono a seppellire i loro figli non nati o nati morti, secondo i loro riti. “È bello vedere esponenti di varie religioni pregare insieme per le stesse persone, con le stesse intenzioni…è un importante esempio di integrazione in un momento di dolore” continua il medico.
Molte di queste tombe sono piene di fiori e di simboli, fa presente Saulo Mafezzoni, e una volontaria gli fa eco spiegando come tante famiglie presenti piangono e portano fiori a questi bambini e ringraziano questa associazione, che neppure conoscono, per la vicinanza.
“Abbiamo iniziato questa opera di misericordia negli anni ’90, perché nessuno andava a pregare su queste tombe per questi bambini” dice Mafezzoni che ritiene “molto positivo il fatto che un ente laico si premuri di seppellire anche i bambini non nati”. “Sono contento-aggiunge- che ci sia il Regolamento di Polizia Mortuaria e le varie normative perché significa che lo Stato laico è attento alle persone”.
“Nella cultura greca e romana, dalle quali deriva la nostra, il morire insepolti era una maledizione; penso che sia segno di rispetto e di civiltà che uno Stato si prenda cura della sepoltura anche di bambini nascituri, qualsiasi sia la causa della morte, a qualunque religione appartengano, che abbiano una famiglia o che siano da soli, che abbiano un nome o che siano senza nome. Perché il bambino concepito è uno di noi” afferma la dott.ssa Elisabetta Pittino, presidente di FederVita Lombardia -APS.
“Allo stesso modo chiediamo che venga rispettata la scelta dei genitori di non voler dare un nome al figlio, di non voler essere coinvolti nella sepoltura dello stesso” dichiarano Mafezzoni e Pittino che ritengono grave mettere il cognome dei genitori sulla tomba del bambino senza alcuna previa autorizzazione.