lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 23 feb 2018 12:19

La Pinacoteca ritrovata

Svelata alla città la "Tosio Martinengo" recuperata dopo 10 anni. Il palazzo riaprirà le sue porte al pubblico il 17 marzo. Il restauro nelle parole di Luigi Di Corato, direttore di Brescia Musei

A un mese esatto dall’attesissima riapertura della nuova Pinacoteca “Tosio Martinengo”, è stato presentato alla stampa il percorso espositivo che ha trovato, nella perfetta combinazione fra dipinti, decori e velluti un equilibrio di rara bellezza. Il palazzo riaprirà le sue porte il 17 marzo, dopo 10 anni di “assenza” durante i quali le opere, un tempo di casa fra le stanze nobiliari di piazza Moretto, sono state ospitate al Museo di Santa Giulia e al Museo Diocesano. Grazie a un restauro da 6,5 milioni di euro (di cui 1,5 sono stati erogati da Fondazione Cariplo), messi a bilancio dalla Loggia rimarcando la politica di valorizzazione del patrimonio perseguita in questi anni, Brescia può vantare la presenza di uno dei più moderni musei d’Europa, dove passato e presente si fondono in un perfetto rapporto simbiotico. Ne abbiamo parlato con Luigi Di Corato, Direttore di Brescia Musei.

Non sarà più la realtà che conoscevamo un tempo. Cosa rappresenterà la Pinacoteca per Brescia, pensandola, anche, inserita all’interno di un sistema culturale coordinato da varie realtà?

Sicuramente la Pinacoteca si è traformata in qualcosa di molto diverso. Non è più un contenitore, è il salotto buono della città. Senza piaggeria, possiamo dire di aver raggiunto l’obiettivo di coniugare le tecnologie più avanzate alla tradizione, a un approccio molto contemporaneo, attento all’idea della casa museo. I bresciani scopriranno di essere proprietari di capolavori d’inestimabile bellezza che per troppi anni non sono stati mostrati. I visitatori troveranno, inoltre, una vera e propria dimora principesca. Tutte le finestre sono state rigorosamente riaperte (prima erano tamponate da pareti di cartongesso) permettendo questo straordinario dialogo fra il museo e la città.

Come siete riusciti a coniugare il percorso espositivo e il restauro del Palazzo?

Il Comune di Brescia ha fatto un lavoro straordinario, non ci sono mezze misure per commentare l’importanza di quanto realizzato. È stato un piccolo miracolo – avvenuto in tempi brevissimi e con competenze specialistiche – che ha portato a un restauro attento, in cui il ruolo guida della Soprintendenza è stato di grande stimolo, aiuto e guida. Oggi, quindi, abbiamo un palazzo principesco, costruito nel Cinquecento, trasformato nel Seicento e poi nel Settecento, che ritorna al suo splendore. Il lavoro fatto dai miei predecessori, fin dagli inizi del Novecento, ha permesso di trasformare il palazzo in museo. Oggi possiamo ricollegarci a questa tradizione con il rispetto che si deve al passato attraverso una chiave di lettura adatta al presente. Volevamo un museo comprensibile, accessibile a tutti, che coniugasse i dipinti a quegli oggetti delle nostre collezioni esposti per brevissimo tempo in Santa Giulia. Adesso, invece, troveranno una collocazione stabile in dialogo con i dipinti. Mi riferisco alle oreficerie medioevali e del Rinascimento, penso agli avori e agli ori, a una magnifica collezione di vetro di Murano del Cinquecento. La Pinacoteca sarà il fiore all’occhiello della città, attenta alle innovazioni museali più importanti del Nord Europa, ma anche al fatto che l’arte deve sempre e comunque emozionare.


ROMANO GUATTA CALDINI 23 feb 2018 12:19