La pastorale dell'ascolto
Don Renato Baldussi, classe 1954 e originario della parrocchia di Cellatica, è il successore di don Umberto Dell’Aversana nella parrocchia di Cristo Re
Don Renato Baldussi è il nuovo parroco di Cristo Re in città. Classe 1954, ordinato nel 1980, è originario della parrocchia di Cellatica. Nel corso del suo ministero ha svolto i seguenti servizi: curato a Ospitaletto (1980-1987); curato alle Sante Capitanio e Gerosa (1987-1992); parroco di San Gallo (1992-2003); incaricato del volontariato laico missionario (1999-2003); parroco di Borgo San Giacomo dal 2003 e di Acqualunga dal 2004.
Sono molte e diverse le esperienze del suo ministero sacerdotale: per ognuna di queste esperienze cosa porta nel cuore?
Porto tanto affetto, innanzitutto per le persone che ho incontrato nelle comunità nelle quali mi sono inserito. Ho un bel ricordo di tutte le comunità. Provo un profondo senso di gratitudine: mi è stato data la gioia di partecipare alla ricchezza spirituale e umana delle comunità in cui sono stato. Una ricchezza che non è un bene generico, è concreto: mi è stata data amicizia, affetto, cordialità, condivisione e fraternità da tutte le persone che ho incontrato.
E adesso ritorna in città. Dopo una esperienza nella Bassa che l’ha portata a confrontarsi anche con la realtà di altre culture religiose.
Noi abbiamo nella Bassa una presenza numerosa di indiani Sikh. Loro hanno un Tempio a Borgo San Giacomo dove si ritrovano i Sikh di tutta la zona: c’è sempre molta gente. Ogni anno fanno una processione per le vie del paese. Abbiamo collaborato, organizzato una conferenza insieme, e cercato di coinvolgere la loro comunità nell’organizzare iniziative. Certo, è stata una prima esperienza, abbiamo lanciato messaggi positivi, adesso starà al mio successore continuare.
Dal punto di vista pastorale, su quali elementi ha concentrato l’attenzione in questi anni di ministero?
Sulla questione dei giovani e dei ragazzi, degli ammalati e degli anziani. Mi sono dedicato a loro, entrando nelle famiglie, nelle case, benedicendole, e soprattutto ascoltando. L’ascolto oggi è la questione più importante, fondamentale. Ho impostato la pastorale dell’ascolto girando in bicicletta le strade e le piazze, entrando nei bar, non solo in quello dell’oratorio, ma entrando in tutti i bar del paese, perché è lì che si incontra la gente. Persone spesso lontane dalla Chiesa, che hanno bisogno di un sorriso, di una parola, di amicizia, di cordialità.
Ora arriva la nuova esperienza in un contesto diverso da quello della Bassa. In città, ma all’interno di un borgo che ha una sua identità.
Cristo Re è una parrocchia particolare che ha una sua storia, che è quella di un borgo che ha un po’ “del paese”. Anche qui cercherò di incentrare la mia pastorale sull’incontro, entrando nelle case, cercando le persone. Sarò io a cercare loro, non loro a cercare me. Girando anche qui in bicicletta le vie del quartiere, chiacchierando con chi incontrerò, creando un clima di simpatia, di cordialità, che mi pare sia sempre vincente. Nei confronti del parroco, in tante realtà c’è un clima di distacco, lontananza, non c’è confidenza, quasi che il prete sia lontano dai problemi della gente. Mentre invece il prete è molto presente, vicino a chi vive problemi. Girando nelle case vedo che in ogni famiglia ci sono croci, problemi e difficoltà. La presenza del sacerdote è sempre molto importante.
Don Renato ha diverse lauree: in pedagogia, in lettere moderne e in diritto internazionale. Quanto le sono servite queste esperienze universitarie per affrontare il sacerdozio?
Il mondo universitario mi ha aperto molti orizzonti. E poi la cultura è importante, anche se non c’è bisogno di andare a fare elucubrazioni filosofiche, la cultura e la formazione personale sono fondamentali. Da un sacco vuoto, non esce fuori niente, bisogna continuare a riempire il proprio sacco. La cultura mi ha permesso di confrontarmi con il mondo e mi serve per dare sempre qualcosa di più alle persone che incontro.