La notte del discepolo ammutolito
“Sentiamo il peso del silenzio davanti alla morte del Signore, un silenzio in cui ognuno di noi può riconoscersi e che cala profondo nelle fenditure del cuore del discepolo che dinanzi alla croce rimane senza parole”. Con queste parole il Papa ha cominciato l’omelia della Veglia pasquale
“Sentiamo il peso del silenzio davanti alla morte del Signore, un silenzio in cui ognuno di noi può riconoscersi e che cala profondo nelle fenditure del cuore del discepolo che dinanzi alla croce rimane senza parole”. Con queste parole il Papa ha cominciato l’omelia della Veglia pasquale, presieduta questa sera nella basilica di San Pietro. “Sono le ore del discepolo ammutolito di fronte al dolore generato dalla morte di Gesù”, ha commentato Francesco, riguardo all’atteggiamento del discepolo “che rimane senza parole prendendo coscienza delle proprie reazioni durante le ore cruciali della vita del Signore”. “Di fronte all’ingiustizia che ha condannato il Maestro, i discepoli hanno fatto silenzio”, ha osservato il Papa: “Di fronte alle calunnie e alla falsa testimonianza subite dal Maestro, i discepoli hanno taciuto. Durante le ore difficili e dolorose della Passione, i discepoli hanno sperimentato in modo drammatico la loro incapacità di rischiare e di parlare in favore del Maestro; di più, lo hanno rinnegato, si sono nascosti, sono fuggiti, sono stati zitti”.
Il Sabato Santo, per Francesco, “è la notte del silenzio del discepolo che si trova intirizzito e paralizzato, senza sapere dove andare di fronte a tante situazioni dolorose che lo opprimono e lo circondano. E’ il discepolo di oggi, ammutolito davanti a una realtà che gli si impone facendogli sentire e, ciò che è peggio, credere che non si può fare nulla per vincere tante ingiustizie che vivono nella loro carne tanti nostri fratelli. E’ il discepolo frastornato perché immerso in una routine schiacciante che lo priva della memoria, fa tacere la speranza e lo abitua al ‘si è fatto sempre così’. E’ il discepolo ammutolito e ottenebrato che finisce per abituarsi e considerare normale l’espressione di Caifa: ‘Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!'”.