La lotta contro l'Alzheimer
Il 21 settembre è stata celebrata, come ogni anno, la giornata mondiale dell’Alzheimer. La malattia di Alzheimer, una delle cause più comuni di demenza, è caratterizzata dall'accumulo cerebrale progressivo di aggregati del peptide beta amiloide (Abeta); tali modifiche a livello cerebrale si riflettono in livelli ridotti del peptide Abeta nel liquido cerebrospinale.
In un lavoro recentemente pubblicato sulla rivista Frontiers in Neuroscience un gruppo di ricercatori dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano e la Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, hanno messo a punto un nuovo saggio di spettrometria di massa per l’identificazione ed il dosaggio di diverse forme del peptide beta amiloide nel liquido cerebrospinale di pazienti con Malattia di Alzheimer.
Come spiega la dottoressa Luisa Benussi del Laboratorio Marcatori Molecolari del Fatebenefratelli, “tale metodo permette di quantificare, in maniera rapida e semplificata rispetto agli altri metodi che si basano sulla stessa tecnologia, 19 forme di Abeta, compresi alcuni frammenti troncati nella parte iniziale e con piroglutammato, mai dosati prima nel liquido cerebrospinale. Sono state, inoltre, identificate e quantificate forme di Abeta mai descritte in precedenza: quattro frammenti legati al rame e due frammenti con aggiunta di fosfato, che risultano essere tra le forme più abbondanti nel liquido cerebrospinale”.
Il saggio, applicato in uno studio pilota su liquido cerebrospinale di pazienti Alzheimer, soggetti con lievi disturbi di memoria e soggetti senza oggettivi disturbi di memoria come gruppo controllo, ha evidenziato un’alterazione del livello di cinque frammenti di Abeta, sia nella fase precoce che nella fase conclamata di Alzheimer, oltre a confermare la riduzione del livello di Abeta1-42. Sebbene sia necessario condurre ulteriori studi per validare questi risultati, questo metodo potrebbe rappresentare un potenziale strumento per la stratificazione dei pazienti ed il monitoraggio della terapia, in particolare in pazienti in trattamento con farmaci “anti-Abeta”, specialmente se diretti contro frammenti modificati di Abeta.
Le nuove forme di Abeta, indentificate nel liquido cerebrospinale per la prima volta grazie a questo saggio, potrebbero rappresentare un potenziale nuovo target terapeutico.