La lotta ai cambiamenti climatici parte dalla casa
Brescia attiva: indispensabile correggere il fattore di conversione in energia primaria del teleriscaldamento e rendere brescia carbon free
Le case dei bresciani potrebbero essere parte fondamentale della soluzione alla lotta ai cambiamenti climatici, all’inquinamento dell’aria e al caro bollette. La qualità del patrimonio edilizio oggi è davvero scarsa. I fabbricati sono veramente energivori mentre ormai sono disponibili tecnologie per ridurre e quasi azzerare il fabbisogno di energia degli immobili. Senza intervenire sull’edilizia e senza investire pesantemente sulla riduzione dei consumi energetici sarà difficile riuscire a realizzare gli obiettivi climatici e a superare la pratica dei sussidi a pioggia che non aiutano ad affrontare la piaga della povertà energetica.
Lungi dal rappresentare una nuova tassa patrimoniale o un’altra prova di un’Unione Europea matrigna, la nuova direttiva Epbd, sulle prestazioni energetiche degli edifici, mira a definire una strategia di azione comune per agire sulla riduzione della fabbisogno di energia con adeguate regole, risorse e investimenti.
Purtroppo a Brescia la direttiva rischia di non trovare applicazione poiché la certificazione energetica degli edifici collegati alla rete del teleriscaldamento è falsata dal bassissimo fattore di conversione dichiarato da A2A. Risultato? Le case bresciane risultano certificabili in classi superiori alla D pur consumando quanto una di classe G.
Il 70 % degli immobili di Brescia sono alimentati dalla rete di teleriscaldamento A2A. per tutti questi fabbricati negli ultimi 2 anni (dal luglio 2020) sono stati emessi circa 3500 certificazioni energetiche all’anno, tutte con assegnazione di una classe energetica superiore alla B perché, nei fatti, il fattore di conversione dichiarato dal A2A riduce drasticamente, sulla carta, il fabbisogno di energia da fonte non rinnovabile.
Una stortura tutta bresciana che Brescia Attiva sollecita di correggere urgentemente per evitare di lasciare il settore immobiliare in un limbo di incertezza, contenere la povertà energetica e permettere a tutta la cittadinanza di accedere facilmente agli incentivi che sicuramente dovranno essere previsti per questo tipo d’intervento.
In più dal 2026 ogni tonnellata di CO2 prodotta dagli impianti di combustione rifiuti dovrà essere pagata, e ad oggi siamo vicini ai 100 euro a tonnellata. Significa che vanno pensate strategie il prima possibile. Un piano per la graduale riduzione delle emissioni e il raggiungimento della neutralità carbonica è la proposta centrale del programma di Brescia Attiva.
“Quasi il 40% delle nostre emissioni vengono attualmente dagli edifici. È impossibile pensare di raggiungere la riduzione di emissioni e di inquinamento se non si avvia un sistematico recupero energetico dei fabbricati. Per fare questo, in generale, serve una politica di incentivi che consenta d’intervenire soprattutto sui condomini ed è indispensabile rimuovere gli ostacoli burocratici che ritardino l’esecuzione dei lavori. Ricordiamo ad esempio che a Brescia è stato impedito a moltissime famiglie di accedere al superbonus 110% a causa del fattore di conversione del teleriscaldamento troppo basso. Servono misure concrete per investire in energia efficiente, pulita ed equa. Mettere in atto politiche attive contro gli effetti del cambiamento climatico significa rendere più sicura la città e garantire un’alta qualità della vita delle persone” concludono i portavoce di Brescia Attiva Giovanni Mori e Valentina Gastaldi.
Le principali azioni proposte da Brescia Attiva riguardano: l’istituzione di un Servizio Energetico Comunale: con lo scopo di sovrintendere a tutte le attività necessarie a garantire l’attuazione dell’obiettivo di ridurre il fabbisogno di energia della città e produrre energia da fonti rinnovabili; la creazione di una comunità Energetica per ogni quartiere: attuare le comunità energetiche in ogni quartiere; l’invito al comparto artigianale e industriale della città ad adottare misure di risparmio energetico e all’autoproduzione di energia, installando quanti più impianti di produzione di energia rinnovabile possibili in zone industriali; la riduzione della combustione dei rifiuti al fabbisogno di calore per la rete cittadina del teleriscaldamento; azioni per il miglioramento della qualità delle caldaie cittadine con il potenziamento dei controlli da parte degli uffici comunali del rispetto dei limiti di emissioni di particolato e l’inquinamento locale e spingendo dov’è possibile per l’adozione di pompe di calore in alternativa alle caldaie a gas.