La Fism alza la voce
A Flero, Sonico, Vobarno, Verolanuova e Orzinuovi a settembre verranno aperte delle nuove sezioni delle materne statali. La legge, però, prevede che non è possibile se le scuole paritarie sono in grado di coprire l’offerta formativa. L'intervista al presidente Massimo Pesenti
Da più parti si fa riferimento alla parità scolastica, ma poi le intenzioni si scontrano con le scelte quotidiane. A Flero, Sonico, Vobarno, Verolanuova e Orzinuovi a settembre, ad esempio, verranno aperte delle nuove sezioni delle scuole materne statali. E questo in barba alla legislazione vigente.
La scuola paritaria secolare di Sonico, ad esempio, sarà costretta a chiudere. Il risultato è quello di un impoverimento del territorio, della nostra storia e della nostra tradizione educativa. Per la Fism di Brescia, guidata dal suo presidente Massimo Pesenti, si tratta di una doccia fredda: “Non sono stati seguiti l’iter e le procedure in maniera corretta. Si possono aprire nuove sezioni di scuola statale – spiega Pesenti – laddove non sono presenti altre scuole, comprese quelle paritarie. E soprattutto dove le scuole paritarie non sono in grado di dare una risposta alle richieste delle famiglie. In pratica, solo se ci sono tante famiglie che non trovano posto, è possibile aprire una nuova scuola. Questo è previsto già dalla legge di istituzione della materna statale del 1968 ed è stato confermato ulteriormente a livello regionale”. Il primo errore dell’Ufficio scolastico territoriale è di metodo. “A settembre apriranno cinque nuove sezioni in cinque Comuni dove le scuole dell’infanzia paritaria potrebbero tranquillamente rispondere alla richiesta di offerta formativa da parte delle famiglie”. Poi c’è un errore sostanziale. “Queste nuove scuole rischiano di mettere ancora più in difficoltà le paritarie. È certificato dal Miur che una scuola statale costa fino a 10 volte di più di una paritaria. Mi pare una scelta azzardata”.
Quando parliamo del mondo Fism bresciano, che ha di recente festeggiato i 50 anni di attività, facciamo riferimento a 256 realtà inserite in maniera radicale sul territorio. Sono frequentate da 20mila bambini. Delle 256 scuole, più della metà operano da più di 100 anni. Alcune, ma l’elenco sarebbe lungo, vivono anche un momento molto positivo. Si pensi, ad esempio, alla Scuola di Rodengo Saiano che, nonostante il calo demografico, apre una sezione aggiuntiva o a quelle di Vobarno o di Provaglio d’Iseo. “Nonostante le difficoltà, le comunità si sono sempre attrezzate per garantire un servizio fondamentale per le famiglie. Sono scuole che godono di buona salute dal punto di vista della qualità del servizio (insegnanti appassionate, investimenti…)”. Ci sono strutture custodite dalla comunità grazie agli insegnanti, ai familiari, ai volontari dell’oratorio e agli alpini.
Oggi contano molto sul volontariato, ma sarebbe auspicabile un investimento più strutturale da parte delle istituzioni. “Ci sono tante amministrazioni comunali attente perché capiscono l’importanza del servizio, altre, invece, non riescono a cogliere l’importanza di questa presenza.
Le scuole paritarie – conclude Pesenti – rappresentano più dei 2/3 delle scuole presenti, in pratica se non ci fossero, non sarebbe neppure garantito il servizio. La presenza di queste scuole costituisce un risparmio per la collettività”. È bene ricordare che, a fronte di una retta concordata con il Comune, ogni singola scuola paritaria deve fare i conti con tutte le spese che le competono, su tutte quelle relative al personale.