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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 09 nov 2018 15:37

La conoscenza come antidoto al populismo

Presentata nella sala Morstabilini del Centro pastorale Paolo VI la 13a edizione della Scuola San Benedetto. Tra i relatori, introdotti dal presidente Tarantini, Nicolai, Violante, Fontana e Vittadini. Iscrizioni aperte sul sito www.fondazionesanbenedetto.it

Da oltre un decennio, a Brescia, c’è una realtà che si è fatta carico del grave deficit di cultura e di competenze in ambito sociale, politico e amministrativo.  Non ha bisogno di presentazioni “La Scuola San Benedetto per la formazione politica”, giunta quest’anno alla sua 13esima edizione e che ha per titolo “Conoscere per decidere”. 

Quest’anno la Fondazione “rilancia” la sua offerta, entrando a far parte di un network che, oltre a Brescia, vede coinvolte altre 9 città: (Avellino, Bologna, Catania, Lamezia, Milano, Padova, Roma, Torino e Treviso). I posti sono limitati (50) e le iscrizioni possono essere effettuate all’indirizzo www.fondazionesanbenedetto.it.

Una simile realtà non poteva che avere dei padri nobili e il presidente Graziano Tarantini li ha ricordati tutti: da Luigi Lucchini, ex presidente di Confindustria e di Aib, al piamartino padre Umberto Scotuzzi, dall’imprenditore Enrico Consoli sino ad Attilio Camozzi, fondatore dell'omonima multinazionale; tutti uniti nello spronare Tarantini ad occuparsi dei giovani e della loro formazione. “La San Benedetto – ha sottolineato il Presidente –  è nata nel 2005 per far fronte all’emergenza educativa, un tema sul quale, più volte, si era soffermato don Giussani. Proprio nel 1977 la casa editrice Jaca Book pubblicava ‘ Il rischio educativo’ del sacerdote di Desio. Un tema poi ripreso da Benedetto XVI”. Un pensiero speciale Tarantini lo ha riservato a Giuseppe Camadini che “mi ricordò – sono parole del Presidente - come mons. Montini, sia in veste di responsabile della Fuci sia nel periodo alla segreteria di Stato, si occupasse in modo silente della formazione giuridica, economica…Da quella Scuola nacque un miracolo, la nostra Carta Costituzionale, frutto di un compromesso tra forze dalle diverse idealità”.

Dall’anno della fondazione della Scuola San Benedetto a oggi il mondo è totalmente cambiato ma “già 13 anni di storia danno la misura dell’interesse” che la realtà formativa ha suscitato. Hanno portato il loro contributo - nel corso degli anni, a fronte di una platea di 1270 iscritti -  50 docenti e 80 tra professionisti e testimonial. “I numeri, però – è la convinzione del direttore scientifico Marco Nicolai – non esprimono la dimensione qualitativa della nostra proposta. Tra giudici costituzionali, ministri, sindaci, economisti e giornalisti nelle nostre aule a tenere lezione, siamo stati catalizzatori di un dibattito molto libero”.

Stando ai dati Istat, le persone che si occupano a vario titolo di politica sono circa il 63%. “C’è un popolo silente – ha chiosato Nicolai – appassionato al tema della politica. Un popolo che vuole dimostrare come la politica, occupandosi della vita, sia un’attività nobile”. Del resto, per Paolo VI, figlio della terra che ha visto nascere la San Benedetto, la politica era “la più alta forma di carità”.

Della pericolosità della comunicazione in questa fase storica ha parlato il governatore Attilio Fontana: “Purtroppo la comunicazione web si ferma al titolo, non si ferma mai all’approfondimento. Una notizia è difficilmente smentibile. Quando tutto questo entra nel gioco politico c’è da aver paura”.Contro le derive populiste, l’unica arma è la conoscenza, anche degli altri, nell’ottica di un compromesso tra le forze moderate. Ne è convinto Luciano Violante, presidente italiadecide - Associazione di ricerca per la qualità delle politiche pubbliche: “Le diversità di pensiero devono incontrarsi, trovare dei punti di contatto”. Sulla stessa linea Giorgio Vittadini,  presidente Fondazione per la Sussidiarietà che, riprendendo il titolo della proposta formativa di quest’anno, sostiene: “Non conoscere vuol dire banalizzare e far credere alla gente che è tutto semplice. Oggi stiamo assistendo a questo. Siamo in una situazione drammatica, come nel ‘45”. Oggi come allora, il Paese ha bisogno di un compromesso. E' questo l'ultimo messaggio lanciato da Vittadini alla platea.

ROMANO GUATTA CALDINI 09 nov 2018 15:37