La città accoglie il presidente Mattarella
Prende il via alle 10.30, con l'omaggio alle vittime della strage di piazza Loggia, la visita del Capo dello Stato a Brescia per ricordare l'amico Mino Martinazzoli . In Palazzo di Giustizia e al grande i momenti ufficiali. Nel pomeriggio le visite private in Santa Giulia, all'Irccs San Giovanni di Dio e all'Istituto Paolo VI. Tino Bino ricorda il legamne tra i due uomini politici
A sedici anni dall'ultima visita (Carlo Azeglio Ciampi nel 2000) Brescia torna ad accogliere un Presidente della Repubblica. Lo fa oggi, con la presenza di Sergio Mattarella, in città per ricordare Mino Martinazzoli a cinque anni dalla morte. Dopo l'omaggio alle vittime di piazza della Loggia alle 10.30, il passaggio al Palazzo di Giustizia per lo scoprimento di un busto, alle 11.30 al Teatro Grande la commemorazione ufficiale del politico bresciano. La giornata del presidente Mattarella si completa nel pomeriggio con le visite private in Santa Giulia, all'Irccs San Giovanni di Dio e all'Istituto Paolo VI di Concesio. È Tino Bino a ricordare, di seguito, i legami e le ragioni dell'amicizia, le affinità elettive tra Mattarella e Martinazzoli.
"Lo stile dei due è la fedeltà alle amicizie. Che è, per entrambi, la manifestazione di sentimenti discreti,di ritrosia e
riserbo nei comportamenti,di primato delle idee. Mino
amava le conversazioni a
due,quando è possibile condividere o
confrontare accenti di verità, quando è
più facile una sincerità di convinzioni,una intimità di pensieri.
Sarà il presidente Mattarella, che martedì prossimo verrà
a Brescia per ricordare i cinque
anni dalla morte di Martinazzoli ,a rendere pubblici,se lo vorrà,ricordi personali e
le affinità profonde
dei rapporti politici. Qui ne
possiamo ricordare ,partendo dalla fine,la tappe pubbliche più significative. Quando
Mino nel 1992 divenne ultimo segretario della D.C. nominò Sergio
Mattarella direttore del Popolo,il
quotidiano del partito,la voce autorevole della segreteria. E quando Mino
chiuse la D.C. per dare vita al Partito Popolare , Mattarella fu uno dei
primi firmatari del progetto. In quell’anno, il1994, Mino non si
presentò nelle liste del nuovo partito. Si presentò Sergio Mattarella che in
nome del Partito Popolare fu eletto e continuerà poi, con l’Ulivo e la Margherita e
il Partito Democratico la vita parlamentare
fino al 2008. Al contrario, Martinazzoli si dimetterà
dal Partito Popolare e si collocherà
in una posizione laterale alla
vicende nazionali,,continuando certo con Mattarella un rapporto personale
di stima ,ma chiudendo un tratto di strada che,negli
anni che corrono dal 1983 al 1994 era stato
di una straordinaria contiguità politica,di
stima consolidata e di amicizia
profonda.
Nel 1983 entrambi vengono eletti alla Camera dei deputati. Mino era già stato senatore per due legislature,Mattarella è alla sua prima esperienza romana. Mino ha esattamente dieci anni in più di Sergio. Ed è già una personalità affermata sulle scena politica. I suo interventi in Senato ( martedì verranno anche presentati gli atti parlamentari che raccolgono tutti i suoi discorsi nelle aule romane) sono già mitologia della letteratura politica. E Sergio Mattarella che, con il fratello PierSanti, ucciso dalla mafia, militava in quella corrente di pensiero che sta a cavallo fra la sinistra di De Mita e quella di Moro, subirà da subito il fascino del pensiero martinazzoliano e della sua autorevolezza parlamentare e intellettuale. In quell’anno,1983 Martinazzoli assume l’incarico di ministro della giustizia nel governo Craxi. Vi rimarrà tre anni esatti trovando con Mattarella molte occasioni di confronto e di collaborazione. Entrambi sono avvocati,entrambi giuristi,entrambi con una idea precisa dello Stato democratico, e del primato della libertà e della giustizia. Entrambi nutriti della cultura del cattolicesimo liberale e del personalismo comunitario. Ed entrambi torneranno in parlamento nelle elezioni del 1997. Ed entrambi si troveranno insieme nel governo Andreotti del 1989,l’uno, Martinazzoli, ministro della difesa;l’altro, Sergio Mattarella, ministro della pubblica istruzione. Ed ancora insieme ,si dimetteranno dal governo, ( con Misasi, Mannino, Fracanzani), contrari alla approvazione della legge Mammì sulle frequenze televisive. La vita politica li riunirà di nuovo sulla esigenza di un cambio di passo e di stile dopo tangentopoli,sulla necessità di chiudere l’esperienza democristiana per tornare alle origini sturziane del partito popolare. Martinazzoli e Mattarella vivranno insieme l’ultimo tormentato anno di vita della D.C. e i fervidi mesi di gestazione del Patito Popolare.
Poi le loro strade si
avvieranno su sentieri diversi.
Mino diverrà un “ apolide” della politica- Sergio
Mattarella sarà,fino alla imprevista
nomina a presidente della Repubblica, il simbolo della resistenza
di una lunga storia . Entrambi ,su fronti diversi,saranno
intransigenti nell’impegno di tenere viva l’identità della cultura politica
dei cattolici che ha le fondamenta nella laicità dello stato, nell’universalità
dei valori cristiani,nella ineludibile responsabilità individuale. Quella
fonte,per merito di entrambi,non si è
inaridita, sopravvivendo alle forti dinamiche
di disintegrazione nel prevalere di una
società “ liquida”, di superficie, che è l’'in sé' della nostra contemporaneità".