La Casa di Tre Bottoni festeggia un anno
La Casa di Tre Bottoni ha aperto le sue porte da poco più di un anno e le richieste di accoglienza arrivate sono state più di cinquanta. Il 7 febbraio, Fondazione Azimut, il Calabrone, don Manenti e altri protagonisti hanno raccontato com'è stato creato il progetto e in che modo lo stanno portando avanti
Accogliere gli altri rende sempre più grande il cuore.
Venerdì 7 febbraio, la Casa di Tre Bottoni ha aperto le sue porte ai microfoni della Voce, raccontandosi attraverso coloro che hanno fondato il progetto “Accogliere il Territorio”, ma anche attraverso chi ne sta beneficiando tutt’ora. La Casa di Tre Bottoni è un edificio adiacente l’oratorio di San Giovanna Antida di Torricella ed è una casaaccogliente. Non lo è soltanto per il calore e il profumo che si sentono tra le sue mura, ma lo è anche perché lo scopo di questo alloggio è quello di accogliere coloro che stanno attraversando un periodo complicato della loro vita ed hanno bisogno di vivere in un posto sicuro, ma con molta indipendenza. “Lo scopo non è solo quello di accogliere – ha detto Piero Zanelli del Calabrone – ma anche quello di portare chi vive in questa casa a trovare una propria autonomia, per poi volare nel mondo”. Le persone che vivono, e hanno vissuto, nella Casa di Tre Bottoni provengono da background diversi. “Da quando abbiamo aperto – ha detto l’educatrice Agnese Bolentini – abbiamo accolto persone in difficoltà come padri e madri single che non avevano un luogo dove andare, oppure persone che avevano completato il percorso di riabilitazione terapeutica, o ancora ragazzi giovani che avevano bisogno di un supporto per poter mantenere il loro lavoro e potersi costruire un futuro”. Il nome della casa è stato preso da un racconto di Gianni Rodari, in cui il falegname Tre Bottoni costruisce una casa con le ruote e, quando qualcuno bussa alla sua porta, lui l’accoglie e fa spazio. Il concetto è quindi questo: creare un ambiente accogliente, che dia la giusta dose di autonomia ed indipendenza e che porti gli inquilini della casa a camminare da soli.
Il progetto è nato grazie alla collaborazione di tre realtà: Fondazione Azimut, il Calabrone e, ovviamente, l’oratorio di Torricella. Molti sono i protagonisti della fondazione, come Angelo Abrami, Paolo Sandri, Antonietta Cattina e don Francesco Bertoglio, che ora è stato sostituito dall’entusiasta e cordiale don Roberto Manenti. La bellezza di quest’incontro è da ricercare anche nell’intervento di uno degli inquilini della Casa di Tre Bottoni. “Ho la possibilità – ha detto uno degli abitanti della Casa – di vedermi dall’esterno e di avere la speranza di potercela fare. Senza questo momento di stop e di riflessione, non ce l’avrei mai fatta”. Una realtà tutta da scoprire, con le attività teatrali di maggio e di settembre 2020 e l’obiettivo di aprire le finestre verso il vicinato, per farsi conoscere e creare un rapporto anche con chi vive attorno alla Casa di Tre Bottoni. E, come ha scritto Gianni Rodari, “si vede che questa casa l’avete fatta col cuore”.