L'Unicef ricorda Lodovico Montini
“Il diritto dell’uomo non consiste nell’essere oggetto di qualche atto di beneficenza, di qualche intervento di assistenza: il bambino che è portatore di tutti i bisogni è oggetto di tutte le nostre cure, di tutte le nostre attenzioni. Bisogna rovesciare completamente la concezione e dire: non è qualcuno che riceve, è qualcuno che ha diritto di ricevere”. Un cambio totale di paradigma quello espresso in queste parole dal bresciano Lodovico Montini, intervenuto nel 1970, in occasione della conferenza del Lions Club Roma Palatinum dedicato all’UNICEF per l’assistenza all’infanzia nel mondo. Un concetto nuovo, come molte furono le innovazioni che Montini portò in tutto il modello di cooperazione, prima da presidente della delegazione italiana dell’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) nell’immediato secondo dopoguerra, poi come presidente dell’Amministrazione per le attività assistenziali italiane ed internazionali (AAII), e, quindi, da primo presidente dell’UNICEF Italia. Proprio i 50 anni del Comitato Italiano per l’UNICEF sono stati l’occasione per riscoprire il pensiero e la figura di Lodovico Montini, anche per azione del Comitato provinciale di Brescia per l’UNICEF, guidato da Gianfranco Missiaia. “In occasione dei 50 anni - spiega - abbiamo voluto approfondire il ruolo di Lodovico Montini nella nascita del Comitato italiano. Sapevamo che era stato il primo presidente, ma in realtà è emerso molto di più dai documenti, lettere, giornali, molti dei quali forniti dalla famiglia Montini, in particolare dalla nipote Chiara e dal figlio Fausto”.
Montini, infatti, ha contribuito all’adesione dell’Italia all’UNICEF, alla nascita del Comitato italiano per l’UNICEF e al prolungamento stesso dell’UNICEF, la cui esperienza si sarebbe dovuta esaurire con il risollevamento dallo stato di povertà dei Paesi europei coinvolti nella Seconda Guerra Mondiale. Non solo: ha dato un’impronta più moderna al concetto stesso di assistenza, svoltando dalla sola attività caritativa ad un’azione più complessa, basata sulla formazione, sulla collaborazione con gli enti locali, sui dati scientifici. Cambia anche il paradigma dell’assistenza. “Il bambino per noi - scrive Montini - ha rappresentato il modello di come si assiste, è diventato il nucleo fondamentale che ci indica che cosa si deve fare affinché l’assistenza venga compiuta senza umiliare l’assistito”. Muovendo da questo presupposto, il diritto dovere all’assistenza diventa anche una funzione nuova che lega lo Stato ai cittadini, concetto che entra anche nella Costituzione. Con Montini cambia anche la concezione del bambino come destinatario di sostegno. “Non si possono fare interventi sanitari separati da interventi educativi; intorno al bambino, se voi pensate alla sua crescita, voi vedete come è necessario far crescere tutto globalmente”.
Montini evidenzia, in particolare, che “la malattia, la deficienza, il subnormalismo è un elemento eccezionale, la realtà è la promozione della sua personalità in quanto tale”. In questo solco si inserisce, ad esempio, la diffusione delle mense nelle scuole, nonché gli aiuti dall’UNICEF per realizzare Centrali del latte in tutta Italia, sulla scia della Centrale del latte di Brescia e di Milano e del Piano latte di Firenze. In particolare, la ricerca di una migliore nutrizione porta anche ad applicare una tabella dietetica nelle mense scolastiche, specialmente per i bambini da 6 a 12 anni: “Creavamo i presupposti dell’uomo italiano moderno”, dice Montini.
Una figura centrale, a cui anche il Comitato italiano per l’UNICEF ha dedicato ampio spazio nell’ambito dell’assemblea organizzativa dei presidenti, che si è svolta a Roma dal 14 al 16 giugno. Nella serata del 14, il direttore generale dell’UNICEF, Paolo Rozera, accompagnato sul palco dal presidente bresciano Missiaia, ha raccontato i momenti salienti della storia di Montini ed ha intervistato Fausto Montini, figlio di Lodovico, che ha tratteggiato la figura del padre.
“Il suo impegno ha segnato un profondo cambiamento nel mondo di intendere l’assistenza sociale in Italia e ha portato a una svolta anche nell’impegno del Paese nell’ambito della cooperazione internazionale”, si legge nella rivista “PASSIONE IN AZIONE - 50 anni di attività dell’UNICEF Italia per le bambine e i bambini nelle crisi umanitarie”, pubblicata in occasione dei 50 anni. “L’Italia, nel secondo dopoguerra, è stato il Paese che ha più beneficiato degli aiuti dell’UNICEF, che hanno contribuito ad avviare quello che sarebbe stato il boom economico, Siamo orgogliosi di aver ridato visibilità ad una figura che, partita da Brescia, ha di fatto contribuito allo sviluppo del Paese e che ha dato una visione più ampia, internazionale e globale alle politiche per la tutela dell’infanzia, in Italia e nel mondo”.