L’Avis sale in cattedra per aiutare il prossimo
Dall’inizio dell’anno sono già 10mila i ragazzi delle scuole bresciane, dalle elementari alle superiori, incontrati dall’Avis, grazie all’impegno della Commissione Scuola. “E, viste le crescenti richieste di nostri interventi, entro giugno, dovremmo arrivare a oltre 13 mila”, precisa Silvia Martinelli, referente della Commissione Scuola che da qualche anno entra nelle classi (anche online) con il progetto “Piacere: Avis”, messo a punto in collaborazione con l’ Università Cattolica di Brescia. Obiettivo: formare le nuove leve Avis, con un approccio, condotto dai formatori, diversificato a seconda dell’età, per raccontare cos’è il volontariato e cos’è Avis. “Con i più piccoli non riusciamo ad approfondire troppo l’argomento per mancanza da parte loro – vista l’età e il grado di preparazione -, ma, attraverso il gioco, spieghiamo loro perché sia importante aiutare gli altri, gli amici, anche nelle piccole cose. Si incuriosiscono e assorbono concetti che poi traferiscono a casa, diventando “controllori” dei comportamenti dei loro familiari”.
Con i più grandi il messaggio di aiuto al prossimo si amplifica - continua Silvia Martinelli – “perché aiutare gli altri, con Avis, significa donare il sangue, ovviamente”. E l’approccio si fa più dettagliato man, mano i ragazzi che incontriamo si avvicinano all’età della donazione. “Aderiamo anche al progetto nazionale RISE, Realtà virtuale, Innovazione, Salute e Educazione, e al progetto promosso dal Csv e nell’ultimo incontro tenuto all’Olivieri Tartaglia 9 ragazzi hanno compilato il modulo per diventare volontari Avis. Spieghiamo ai ragazzi che Avis è una famiglia che ti fa crescere, attraverso valori importanti che scaturiscono dalla spontaneità del dono”. E se anche non si dona, rendersi disponibili a dare una mano aiuta a sentirsi parte di un gruppo motivato che può allontanare tutti i pericoli e i disagi dell’isolamento da dipendenza dal telefonino”.