L’alleanza sociale è sostenibile?
Sabato 11 gennaio, come area pastorale per la società, abbiamo voluto sederci allo stesso banco di prova, “Banco di Prova Sociale. Un’alleanza sociale per la speranza”, per verificare l’esperienza maturata finora e al tempo stesso per farne emergere gli elementi qualificanti che, condivisi con altri, possono rafforzare il cammino dell’assunzione di uno sguardo integrale sull’unica realtà che viviamo.
Come persone diverse, con punti di vista diversi sulla realtà, raccolte intorno a tavoli rotondi, nell’unico splendido scenario del refettorio dell’abbazia benedettina di Rodengo Saiano, abbiamo sperimentato la bellezza e la forza di un ascolto obbediente, la disponibilità a consegnare particolarità e parzialità del nostro punto di vista e ad accogliere la prospettiva e il punto di vista dell’altro, la qualità di una partecipazione consapevole e plurale che ci porta ad una più marcata aderenza alla realtà. È stato molto interessante leggere la stessa esperienza da una prospettiva che non avevamo finora considerato. Ha suscitato tante domande, ci ha fatto fare i conti in modo concreto con la complessità e con il nostro desiderio di abitarla da protagonisti facendoci al tempo stesso sperimentare anche la confusione e la paura di perderci in essa. Come a Babele, l’immagine biblica consegnataci da padre Giuseppe Riggio, che rischia di essere letta come l’immagine di un’alleanza sociale − costruire una città, un progetto di vita insieme con sotteso il desiderio dell’unità − che finisce male per l’intervento di qualcuno dall’esterno che confonde “l’unica lingua” e disperde l’unico popolo. E se il venir meno della condizione del parlare un’unica lingua fosse un’opportunità invece che una punizione? L’opportunità di ritornare alle origini, a quell’unica radice – Noè − da cui discendono una pluralità di popoli e di culture che hanno ricevuto una benedizione e con essa un compito: quello di ripopolare la terra. Si può ripopolare la terra seguendo un unico modello, che cerca uniformità invece di unità, un’unica lingua invece della ricchezza di lingue diverse, un pensiero unico che esprime una visione unilaterale e/o totalitaria, invece di una visione plurale e poliedrica, un modello che ponendosi come unico e assoluto favorisce dominio e soprusi e che usa la tecnica senza etica e senza senso sociale.
Un “fare per fare” che non si fa domande sul “perché fare”. Non è forse il rischio del nostro oggi? Se l’alleanza parte così non leggerà mai i bisogni delle persone, della realtà e sarà sempre una sovrastruttura. Possiamo ripopolare la terra ricollegandoci a quella benedizione delle pluralità che è alle origini; l’alleanza allora è strumento che attesta una pacificazione, che vive di relazioni di reciproca stima e fiducia, di un legame stabilito non a partire da interessi, da convergenze di obiettivi, ma da qualcosa di più profondo. È alleanza per la vita, che deve essere curata e custodita nel presente e rilanciata per il futuro; la confusione sperimentata allora è la condizione per non rimanere centrati su noi stessi, per demolire la nostra Babele e volgere lo sguardo verso gli altri, riconoscendone e apprezzandone le diversità, sperimentandoci in quell’arte dello stabilire alleanze sostenibili perché frutto di ascolto obbediente alla realtà, di tempo, fatica, fiducia, disponibilità al compromesso, al cercare insieme con la promessa del futuro. Siamo convinti che l’alleanza sociale è un banco di prova da continuare a frequentare e che il “come” costruire alleanza non è dato, il “come” è un compito che si rinnova perché è la vita stessa che si rinnova. Il come esige ascolto obbediente della realtà, il cercare tra le varie possibilità quella che in questo momento storico, in questo contesto sociale, con queste persone coinvolte è la strada da percorrere. Con una disponibilità previa: accettare il rischio di poter sbagliare altrimenti ci condanniamo ad una passività inerte che fa pagare il prezzo delle nostre incertezze alle generazioni future. Noi vogliamo provarci ancora. Sabato 15 marzo “Banco di prova ecclesiale: La speranza è in azione?”.