L’addio ad Angelo Canori
Lunedì scorso è venuto a mancare uno dei massimi esponenti bresciani del volontariato in ambito carcerario
Lo scorso 25 giugno è morto Angelo Canori (nella foto). Si può dire, senza temere smentita, che Angelo, negli ultimi 20 anni, è stato uno dei massimi rappresentanti bresciani del volontariato in ambito carcerario. Dopo aver iniziato la sua attività in carcere come catechista, venne portato dal dott. Zappa all’Associazione “Carcere e Territorio”, di cui fu segretario per 10 anni. Socio fondatore dell’Associazione Vol.Ca. (Volontariato Carcere) ne divenne Presidente fino a pochi mesi fa, quando la malattia ha cominciato ad aver ragione della sua tenacia, della sua dedizione e della sua incessante opera a favore delle persone che, per svariati motivi, finiscono nelle maglie della giustizia. Di lui basterebbe ricordare il numero incredibile di colloqui avuti con i detenuti (oltre 50mila) o il supporto e l’aiuto alle famiglie dei detenuti stessi (considerate da lui “le prime vittime”); la costante ricerca di alloggi per permettere a tanti di scontare la pena al di fuori dell’ambiente carcerario, così come di valide soluzioni lavorative per attivare un concreto percorso di reinserimento sociale. Una delle frasi che spesso ripeteva, a chi faceva fatica a capire il perché di tanto impegno a favore di persone che una grande parte della società considera reiette, era la seguente: “Il vero capitale di una società è la persona. Se non mi prendo cura di recuperare la persona nel contesto sociale, perdo una parte del capitale della società, che diventa quindi più povera”. Amava anche ripetere: “Sono tanti anni che vado in carcere. Qui ci sono persone che meritano di stare in galera. Ma la maggior parte, se aiutate, si inseriscono nel percorso per una vera reintegrazione sociale”. Ecco allora la disponibilità costante ad accompagnare i detenuti in permesso premio, al fine di non troncare quei legami con i familiari, i soli capaci secondo lui di non far perdere la persona, ma a darle una ragione, un motivo di recupero della retta via.
In questi anni in cui è stato il Presidente del Vol.Ca. si è anche distinto per la costante opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi della pena, della riconciliazione e del perdono: numerosi sono stati i suoi interventi nelle parrocchie o sui quotidiani e sulle televisioni locali. È anche grazie alle sue testimonianze che molti oggi riescono a guardare ai detenuti come persone da recuperare alla piena vita sociale. Ricordando il tempo passato in carcere (più di 30 anni!), soleva scherzare dicendo che “ormai nemmeno gli ergastolani hanno una pena così lunga! Ma se dovessi sapere che in tutti questi anni la mia opera ha contribuito a salvare anche una sola persona, ne sarebbe comunque valsa la pena...!”.