L'accoglienza dei profughi afghani
In Afghanistan, dopo le prime, drammatiche fughe dall’aeroporto di Kabul seguite alla presa del potere da parte dei talebani, ora si sta assistendo a spostamenti dei civili su larga scala che rischia di trasformarsi in una vera emergenza umanitaria. Nella nostra provincia, il primo centinaio di ospiti è stato ospitato nella caserma Bertolotti di Edolo, in attesa di sistemazioni più stabili all’interno di appartamenti e di strutture diverse rispetto ai centri collettivi. Opera in questo senso la Cooperativa Sociale Kemay che, nata a novembre 2015 su ispirazione dei valori della Caritas Diocesana, accompagna l’attivazione e la gestione di forme di accoglienza diffusa e di processi di integrazione per i richiedenti asilo. “Kemay – spiega il presidente, Stefano Savoldi – è il nome della prima bambina accolta, un nome, e un’accoglienza, che lascia il segno: ‘come me stesso’ è il suo significato”.
La Cooperativa si è da subito attivata per trovare soluzioni ai profughi afghani. “Abbiamo messo a disposizione della Prefettura due appartamenti di accoglienza, a Barbariga e a Darfo, uno da 6 e l’altro da 8 posti destinati ai gruppi famigliari. Attendiamo una valutazione rispetto alla continuità del progetto di accoglienza in modo che ci possa essere un accompagnamento non solo nel breve, ma anche nel medio periodo finalizzato ad un percorso di autonomia. Per assolvere a questo compito la Cooperativa offre corsi di prima alfabetizzazione e percorsi di accompagnamento lavorativo, sanitario, psicologico e legale”.
Le previsioni per i prossimi mesi. “Con l’avvicinarsi dell’inverno ci aspettiamo numeri importanti sulla rotta balcanica. Come Caritas abbiamo scelto di finanziare un progetto che aiuti le popolazioni quando arriveranno al campo di Lipa a Bihac in Bosnia”. Su questi temi è necessario che il territorio faccia rete, ma anche cultura. “La realtà bresciana - conclude Savoldi – è molto aperta, attenta e attiva e si pone delle questioni rispetto alla necesità di una accoglienza controllata senza dimenticare le esigenze di chi già vive tra di noi. Ciò è di stimolo rispetto al fatto che l’accoglienza deve essere fatta bene, con progetti che davvero aiutino le persone ad una reale inclusione, ad una presenza legale e che forniscano gli strumenti adeguati per risolvere i problemi più sentiti come quello abitativo”. Per sensibilizzare sui temi dell’accoglienza, in particolare sulla crisi afghana, la rete delle associazioni ha programmato il 13 novembre la Marcia dell’accoglienza.