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Brescia
di REDAZIONE 07 mar 2017 10:22 Ultimo aggiornamento 08 mar 2017 10:22

Acli: 8 marzo tutti contro la violenza

Nella giornata internazionale della donna, un documento della presidenza provinciale in cui si ribadisce la necessità di uno sforzo comune per mettere fine a un fenomeno sempre più diffuso

L’8 marzo è la giornata internazionale della donna. La data, individuata sia per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne sia le discriminazioni e le violenze di cui sono state e sono ancora oggetto in tutte le parti del mondo, rappresenta l’occasione per fare un bilancio di quanto conseguito in termini di pari opportunità, di diritti acquisiti e di obiettivi raggiunti, nel mondo del lavoro come nella società. Quale che sia la sua vera origine, tra le diverse possibili, è certo che si celebra da oltre 100 anni (in Italia, pare dal 1922). Ma ad oggi, purtroppo, non c’è un solo Paese al mondo nel quale le donne possono dire di godere degli stessi diritti e delle stesse opportunità degli uomini. Anzi, al persistere di forme di discriminazioni croniche e universali – come i differenziali salariali e pensionistici, tanto per fare un esempio – si aggiungono fenomeni nuovi. Paradossalmente, da quando le statistiche hanno registrato il “sorpasso” delle donne sul piano dell’istruzione e dell’alta formazione, la violenza contro le donne è aumentata, contagiando classi sociali prima (quasi) immuni e azzerando le differenze tra nord e sud, tra giovani e adulti, tra migranti e nativi, tra bianchi e neri e rossi. Un incremento coinciso, forse non a caso, con l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro con un deciso carattere “non-recessivo”. Le donne continuano ad essere vittime di violenza, spesso tra le mura domestiche e all’interno di legami familiari. Tanto che la violenza subita è tra le prime cause di mortalità e disabilità tra le donne. La violenza sulle donne è un problema che incide e condiziona la società intera e rappresenta una delle manifestazioni più estreme della diseguaglianza. Si tratta, come universalmente riconosciuto, di un fenomeno le cui cause affondano nella costruzione sociale, culturale e simbolica del maschile e del femminile. Bisogna dunque intervenire a livello preventivo in ambito culturale ed educativo per impedire che si riproducano quegli stereotipi che sono alla base di ogni discriminazione.

“L'8 insieme. Contro la violenza sulle donne. #nessuno escluso” è lo slogan scelto dalle donne delle Acli in occasione di questa giornata. L’ampiezza del fenomeno spinge a interrogarsi sulle sue origini e sui suoi presupposti culturali per realizzare e progettare politiche e interventi volti a sensibilizzare e quindi a prevenire questo problema. Come dichiarato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, “la violenza contro le donne è la manifestazione di una disparità storica nei rapporti di forza tra uomo e donna, che ha portato al dominio dell’uomo sulle donne e alla discriminazione contro di loro, e ha impedito un vero progresso nella condizione delle donne”. La violenza contro le donne è stata ignorata per tantissimi anni a livello legislativo perché considerata alla stregua di una questione privata (basti ricordare che la violenza sessuale, fino al 1996, era annoverata tra i “reati contro la moralità pubblica e il buon costume”, nonostante la proposta di legge di iniziativa popolare presentata dal movimento delle donne nel 1979). Può sembrare stupefacente, ma nemmeno la Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, adottata nel 1979, affronta la questione della violenza di genere in tutte le sue forme, inclusa la violenza domestica. Questa mancanza è stata colmata solo nel 1992, con la raccomandazione generale numero 19, redatta dal Comitato Cedaw che si occupa di monitorare l’azione dei governi rispetto all’assolvimento degli obblighi contratti con la ratificazione della Convenzione. Il sistema giuridico internazionale ha riconosciuto la violenza di genere come una violazione dei diritti umani solo nel 1993 (dopo quanto avvenuto in Bosnia e in Ruanda, e in chissà quanti altri Paesi) a seguito della Conferenza mondiale di Vienna sui diritti umani, adottando la Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne.

Solo nel 2008, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato all'unanimità la risoluzione 1820, nella quale si stabilisce che “lo stupro e le altre forme di violenza sessuale possono rappresentare un crimine di guerra, un crimine contro l'umanità o un elemento del genocidio”. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, meglio nota come Convenzione di Istanbul, è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante a contrasto di ogni forma di violenza, fisica e psicologica, sulle donne e impegna a tutti i livelli sulla prevenzione, eliminando ogni forma di discriminazione e promuovendo “la concreta parità tra i sessi, rafforzando l'autonomia e l'autodeterminazione delle donne”. In Italia è stata ratificata nel 2013, dopo essere stata approvata all'unanimità del Parlamento. In considerazione dello scenario sopra richiamato, il Coordinamento Donne ritiene che sia ineludibile – per una Associazione come le Acli – l'assunzione di una responsabilità attiva rispetto a tale fenomeno. E` con questa convinzione che abbiamo voluto intraprendere il percorso finalizzato a creare un team di persone in grado di intervenire nelle scuole e nei contesti educativi, per diffondere la cultura del rispetto e della condivisione, in grado di contrastare efficacemente il fenomeno della violenza contro le donne. E’ una questione di civiltà e giustizia e una questione di libertà e felicità perché la qualità delle relazioni è il presupposto necessario al benessere dei singoli, come delle comunità, ed è condizione necessaria per ogni forma di coesione, integrazione e sviluppo. Anche per questo, la violenza contro le donne riguarda tutti. Nessuno escluso.

REDAZIONE 07 mar 2017 10:22 Ultimo aggiornamento 08 mar 2017 10:22