In ogni Comune un comitato per il Sì
Consiglieri e assessori regionali del centrodestra chiedono a Sindaci, associazioni e movimenti di attivarsi per la consultazione referendaria del 22 ottobre. Una massiccia partecipazione, hanno ricordato, non potrà essere ignorata da Roma
Archiviata, almeno formalmente, la partita delle amministrative, i consiglieri e assessori regionali del centro destra che nei giorni scorsi si sono spesi per sostenere i candidati in corsa nei comuni in cui si è svolto il ballottaggio, sono tornati ad occuparsi di questioni lombarde. Con una conferenza stampa convocata di buon mattino nel cortile di palazzo Broletto a Brescia gli assessori regionali Viviana Beccalossi (Fratelli d'Italia), Simona Bordonali (Lega Nord) e Mauro Parolini (Lombardia Popolare) i consiglieri Alberto Cavalli (Forza Italia), Alessandro Sala (Maroni Presidente), Fabio Rolfi (Lega Nord) e Dontella Martinazzoli (Lega Nord) hanno lanciato un appello ai sindaci bresciani ma anche ad associazioni e movimehti del territorio perché in vista del referendum consultivo fissato (ad oggi) per il prossimo 22 ottobre per l'avvio di un confronto con Roma per ottenere maggiore autonomia sulla base di quanto previsto dall'art. 116 della Costituzione, si attivino per la creazione sul territorio di comitati per il Sì.
" Non si tratta di un referendum contro qualcosa o qualcuno - ha esordito l'assessore Mauro Parolini - ma soltanto la richiesta di un maggiore autonomia che la Regione Lombardia avanza nei confronti di Roma in forza del buon governo, del suo ruolo guida nei confronti del Paese, dei numeri che può vantare e dell'efficienza dei propri conti". Con un debito pubblico vicino allo zero e buone capacità di gestione la Lombardia ha, secondo il titolare della delega allo sviluppo economìco, le carte in regola per chiedere quelle forme di maggiore autonmia previste anche dalla Carta costituzionale in tema di deleghe e di risorse lasciate sui territori. "La richiesta che andremo ad avanzare a Roma, anche in virtù dei risultati che si conseguiranno il 22 ottobre, è di trattenere in Lombardia una quota maggiore delle risorse fiscali prodotte" ha affermato Parolini. Di qui l'appello lanciato a tutti i sindaci del Bresciano perché quello della maggiore autonomia non è un tema che interessa solo i palazzi della Regione ma che deve trovare la condivisione e la partecipazione anche di ogni singola amministrazione locale. "Dare il maggior sostegno possibile al referendum - ha continuato - significa mettere nelle mani di Maroni una maggiore capacità di contrattazione quando andrà a sedersi al tavolo con il governo".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Simona Bordonali, assessore regionale alla Sicurezza, protezione civile e immigrazione. "Come assessori e consiglieri bresciani della maggioranza di Maroni - sono state le sue parole - abbiamo toccato con mano quanto sarebbe importante per la Regione poter contare su maggiori risorse da destinare al territorio per migliorare la sua efficienza in tanti suoi aspetti". Come il collega Parolini anche Simona Bordonali ha toccato il tema di maggiori compentenza a partire per esempio da quella relativa alla gestione dei vigili del fuoco volontari. "Chi amministra una comunità - sono state ancora considerazioni dell'Assessore - sa bene quanto l'allargamento delle competenze regionali sia importante. Di qui il nostro appello ai sindaci bresciani".
"Anche Fratelli d'Italia - ha affermato invece Viviana Beccalossi, assessore al territorio, urbanistica, difesa del suolo e città metropolitana - riconosce la necessità che la Lombarfdia, come altre regioni del Paese, possa legittimamente avanzare la richiesta di maggiore autonomia a Roma. Ci sono temi che la Lombardia saprebbe gestire meglio che Roma: sicurezza, tutela del territorio sono solo due esempi". Con il referendum del 22 ottobre, ha continuato Viviana Beccalossi, si darà avvio ad un confronto con il governo perché lasci in Lombardia una parte un può più ampia dell'attuale dei 54 miliardi di euro che ogni anno vanno allo Stato centrali in termini di tasse. "Solo con la metà di quanto ogni anno la Lombardia manda a Rorma - ha continuato - potremmo essere in grado di lavorare molto meglio di quanto, per esempio, stia facendo il Trentino a cui oggi tanti amministratori locali bresciani indicano come esempio".
"Il referendum del 22 ottobre - ha sostenuto invece Alberto Cavalli, Forza Italia - fornisce l'opportunità ai cittadini lombardi l'opportunità di esprimere la propria volontà. Chiedere a Roma di lasciare in regione maggiori risorse è modo per fare ripartire la Lombardia dalla crisi che ha conosciuto. Servono più risorse non soilo per i cittadini e le istituzioni ma anche per permettere alla Lombardia di continuare a esercitare il ruolo di locomotiva del sistema Paese". Una massiccia partecipazione al referendum potrebbe essere un segnale che il governo centrale potrebbe sottovalutare. "Maggiori risorse ai Comuni - ha concluso Cavalli - consentirebbe di abbassare di un poco la pressione impositiva locale".
"Grazie all'iniziativa della Lombardia - ha sottolineato invece Alessandro Sala (Maroni Presidente) - mezza Italia potrebbe imboccare la via di una maggiore autonomia dal centro. Per questo è importante che oltre ai sindaci anche i cittadini prendano coscienza di questa grande opportunità". Il voto del 22 ottobre, oltre che per le istanze di maggiore autonomia della Regione, porterà vantaggi immediati per i territori: i computer che saranno utilizzati per il voto, ha ricordato Sala, resteranno poi a disposizione delle scuole che ospiteranno i seggi elettorali.
"Quello del 22 non è un referendum di Maroni, della Lega Nord o del centrodestra - ha affermato Fabio Rolfi (Lega Nord) - non solo è stato approvato in consiglio da una maggioranza più ampia di quella che sostiene il presidente, è il referendum di tutti i lombardi, indipendentemente dalle loro opinioni politiche. Le sue potenziali ricadute, infatti, andranno su tutti quelli che vivono e pagano le tasse in Lombardia e non solo su quelli che votano il centrodestra".
"Quella del 22 ottobre - ha sottolineato invece Donatella Martinazzoli - è un'opportunità che tutti i lombardi devono sfruttare. Non è in gioco l'interesse di una sola parte politica, ma dell'intera regione, dei suoi enti locali che negli ultimi anni sono stati pensantemente penalizzati da una drastica riduzione dei trasferimenti dal centro".
Tutti insieme hanno dunque perorato la causa della costituzione di comitati del Sì in tutti i Comuni. "Sappiamo che si tratta di un referendum consultivo - ha affermato ancora Rolfi - e che il 23 ottobre, al di là del suo risultato la Lombardia non potrà vantare maggiore autonomia. Ma una massiccia partecipazione al voto sarà un segnale che Roma difficilmente potrà ignorare. Quello che chiediamo è perfettamente in linea con quanto previsto dalla Costituzione".
In attesa delle risposte bresciane, alla causa del referendum del 22 ottobre arriva il Sì dei sindaci di nove dei capoluoghi di provincia lombardi. I primi cittadini di Milano, Bergamo, Varese, Sondrio, Pavia, Cremona, Mantova, Lecco e Brescia hanno affermato che sosterranno la consultazione referendaria. L'ufficializzazione dell'adesione avverrà lì11 luglio prossimo a Varese con la creazione di un apposito comitò del Sì.