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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 18 ott 2024 07:00

Il Rinascimento a Brescia, più di una mostra

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Apre oggi al pubblico nel museo di Santa Giulia “Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552”, un'esposizione che "certifica" la capacità della città di trovare nella cultura la forze di risollevarsi dalle sue pagine più tragiche.

Come si viveva nel Cinquecento in una delle città più popolose dell’Europa moderna? Quali sentimenti muovevano gli animi? Quali mode erano in auge? Come si metteva a fuoco e fiamme una città, con quali armi? A quali santi si era devoti? A chi si chiedeva protezione? Come ci si informava?

A queste e altre domande risponde la mostra “Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552”, che, come è stato sottolineato da Stefano Kartadjov e Francesca Bazoli, direttore e presidente di Brescia Musei “è molto di più di una pur prestigiosa esposizione, ma la testimonianza di come la città, così come invitò a fare all’indomani del Covid il presidente Mattarella davanti alla Vitoria Alata,  abbia sempre trovato nella cultura la forze di risollevarsi dalle sue pagine più tragiche. Alla sua realizzazione hanno lavorato fianco a fianco Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia, affidandone la cura Roberta D’Adda, Filippo Piazza e Enrico Valseriati.

L’esposizione che apre al pubblico oggi e che sarà visitabile sino al 16 febbraio, trae origine da un lavoro di ricerca iniziato nel 2020 e sostenuto dal comitato scientifico di Fondazione Brescia Musei a cui, l’anno successivo, se ne è affiancato un altro composto da studiosi. Insieme hanno operato per superare una lettura che vedeva il Cinquecento bresciano con Moretto (1496 circa – 1554), Romanino (1484/1487 – 1560) e Savoldo (1480/1485 – post 1548) come un episodio marginale, ai confini della grande storia dell’arte.

La mostra dimostra ben altro alla luce di fatti e contesti che legano all’arte la storia degli uomini e delle donne, i sentimenti, la politica la cultura e la religione. In particolare, dimostra come e perché la pittura raggiunse risultati sorprendenti, facendosi linguaggio precursore di maestri come Moroni e Caravaggio, base della straordinaria tradizione della cosiddetta pittura della realtà. Il Cinquecento a Brescia è eccentrico, tormentato da tensioni religiose e dai drammi della guerra, alla ricerca dell’armonia, tra il lusso delle famiglie nobiliari di una città ricca e potente, l’operosità di molti e il fermento culturale.

“Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552” propone al pubblico dipinti, oggetti, libri, armature, strumenti musicali testimoni di un periodo che si apre con il brutale Sacco della città (1512), la crisi sociale, economica, morale che ne consegue e prosegue con la rinascita, colma di inquietudine così come di desiderio verso un nuovo tempo di pace e prosperità. Il volto di questo progetto ma anche il termine cronologico, è Fortunato Martinengo: il nobile bresciano nasce infatti in quel 1512 e muore nel 1552. Fortunato Martinengo è un conte, scrive poesie, è un musicista, fonda l’Accademia dei Dubbiosi, si avvicina ai movimenti ereticali dell’epoca. Vedovo in giovane età, il suo ritratto dipinto da Moretto – in mostra grazie allo straordinario prestito dalla National Gallery di Londra – è uno dei più affascinanti del Cinquecento, con una posa che ricorda la tradizione della melanconia, trasognata e misteriosa e riesce a sintetizzare lo spirito del tempo.

“Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552” mette in relazione l’opera d itre artisti che, pur con i loro punti di contatto ma anche con diversità, certificarono con la loro arte il desiderio di rinascita della città. A Brescia il ’500 è un'epoca in cui, oltre agli artisti, risaltano personalità carismatiche, anche in ambito religioso e intellettuale. Sono gli anni di Angela Merici (amica di Moretto e in contatto con Romanino), fondatrice nel 1535 della Compagnia di Sant'Orsola, della poetessa Veronica Gambara e di Agostino Gallo che teorizza il rapporto armonico con la natura, rispecchiato in molti dipinti.

Nelle sale, i dipinti dei grandi maestri della pittura bresciana – giunti a Brescia da sei musei americani e da importanti collezioni italiane ed europee, dialogano con oggetti rari e preziosi quali antichi strumenti musicali, armature, arazzi e piatti in maiolica, restituendo un’immagine suggestiva dei pensieri, dei sentimenti, degli oggetti e dei personaggi che animavano la vita della città.

La mostra che, in Santa Giulia, presenta cinque sezioni – Sterminio, Devotione, Armonia, Virtù, Affanni – è accompagnata da una serie di itinerari in città, dalla Pinacoteca Tosio Martinengo, la “casa naturale del Rinascimento Bresciano”, alla chiesa dei Santi Nazaro e Celso che conserva il Polittico Averoldi di Tiziano – giunto a Brescia nel 1522 –, il Duomo Vecchio, San Giovanni Evangelista e  San Clemente. L’esposizione è straordinaria anche per la presenza di prestiti provenienti da alcune tra le più importanti istituzioni internazionali come: Lacma di Los Angeles, MET di New York, National Gallery di Washington, Getty Museum di Los Angeles, oltre a New Orleans, Allentown, National Gallery di Londra, Kunsthistorisches di Vienna e Szépművészeti di Budapest, Pinacoteca di Brera, Castello Sforzesco, Museo di Castelvecchio di Verona, Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli, insieme a prestiti dal territorio (Accademia Carrara di Bergamo, Accademia Tadini di Lovere, MITA. Museo Internazionale del Tappeto Antico, Museo Lechi di Montichiari) e parte del patrimonio di Pinacoteca Tosio Martinengo e della Diocesi di Brescia che conservano alcuni tra i più importanti corpora delle opere di Moretto, Romanino e Savoldo.

Grazie alla collaborazione con il Circolo al Teatro, tutti i sabati mattina, sarà inoltre possibile visitare la Sala delle Dame, affrescata da Moretto e dalla sua bottega, probabilmente in occasione del fastoso matrimonio tra Gerolamo ed Eleonora e situata in Palazzo Martinengo della Fabbrica, ora Salvadego, situato invia Dante a Brescia, e che nel Cinquecento una delle dimore nobiliari più fastose della città.

La mostra al Museo di Santa Giulia permette inoltre ad alcune opere, dopo secoli, di tornare in città: è il caso dello Stendardo dei Disciplini dipinto da Moretto, in prestito da Possagno, già di proprietà di Antonio Canova, anche oggetto di un apposito restauro Altro importante restauro, sempre realizzato in occasione dell’esposizione, quello del “Giovane con flauto di” Giovanni Girolamo Savoldo a trent’anni dall’ingresso dell’opera nelle collezioni di Pinacoteca Tosio Martinengo. L’esposizione, come è stato detto nel corso della presentazione, ha costituito l’occasione per effettuare ulteriori restauri parte dei quali sostenuti direttamente dagli enti prestatori.

“Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552” è accompagnata da un catalogo edito da Skira con ricche schede critiche e con un apparato di saggi che mettono in relazione i temi pittorici con letteratura, musica, filosofia, scienza.

Foto Comune di Brescia

MASSIMO VENTURELLI 18 ott 2024 07:00