Il quotidiano degli infermieri
La Giornata Mondiale del Malato, istituita da Papa Giovanni Paolo II l’11 febbraio 1993, è un appuntamento annuale che riporta anche gli operatori sanitari ai temi della vita e della malattia
La Giornata Mondiale del Malato, istituita da Papa Giovanni Paolo II l’11 febbraio 1993, è un appuntamento annuale che riporta anche gli operatori sanitari ai temi della vita e della malattia. L’esperienza di malattia e del malato è una condizione della vita stessa, ineludibile per ciascuna persona nel percorso della propria esistenza, sorprendentemente umana e umanizzante per chi cura e per chi è curato.
La Presidente dell’Ordine degli Infermieri bresciani, Stefania Pace, ricorda le parole di Papa Francesco: “la cura dei malati ha bisogno certamente di professionalità, ma anche di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici, attraverso i quali si fa sentire all’altro che è caro”. Sono parole care agli infermieri, Stefania Pace non lo nasconde. “Gli infermieri che si prendono cura dei malati vivono una quotidiana esperienza della giornata del malato, che ci sia una ricorrenza annuale sembra quasi un ossimoro e invece è una occasione per fermarsi, riflettere e pensare”.
La Giornata Mondiale del Malato 2019 ricorre in uno scenario demografico caratterizzato dall’aumentata attesa di vita, dalle fragilità cliniche e sociali che accompagnano l’invecchiamento della persona. Molto spesso i cittadini malati sono portatori, anche attraverso le famiglie, il volontario o le associazioni, di una richiesta di umanizzazione della cura e dell’assistenza, di sollievo e di supporto nella cronicità.
“Per troppo tempo è passata tacita la dedizione, la competenza e l’umanità di chi cura e assiste il malato. In questo modo anche l’esperienza del malato è trascorsa silenziosa e oscura, come se fosse opportuno non parlare apertamente della malattia, per molti negazione della vita stessa”, spiega Stefania Pace e conclude: “eppure molti infermieri sono testimoni della forza vitale dei malati e della grande energia che forniscono ai loro famigliari e a chi li assiste”.