Il nodo assistenti ad personam
Nel Bresciano sono oltre 740 le persone occupate nei servizi di Adp. Confcooperative ha avviato un tavolo di lavoro per “ridefinire” questo ruolo
Svolgono una funzione fondamentale, eppure gli assistenti ad personam non godono delle tutele contrattuali di chi opera nel mondo della scuola. Nonostante da anni abbiano una funzione complementare a quella degli insegnanti di sostegno, la loro posizione è di notevole precarietà. Chi si occupa di Adp dipende unicamente dalle diverse cooperative che concorrono con gara d’appalto presso i vari Comuni.
I numeri. Con 100 assistenti ad personam, la cooperativa “Tempo libero” di Brescia, presieduta da Luca Rigamonti, insieme alla coop. “Il Gabbiano” di Pontevico (250 assistenti), è una delle maggiori realtà impegnate in questo campo nel Bresciano. È di queste settimane l’avvio di un tavolo di lavoro con Confcooperative, su scala regionale, proprio per tentare di migliorare le condizioni contrattuali di chi si occupa del servizio di Adp: fra città e provincia sono oltre 740 le persone coinvolte (dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado). “L’assistente ad personam – sottolinea Rigamonti − che non ha una qualificazione particolarmente definita nel quadro dei Servizi sociali, ha un livello di inquadramento differente rispetto a un educatore, con uno scarto retributivo che supera oltre l’euro l’ora. Ciò implica che talvolta le stazioni appaltanti, per ragioni di risparmio, ne approfittino. È evidente che in assenza di una normativa chiara possano apparire, nei capitolati di gara, figure non del tutto qualificate con conseguenti livelli di inquadramento contrattuali evidentemente inferiori. Di contro, con il passare del tempo, quella dell’assistente ad personam è andata sempre più configurandosi come una figura educatrice qualificata. Per fortuna, almeno a livello regionale, nell’ambito di una ridefinizione della figura dell’educatore, è partita una riflessione per capire quali possono essere le caratteristiche minime rispetto alla professione dell’assistente, portando le diverse stazioni appaltanti su questo ambito di confronto”.
Nonostante queste figure abbiano un contratto a tempo indeterminato, vengono retribuite solo in caso di presenza dell’utente a scuola. In caso di malattia, talvolta si tratta di patologie gravi, l’assistito fa assenze frequenti e prolungate. “Purtroppo – continua Rigamonti – questa è la prassi consolidata sul territorio bresciano. In altre realtà sono state fatte altre scelte, magari rimodulando il monte ore anche in caso di assenza dello studente”. Quello auspicato da più parti è un’inversione di rotta, “con una chiara linea di indirizzo più politica che, come è già avvenuto per altre professioni dell’ambito sociosanitario, portino le stazioni appaltanti a scegliere persone in cui sia preponderante la figura educativa. Ciò implicherebbe, nei bandi di gara, una differente richiesta rispetto a qualifiche ed esperienze”. La prima azione promossa dal neocostituito tavolo di confronto di Confcooperative sarà una mappatura, attraverso l’invio di un questionario alle diverse cooperative, per fotografare la categoria degli assistenti ad personam così da conoscere, nello specifico, quante famiglie trovino risposte ai loro bisogni in città e in provincia. “Cercheremo di capire – conclude Rigamonti – quanti lavoratori sono coinvolti, qual è il loro livello contrattuale, le loro caratteristiche e le specificità dei singoli appalti. Talvolta viene data per scontata la loro preziosa presenza, pensiamo a quanto accaduto durante il lockdown, quando tante amministrazioni hanno scelto di interrompere il servizio”.