Il futuro della Discarica Castella
Il Comune di Rezzato, con il sostegno del Comune di Brescia, è schierato contro l'autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Brescia per la realizzazione della discarica progettata da La Castella Srl nella zona sud del paese, a ridosso dell’abitato di Buffalora e a poche centinaia di metri dal Comune di Castenedolo. Il 21 maggio l'udienza al Consiglio di Stato
Il 21 maggio si terrà di fronte al Consiglio di Stato – sezione IV l’udienza relativa al ricorso promosso dal Comune di Rezzato, con la costituzione a sostegno del Comune di Brescia, per la riforma della sentenza n. 570 del Tar per la Lombardia - sezione staccata di Brescia (sez. I), notificata il 17 giugno 2019, che aveva confermato la legittimità della autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Brescia per la realizzazione della discarica progettata da La Castella Srl.
Il Comune di Brescia ha ribadito che, pur non essendo il comune sul cui territorio dovrebbe insediarsi l’impianto, è quello sul quale sono in realtà presenti i siti sensibili che dovrebbero subire gli effetti negativi della presenza della discarica.
Alcune zone del Comune di Brescia, in particolare il centro abitato del quartiere di Buffalora e alcune cascine, si trovano a circa 700 metri dall’area del progetto di discarica.
Si tratta dell’area residenziale più vicina al sito, caratterizzata anche da alcuni centri sensibili come la scuola materna Bonomelli e la scuola elementare Bellini.
L’Amministrazione comunale di Brescia ha anche evidenziato di aver profuso enormi sforzi proprio per recuperare, risanare e riconsegnare alla fruizione collettiva la porzione di città e di hinterland in cui dovrebbe essere collocata la discarica, alla luce delle criticità ambientali che la affliggono da decenni e di essersi in questo senso spesa con molteplici interventi nel procedimento per tutelare la salubrità dell’ambiente e la salute dei propri cittadini.
Le pesanti criticità ambientali del sito scelto sono state ampiamente sottolineate anche dagli enti tecnici (Arpa Lombardia e Ats Brescia) nei propri pareri finali, pareri che il Comune di Brescia ha voluto evidenziare negli atti del giudizio, nella parte in cui, senza ombra di smentita, segnalano l’estrema fragilità del contesto, tanto da sollecitare un’attenta ponderazione “nella valutazione della sostenibilità ambientale dell’intervento” (Arpa - parere finale del 26.9.2018).
Anche Ats, nel parere finale del 19.9.2018, ribadisce la propria preoccupazione, in particolare per l’inquinamento atmosferico da polveri sottili.
Il Comune di Brescia ha inoltre insistito sul difetto di istruttoria del procedimento, con particolare riferimento alla mancata considerazione della reale situazione urbanistica ed amministrativa dell’area confinante con quella sulla quale è progettata la discarica, e cioè dell’area sulla quale è prevista la realizzazione del cosiddetto bitumificio Gaburri (area Suap Gaburri).
Secondo il Comune di Brescia, questo vizio di difetto di istruttoria del procedimento di autorizzazione della discarica è di assoluta rilevanza perché non approfondisce e non risolve in modo adeguato la sostenibilità complessiva degli impatti e l’interferenza possibile tra i vari impianti in un contesto dagli equilibri tanto delicati.
Secondo il Comune di Brescia, il procedimento provinciale ha completamento omesso di svolgere un esame complessivo ed in concreto del contesto territoriale nel quale dovrebbe insediarsi il nuovo impianto, con ciò abdicando al fine ultimo assegnato dall’ordinamento alla valutazione di compatibilità e sostenibilità ambientale.
L’istruttoria della Provincia si è limitata ad affrontare il problema dall’esclusivo angolo visuale dell’interesse imprenditoriale, al quale pare debba essere data priorità di tutela ogni qual volta si ritenga che un nuovo impianto non aggravi in maniera rilevante la situazione ambientale complessivamente già presente: un tale ragionamento, tuttavia, non pare corretto, perché non tiene adeguatamente conto proprio delle condizioni di partenza (già gravi e pesanti per ammissione di tutti gli enti partecipanti al procedimento) e consente di moltiplicare le fonti di inquinamento ogni qual volta ciascuna di esse sia compresa, di per sé, all’interno di una soglia di ritenuta irrilevanza.
La valutazione di impatto ambientale dovrebbe invece essere guidata dall’applicazione del principio di precauzione e richiede un’istruttoria e una motivazione da parte dell’autorità procedente non appiattita sulle mere risultanze degli atti e delle consulenze prodotte dalla parte privata, bensì allargata all’autonomo esame della complessiva situazione di compromissione ambientale del territorio circostante e alla attenta considerazione anche dell’eventuale c.d. opzione zero.