Il cuore di Brescia batte in Benin
“Con orgoglio mi sento felice di rientrare nel mio Paese e di trasmettere quanto ho appreso nel mio percorso formativo e umano e spero che la mia scelta possa invogliare altri professionisti a restituire all’Africa i loro talenti”. Renè Tossa da piccolo aveva un grande sogno che ora si concretizza: una scuola di sartoria per accogliere ragazzini, sarti e madri del Benin. Nel suo percorso si è adattato: lavapiatti e cameriere, operaio e muratore... A 11 anni inizia il suo viaggio della speranza, arrivando in Nigeria, a Lagos, dove trova la sua prima casa: affitta il tavolo di un falegname al mercato sotto il cavalcavia. Attraversa il mare (partono in 21 ma resiste solo lui) e approda in Gabon, a Libreville, per avviare un negozio di sartoria. Ha 19 anni e la sua attività va molto bene. Recupera la pubblicità di una scuola milanese di sartoria: prende così l’aereo per l’Italia. A Brescia trova un “alloggio” in stazione. Un giorno aiuta due anziane signore con le valigie che lo accolgono: gli danno una casa. Si adatta, si rende utile, lavora, sorride e si fa nota per la sua generosità. Riprende a formarsi come sarto a Milano e a Brescia.
Ogni esperienza lavorativa e formativa lo nutre, ma non lo sazia. Renè ha fame di imparare. A distanza di due anni dalla presentazione del progetto “Cuore di Brescia”, diventa realtà la scuola di sartoria “ReTos Cuore di Brescia” a Cotonou, in Benin. “Se in origine la creazione di questa scuola era solo un grande sogno, gli aiuti concreti ricevuti da numerosi amici – spiega Renè – ne hanno permesso la sua realizzazione”. Determinante l’incontro con persone “che hanno creduto in me, e nelle mie doti di sarto” e che gli hanno dato fiducia.“Mi piace ripensare con riconoscenza alla generosità di tanti amici, in gran parte bresciani, che hanno partecipato con entusiasmo alle numerose iniziative di raccolta fondi dal 2019 ad oggi: dalle Suore Operaie di Fantecolo all’oratorio di S. Maria in Silva e alla parrocchia della Stocchetta, riferimento per le comunità cattoliche dei migranti. Per non parlare della lotteria delle parrocchie di Tremosine, Tignale, Gargnano e Limone o della giornata di S. Lucia promossa dalla Comunità Hebron di Mamrè, così come alla settimana espositiva presso il chiostro di San Francesco a Gargnano e all’evento Afrobrix. Il sostegno è arrivato anche da lontano: dalle comunità cattoliche di migranti brasiliani e portoghesi. Il contributo più sostanzioso è giunto dalla Fondazione Museke. Numerose le offerte di benefattori privati. “Prevedo di spedire il container e di partire, per concludere i lavori del cantiere durante l’estate e aprire le porte della scuola in autunno”. Comincerà con l’insegnamento della lingua italiana per far comprendere meglio l’alta sartoria del Paese che per 30 anni l’ha ospitato e formato. “Se inizialmente la scuola formerà giovani dai 14 ai 25 anni, nel secondo anno gli studenti saranno in grado di affiancarmi nel favorire l’apprendimento della sartoria da parte delle madri. La scuola si autofinanzierà con la vendita di alcune creazioni e con l’affitto di alcuni macchinari di sartoria più sofisticati”.