In ballo non c'è Renzi, ma il futuro
Intervento del Premier a sostegno del Sì al referendum del 4 dicembre. Moltissime le persone all'auditorium Balestrieri
Un auditorium Ballestieri stipato in ogni spazio, tanta gente all'esterno, in attesa con la speranza di poter sentire dal vivo le parole del premier, area circostante presidiata dalle forze dell'ordine, forse per evitare il ripetersi di scontri come quelli che, solo sabato scorso, hanno accompagnato la visita del ministro per le riforme Maria Elena Boschi. Moltissime, dunque, le persone che ieri sera hanno voluto sentire dalla viva voce del presidente del Consigio Matteo Renzi le ragioni per cui votare Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo.
Il premier, davanti a una platea amica, non si è risparmiato usando tutti gli argomenti in suo possesso per cercare di fare comprendere la portata storica e politica della riforma messa in campo. Una riforma, soprattutto nella parte che riguarda il superamento del bicameralismo perfetto, che da più di trent'anni larga parte della politica nazionale e dell'opinione pubblica va invocando, ma che oggi per mero tornaconto di parte quella che lo stesso Renzi ha definito "accozzaglia che sa dire soltanto no" vorrebbe affossare.
La partita in gioco, ha ricordato ancora il leader del Pd, è importante, "riguarda il futuro dei nostri figli - ha affermato - il mondo cambia velocemente, dobbaimo decidere se stare fermi o andare avanti. Se la riforma costituzionale viene bocciata chissà per quanti anni non faremo più nulla".
Non ha mancato, di fronte alla platea bresciana, di ammettere anche qualche sbaglio di impostazione nella campagna referendaria, a partire dalla personalizzazione con cui aveva aperto la partita di avvicinamento al voto referendario, un'impostazione che ha finito col mettere un'arma importante nelle mani di un fronte del NO che trova un punto di sintesi solo nell'avversione al premier e al suo governo.
"Io sono sempre lo stesso boy scout di Rignano sull'Arno - ha sottolineato Renzi a proposito degli scenari post-referendari - non galleggio mica. Ad altri, eventualmente, il compito di farlo".
Nel corso del suo lungo intervento Matteo Renzi ha parlato anche di scenari futuri. Il 25 marzo del prossimo Roma ospiterà il 60° di fondazione della Comunità europea: "sarà quella - ha affermato - l'occasione per parlare di immigrazione e ricordare ai Paesi dell'est che oggi vogliono edificare muri quanto l'Italia e il resto dell'Europa hanno fatto per loro quando si sono trovati in difficoltà. In tema di immigrazione il premier ha ribadito che l'Europa deve cambiare passo politico e non lasciare gran parte del lavoro (e dei costi) sulle spalle dell'Italia. Senza questo cambiamento, ha ribadito, l'Italia metterà il veto sul bilancio Ue. In maggio, poi, la Sicilia ospiterà il G7: sarà quella un'occasione per ribadire che il terrorismo si combatte investendo in sicurezza e cultura. Ma questi, ha ribadito, sono passaggi che l'Italia può affrontare solo con governo solido, meglio ancora se rafforzato da un esito positivo dell'imminente referendum costituzionale.
Non sono mancate, per finire, le frecciate nei confronti di diversi esponenti del variegato fronte del No, da Berlusconi a Grillo, da Monti a D'Alema per finire a Salvini, "anche se l'unico Matteo di cui ho timore è il mafioso Messina Denaro".
E alla fine un ultimo, serio, appello: "Parlate con le persone - l'invito rivolto ai presenti - spiegate loro per cosa si vota, con serenità, con il sorriso perché la politica è bella".