I sindaci: zona rossa e trasparenza
I primi cittadini del Bresciano ieri in prefettura per chiedere a governo e Regione chiarezza sui parametri utilizzati per la divisione del Paese in diversa fasce di rischio. Al presidente Fontana l'invito a far valere quanto il Dpcm del 3 novembre concede alle regioni della definizione di sub territori. Una lettera di Acb al ministro Speranza
Con mascherina e fascia tricolrore sono stati tanti i sindaci dei Comuni bresciani che, concovati dal presidente della Provincia Samuele Alghisi e autorizzati dalla Questura, ieri si sono dati appuntamento nel cortile di palazzo Broletto per manifestare, tramite il Prefetto, il loro dissenso per l'inserimento del Bresciano nell zona rossa e chiedere al governo centrale chiarezza sui 21 parametri utilizzati per l'assunzione di questa decisione.
A sostenere la manifestazione dei primi cittiadini, guidati da Del Bono, fresco vice presidente dell'Anci, i numeri che nel Bresciano non sarebbero paragonabili a quelli della prima ondata e non sarebbere tali da giustificare l'inserimento, la pari del resto della Rewgione, nell'area ad altissimo rischio, segnata dal Dpcm del 3 novembre in vigore da questa mattina, da pesanti limitazioni.
La loro prima richiesta avanzata al prefetto Visconti perché la trasmetta non solo a Roma ma anche a Milano, è quella di avere informazioni chiare e trasparenti sui 21 parametri utilizzati per la valutazione e la definizione delle aree ad alto rischio. I sindaci hanno chiesto con forza i“di avere tutti i dati necessari per rappresentare e tutelare il territorio che amministrano”, Richiesta che hanno messo anche in una lettera, inviata al ministro della Salute Speranza e al presidente di Regione Lombardia Fontana, in cui i primi cittadini del Bresciano chiedono "che sia data massima trasparenza ai dati valutati per la collocazione della Regione Lombardia in zona rossa, con l'analisi degli stessi disaggregata per il territorio della provincia di Brescia e tenuto conto delle specifiche dinamiche di alcuni dei parametri rilevati; e che, alla luce dei dati stessi e dell’andamento del rischio epidemiologico, l'intero territorio dellaProvincia di Brescia venga esentato dall' applicazione delle misure di cui al comma 4 dell’art. 3 del DPCM 3.11.2020".
In buona sostanza i sindaci chiedono di conoscere, oltre ai 21 parametri, gli indici Rt della provincia e della città capoluogo nella settimana appena conclusa. Informazioni utili per capire se davvero il Bresciano sia davvero da considerarsi zona rossa.
"Non siamo animati da uno spirito di ribellione ma, al contrario, da uno spirito di conoscenza e trasparenza: chiediamo informazioni precise sui 21 parametri e che questi 21 parametri vengano calati provincia per provincia, in modo tale che sia sindaci sia i cittadini abbiano contezza della reale situazione epidemiologica", ha spiegato il sindaco di Brescia Emilio Del Bono .
Informazioni "necessarie per poter poi valutare se chiedere una differenziane sub-regionale, prevista dal Dpcm, per la definizione delle aree di rischio - ha proseguito Del Bono- . Se tali indicatori ci dicono che il nostro territorio è in una situazione meno critica di altre province, non ha senso che il Bresciano venga considerato come zona rossa".
I cittadini, hanno affermato ancora i sindaci devono essere messi in grado di sapere se i loro sacrifici sono giustificati e necessari e gli stessi Amministratori locali devono avere tutti i dati necessari per rappresentare e tutelare il loro territorio sotto ogni punto di vista.
Queste le perplessità: "Ci sono alcuni indicatori come la l’occupazione dei posti letto negli ospedali e in terapia intensiva che risentono della gestione regionale della sanità: i nosocomi bresciani ospitano pazienti di Milano, Monza e Varese, ed è chiaro che questo non è un indicatore dell'andamento dei contagi sul territorio e vogliamo capire che peso ha avuto questo parametro sulla decisione del governo.
“E’ stato doveroso e necessario fissare dei criteri oggettivi che determinino la collocazione delle Regioni in una fascia più o meno critica, con l’attivazione delle conseguenti misure restrittive a tutela della salute. Ma serve trasparenza sui dati”, aveva già scritto sulla sua pagina Facebook Emilio del Bono, che, accanto alla già riportata richiesta di trasparenza sui dati epidemiologici, insisteva anche sull’istituzione di zone sub regionali differenziate in base ai numeri dell’epidemia a livello territoriale, richiesta inserita anche nella lettera che l’Associazione dei Comuni Bresciani ha inviato al ministro della Salute Roberto Speranza.
Del Bono e gli altri sindaci chiedono che i 21 parametri utilizzati per determinare il fattore di rischio, elaborati da ogni Regione e trasmessi al Governo, e che prendono in considerazione posti letto occupati e posti in terapia intensiva occupati, per altro soggetti a scelte di gestione sanitaria e mobilità dei malati, vengano resi noti provincia per provincia, sia quelli più vecchi e quelli recenti, per valutare la collocazione di territori sub regionali in modo diversificato. Una possibilità, per altro prevista dal Dpcm del 3 novembre, in accordo tra ministro della Salute e presidente della Regione. Presidente di Regione che ha continuato ad accusare il Goveno di avere unilaterlamente assunto le decisioni dell’ultimo decreto, ma che nel contempo viene da più parti solllecitato a far valere le prerogative assegnate per fare in modo che, se esistono le condizioni, non tutta la Lombardia sia inserita in zona rossa.