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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 01 giu 2018 11:06

I profughi? Non sono un mondo a parte

Favorire occasioni di incontro per conoscere storie che aiutino a superare diffidenze e luoghi comuni. L’esperienza dell’Asilo Notturno Pampuri

“Uscire sul territorio? Certo, perché no, ma anche aprire i nostri spazi, farci conoscere, far comprende alla gente che dietro ai muri e ai cancelli delle nostre strutture non vive un mondo a parte”. È questa la ricetta che Francesca Montiglio, responsabile di progetti dell’Asilo notturno Pampuri di Brescia suggerisce (e sta anche mettendo in pratica) per cercare di abbattere quel che resta di quelle presunte barriere culturali (e fisiche) che ancora sussistono nei confronti di profughi e richiedenti asilo.

Comunità. Non c’è traccia di buonismo o di ingenuità nella parole della direttrice del centro di accoglienza straordinaria di via Flero. “La nostra è a tutti gli effetti una comunità di persone – racconta – in cui si intrecciano esperienze e vissuti diversi che devono necessariamente imparare a convivere”. Come sottolinea Francesca Montiglio le difficoltà non mancano anche nella struttura realizzata dai Fatebenefratelli, ma come in tutte le comunità si affrontano volta per volta senza drammi particolari. La realtà di via Flero appare ben diversa da quel racconto che a volte fanno i media dei Cas come bombe a orologeria, pronte a esplodere da un momento all’altro. “Far convivere persone di provenienza diversa, che hanno esperienze e percorsi di formazione eterogenei, che professano credo diversi – continua Francesca Montiglio che condivide con altri 47 operatori la gestione dei 300 posti di cui il Cas è accreditato – non è facile, certo. Ma a differenza di quanto si tenta di fare la partita più difficile non è fare fronte alle richieste degli ospiti, ma dare risposta alla più banale delle domande: when?”. Quando? Ciò che angoscia e crea tensione fra gli ospiti del Pampuri (a pieno regime 150 in via Flero e altrettanti nella struttura dell’ex ospedale S.Orsola in città, ndr) sono i tempi indefiniti, il non sapere con certezza se e quando le loro istanze saranno accolte. Un “when”, ricorda ancora Francesca Montiglio, che diventa ancora più pesante da sopportare in realtà, come quelle dei Cas, in cui secondo la legge i richiedenti asilo dovrebbero soggiornare solo pochi giorni prima dell’approdo nelle strutture ordinarie di accoglienza o nei servizi degli enti locali, ma che in Italia sono diventati la modalità ordinaria di accoglienza.

Resilienza. Francesca Montiglio e lo staff del Pampuri sanno cos’è la resilienza e cercano di trasformare l’anomalia di un soggiorno troppo lungo in un’opportunità. Al di là delle 10 ore settimanali di frequenza scolastica che la legge impone per apprendere la lingua italiana, gli ospiti del Pampuri hanno modo di seguire laboratori di falegnameria, di scultura, piccoli percorsi di formazione agricola (con tanto di orto e di stalla, ndr) per acquisire le competenze base per un eventuale inserimento nel mondo del lavoro”. E in più... E in più, prima con il progetto “Bresciamytown” e in tempi più recenti con un protocollo d’intesa tra Prefetto, Comune e realtà del Terzo settore che consente il loro impiego in lavori socialmente utili, hanno la possibilità di uscire dal Pampuri per farsi conoscere da Brescia e dalla sua gente. Vedere gli ospiti del Pampuri all’opera in alcuni momenti di festa o nel Parco della Polveriera, a Casazza, nel parco di San Polo o lungo le vie della città, alle prese con interventi di decoro urbano per restituire alla città parte di quanto hanno ricevuto, consente di guardarli in faccia, di conoscerli, andare oltre giudizi stereotipati. “Questo non significa – afferma ancora Francesca Montiglio – essere ingenui e dire che tutti sono buoni e belli, ma imparare a conoscersi, scoprire che dietro la definizione di profugo o richiedente asilo ci sono storie (come quelle raccontate in queste pagine, ndr) che meritano di essere conosciute”. Perché non tutto è “feccia” e per comprenderlo basta una visita, sempre gradita, alla struttura di via Flero.

MASSIMO VENTURELLI 01 giu 2018 11:06