Guidami tu, luce gentile
Dalla frase di S. John Henry Newman, scelta per il Concorso presepi di Mcl, un approfondimento sul significato profondo del Natale
Della severa terribile giustizia divina traboccano le pagine dell’Antico Testamento. Nel deserto la sanzione per aver piegato le ginocchia davanti al vitello d’oro aveva visto una moltitudine di serpenti velenosi punire con la morte gli ingrati, sottratti nel mar Rosso all’ira del faraone. Già allora, tuttavia, il simulacro del serpente di metallo, innalzato a prefigurare un annuncio di salvezza, era stato il mezzo della clemenza del Padre per evitare l’incombente minaccia di morte sicura. Un anticipo della misericordia divina, la cui consolante novità avevano sperimentato nei gesti e nelle parole del Figlio i fortunati testimoni dei suoi giorni terreni lungo le strade della Palestina.
Atmosfera. Nell’inebriante atmosfera del discorso che risuonava tra le dolci pendici del monte, poi, agli operatori di misericordia Egli ne aveva garantito da subito una riserva patrimonializzata, da godersi già in terra in un anticipo di paradiso. Di misericordia aveva poi ricolmato il cuore e accarezzato il volto, rigato di lacrime calde e generose, di Pietro il rinnegatore. Dio giudice, dunque, e contemporaneamente misericordioso: questi i tratti che ci sono consueti del volto di Dio. La mitezza, che lo dipinge nella figura dell’agnello e il gesto di delicata tenerezza che usa rivolgendosi alla samaritana al pozzo di Giacobbe nell’annunciargli la straordinaria novità di Se stesso, il Messia, che lei stessa, gli confida, aspettava, sono profili che paiono sfocare e diluirsi nell’inadeguatezza della parola scritta e fin troppo detta, a tal punto che sorprende, nelle trepidanti parole del santo inglese, l’evocazione di una “gentilezza” di Dio.
Luce. Luce, per lui, in una definizione che, tuttavia, non lo dipinge, nella sua infinità potenza, come fonte di irradiazione quasi per inerzia di ogni cosa, ma che attivamente, con somma attenzione, garbo e discrezione, con amorevole cura e sollecitudine, insomma, con la più genuina e confortante gentilezza si prende cura di chi lo cerca e ancor più cerca e provvede per chi, smarrito, lo incrocia senza avvedersene, lasciandosi ogni momento in un processo senza fine innalzare sulla Croce. È l’esperienza vissuta dal santo cardinale e poeta convertito, attratto con forza inesorabile e “commosso” da Cristo, in una convergenza che solo la poesia sa descrivere, commuovendoci.
“Guidami tu, luce gentile,
attraverso il buio che mi circonda,
sii tu a condurmi!
…Così a lungo la tua forza mi ha benedetto, e certo
mi condurrà ancora,
landa dopo landa, palude dopo palude, oltre rupi e torrenti, finché la notte scemerà…”