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Brescia
13 apr 2024 09:09

Guardare all'Europa con occhi nuovi e attenti

Si avvicinano le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo previste in Italia l’8 e il 9 giugno. Si tratta di una tornata elettorale di grande importanza, anche se gli elettori vedono l’Europa e le sue istituzioni come qualcosa di lontano, come conferma in questa intervista Oscar Danilo Lancini, eurodeputato per la Lega Nord, che a Bruxelles fa parte del Gruppo Identità e Democrazia, e siede nelle commissioni per il commercio internazionale e nella delegazione per le relazioni con il Mercosur. E’ membro sostituto della Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e della Delegazione per le relazioni con i paesi del Sud-Est asiatico e l'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN).Quella che sta per terminare è la sua seconda legislatura europea, dove è arrivato 17 aprile 2018 a seguito delle dimissioni di Matteo Salvini, eletto senatore.

Che bilancio fa dell’esperienza che sta vivendo all’Europarlamento?

Si tratta di una esperienza estremamente importante, che mi ha fatto crescere. Quando sono arrivato nel 2018 ero convinto che l’Unione europea fosse un’istituzione da distruggere, da avversare. Oggi, a sei anni di distanza, ho cambiato completamente opinione e anche se l’Europa così com’è ha qualche problema che deve essere risolto, è una realtà a cui non è possibile rinunciare. Gli attuali scenari geopolitici si sono fatti talmente complicati da rendere impossibile al nostro, come a tanti altri Paesi, l’idea di poterli affrontare in solitaria. Imparare a fare gioco di squadra con gli altri Paesi Ue è l’unica via per tutelare l’Italia, garantirne la crescita e lo sviluppo su un piano politico ed economico. Diversamente siamo condannati alla marginalità e all’insignificanza. Le nostre aziende, senza l’Europa, non sarebbero in grado di competere sui mercati mondiali.

In Italia, dunque, non c’è ancora la percezione di quanto sia importante l’Europa?

L’Europa è importante e serve all’Italia, ma è necessario che il Paese nel suo insieme prenda coscienza di questa importanza. Devono prenderne atto sia la politica che i singoli cittadini. Per il cittadino l’Europa è ancora una realtà lontana, percepita più come limite che opportunità. Non c’è la consapevolezza di quanto le scelte operate dall’Unione di fatto si riverberino sulla vita di ciascuno di noi, e non sempre negativamente come si crede.


Si tratta di una difficoltà forse alimentata anche da una politica che tende a fare di quello europeo un contesto in cui trasferire contrasti e contrapposizioni nazionali…

Effettivamente la politica nazionale non sempre ha agito per far comprendere ai cittadini l’importanza e le ricadute delle scelte europee nella quotidianità. Non ha saputo o non ha voluto trasmettere ai cittadini elettori quelle conoscenze atte a far comprendere loro quanto sia importante l’Europa. Questo è stato un male perché ha impedito anche di approfittare delle opportunità che arrivano dall’Unione. Ho trascorso l’intera legislatura, con incontri e convegni, per far comprendere a imprenditori e amministratori locali quello che l’Europa ha da dare in termini di bandi, finanziamenti, risorse. E’ stata una attività intensa, portata avanti di pari passo con quella in aula.

Da questo punto di vista l’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi Ue?

Sì il nostro Paese da questo punto di vista paga un pesante ritardo che si traduce nella perdita di tante opportunità. Rispetto ad altre realtà dell’Unione l’Italia paga un deficit politico e culturale perché per troppi anni, complice anche la politica, ha permesso che si guardasse in modo troppo distratta all’Europa. Quanti sono i Comuni, al di là di quelli grandissimi, che possono contare nelle loro piante quante, tolte quelle di grandissime dimensioni, sono le realtà produttive che hanno al loro interno figure professionali capaci di cogliere le opportunità che l’Europa offre? Altri hanno saputo fare molto meglio, portando a casa risultati, in termini di risorse e opportunità veramente importanti.

Questo atteggiamento distratto nei confronti dell’Europa si fa sentire anche nel momento dell’assunzione delle scelte?

Sì, purtroppo sì. Ci sono scelte in cui la capacità di fare sistema tra deputati dello stesso Paese, cosa in cui come italiani non siam così bravi, si fa sentire. Mi permetto un solo esempio. L’Unione europea, nella sua azione a favore dell’ambiente, ha varato una legge per la messa al bando della plastica monouso. Scelta in linea di principio degna di lode. Pochi, pochissimi, sono però al corrente che si è trattato di una battaglia portata avanti dai Paese del nord Europa e che ha fatto pagare il prezzo più alto proprio al nostro Paese leader mondiale nella produzione della plastica monouso. Sono state molte le aziende italiane immolate sull’altare di questa svolta green. Non così è andata, invece, per i Paesi del Nord Europa, tra i maggiori produttori di quella carta che ha preso il posto della plastica. I loro rappresentanti hanno sostenuto in massa la decisione, dimenticando che per produrre carta servono alberi guarda caso abbondanti nei loro territori. Non tutti gli eurodeputati italiani, invece, hanno compreso i contraccolpi di questa scelta sul nostro sistema produttivo (che vanta eccellenze anche nella produzione della plastica, ndr). Lo stesso vale per la messa al bando dal 2035 del motore endotermico a vantaggio di quello elettrico. Anche questa scelta avrà pesanti ricadute sulla nostra economia.

Come ovviare a tutto questo?

Innanzitutto, invitando i cittadini a un maggiore interesse a quello che fa il parlamento europeo. Ci sono tutti gli strumenti per seguire da vicino le scelte adottate e l’atteggiamento dei singoli parlamentari rispetto alle stesse. In secondo luogo, sono convinto che sia ormai giunto il tempo in cui una volta arrivati a Bruxelles i rappresentanti italiani debbano dismettere le appartenenze politiche per lavorare insieme per far valere in Europa le ragioni nazionali. Anche le forze politiche, poi, devono assumere un atteggiamento nuovo nei confronti dell’Unione scegliendo chi candidare in base alle competenze, alle esperienze maturate, sulla reale disponibilità ad essere sempre presenti all’Europarlamento, ai lavori nelle commissioni, e non in base al solo risultato elettorale che nomi più o meno affascinanti possono conseguire. Un ultimo passaggio, per altro importantissimo, è quello della stabilità politica. E’ estremamente difficile rappresentare a Bruxelles un Paese che sino a oggi ha cambiato governi con una velocità vertiginosa.

13 apr 2024 09:09