Genitori preoccupati per il rientro
Incertezza e preoccupazione. Guardando al nuovo anno,“7 genitori su 10 dichiarano di avere preoccupazioni relative al rientro a scuola; la principale è data dall’incertezza circa le modalità di ripresa (60%), seguita dai rischi legati al mancato distanziamento fisico (51%) e quindi dalle possibili variazioni di orario di entrata/uscita da scuola che potrebbero non essere compatibili con gli impegni lavorativi dei genitori (37%), specialmente per i genitori di bambini di 4-6 anni (45%)”.In questo caso” i nonni, per chi li ha, tornano ad essere il pilastro del welfare familiare, per il 22% dei genitori intervistati”. Non solo: “Anche la rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, in particolare quelle con figli più piccoli: una scelta che però – confermando ancora una volta il gender gap del nostro Paese – ricadrebbe principalmente sulle madri (14%) più che sui padri (2%)”. Tra le principali preoccupazioni con cui le famiglie si trovano a fare i conti con la ripresa dell’anno scolastico emerge “anche l’apprensione legata alle difficoltà di apprendimento, dopo i lunghi mesi di lockdown e un’estate che non per tutti è stata l’occasione per recuperare il cosiddetto learning loss”. Non solo: “La preoccupazione per le condizioni economiche peggiorate negli ultimi mesi, si riflette anche sul rientro a scuola: 1 genitore su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre 2 genitori su 10, fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno”.
“Incertezza e preoccupazione sono i sentimenti con cui genitori e bambini affrontano la riapertura della scuola dopo il lungo lockdown che li ha tenuti lontani dalle aule a causa della pandemia di Covid-19”. Per quanto riguarda la ripresa della didattica, nel periodo tra il 4 e il 18 agosto, “il 66% dei genitori era a conoscenza della data di riapertura delle scuole, ma quasi 7 su 10 non avevano ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalle scuole dei propri figli sulle modalità organizzative e sulle norme comportamentali per il prossimo anno scolastico. Solo 1 genitore su 4 sapeva già se la classe del proprio figlio sarebbe stata divisa in gruppi”. Questo il quadro che emerge da una nuova ricerca “La scuola che verrà: attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”, che contiene anche una rilevazione condotta in esclusiva da Ipsos per Save the Children e che delinea la percezione dei genitori al momento della rilevazione (4-18 agosto), a pochi giorni dalla ripartenza del nuovo anno scolastico.
Problemi anche per i più piccoli. Nell’anno scolastico 2019/20, “un bambino su 2 di età compresa fra gli 1 e i 3 anni non ha frequentato alcun nido o servizio integrativo”. Tra quelli che hanno iscritto i propri figli al nido,“6 genitori su 10 si dichiarano preoccupati per l’inserimento, principalmente a causa dei rischi che potrebbero derivare dal mancato distanziamento fisico (67%) e più in generale dall’incertezza (66%) circa l’effettiva riapertura delle strutture (28%) e le modalità specifiche di inserimento (38%)”.La preoccupazione delle famiglie riguarda però anche la disponibilità di offerta di servizi per l’infanzia in futuro e gli investimenti pubblici in questo comparto. “È oggi più che mai fondamentale per la ripartenza, garantire l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia a tutti i bambini. Nonostante i bambini 0-2 anni siano stati formalmente inclusi nel sistema di istruzione, la rete di servizi educativi per questa fascia di età – a partire dagli asili nido pubblici – è del tutto inadeguata e in alcune regioni del Sud di fatto inesistente”, spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
“La povertà educativa – aggiunge – comincia sin dalla primissima infanzia
e per questo riteniamo sia fondamentale che venga fatto un investimento ambizioso per rafforzare questa rete, nell’ambito degli interventi che dovranno essere messi in campo con le risorse del Next Generation Eu”. Save the Children chiede che “il piano nazionale del Recovery Resilience Fund affronti alcuni nodi cruciali, tra cui la costruzione di una infrastruttura nazionale di servizi educativi per i bambini zero-due anni, assicurando entro il 2023, in tutte le regioni, l’accesso di almeno il 33% dei bambini e raggiungendo, entro il 2027, l’obiettivo del servizio educativo zero-sei come diritto per tutti i bambini”.
La scuola del futuro. “La scuola è il luogo dove si combatte, in prima linea, la battaglia contro la povertà educativa.L’obiettivo oggi da porsi non è tornare alla condizione pre-crisi, ma compiere un deciso passo in avanti sul diritto all’educazione di qualità per tutti, superando le gravi diseguaglianze che si sono consolidate in questi anni.Servono scuole sicure, aperte tutto il giorno, accoglienti verso chi affronta maggiori difficoltà e in grado di far fronte alle crisi presenti e future. La riapertura oggi è ancora piena di incertezze, ma è una sfida sulla quale occorre investire tutte le energie e le risorse”, sottolinea Milano, per la quale“un investimento sulla scuola deve consentire di garantire ed estendere il tempo pieno, assicurare le mense scolastiche, un numero sufficiente di docenti, di personale amministrativo, di dirigenti scolastici, avere a cuore la sicurezza e la qualità dei luoghi in cui bambini e ragazzi vanno per imparare, favorire nuove e più inclusive modalità di apprendimento, con spazi e tempi di partecipazione”.