Fibromialgia, questa sconosciuta
Si calcola che nel Bresciano ne soffra il 3% della popolazione, in gran parte donne, ma la malattia “non è riconosciuta dal sistema sanitario”
“La fibromilagia è una sindrome molto complessa che provoca dolori cronici diffusi nel corpo, diagnosticabili solo attraverso i tender points, ossia punti dolenti identificati dai reumatologi e che se premuti provocano dolori lancinanti. Purtroppo non esiste un vero e proprio esame di laboratorio per identificarla. Ed è questo il nostro problema. Se la malattia lasciasse segni ‘visibili’ sarebbe molto più facile ottenere il riconoscimento della patologia”. Potrebbero essere sufficienti queste poche parole di Alessandra Sandrini, vice presidente dell’associazione bresciana Artrite Reumatoide, con sede presso gli Spedali Civili di Brescia, dove opera lo specialista in reumatologia, il dott. Roberto Gorla, per comprendere la portata del problema. Nel Bresciano si calcola che ne soffra circa il 3% della popolazione, di cui il 99% sono donne. “La fibromialgia - continua - non è riconosciuta dal Sistema sanitario nazionale, ad eccezione del Trentino-Alto Adige”.
La patologia non può essere diagnosticata attraverso esami di laboratorio. È questo, a grandi linee, quanto viene asserito a giustificazione del mancato riconoscimento. Eppure la depressione, l’ansia e altre patologie, pur non essendo riscontrabili attraverso esami di laboratorio, vengono diagnosticate da specialisti. “Non capisco perché anche chi soffre di fibromialgia non possa ricevere lo stesso trattamento. Non chiediamo, nonostante tutto, la pensione di invalidità o chissà quale esenzione... Il nostro obiettivo è l’ottenimento di un equipe di medici specializzata che possa aiutare i malati in tempi brevi. La diagnosi, infatti, è molto tardiva, il 60 % dei malati riferisce di averla avuta dopo oltre 10 anni dall’esordio della malattia. “La Fibromialgia non toglie un’ora di vita, ma può avvelenare ogni ora della vita. La qualità di vita del paziente fibromialgico è peggiore di quella indotta da malattie considerate ben più gravi, quali l’artrosi, le artriti e le connettiviti. La convivenza cronica con dolore e stanchezza può provocare depressione e assenza di progettualità”, con pesanti ricadute sulla vita lavorativa e familiare. A dispetto delle promesse ottenute dalla politica, ancora poco, forse troppo poco, si è mosso: “Nonostante le numerose battaglie portate avanti nel corso di oltre 10 anni - ha chiosato Alessandra Sandrini - non si è ancora arrivati all’approvazione che dia al malato la dignità che gli spetta”.