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Brescia
09 nov 2024 19:57

Famedio 2024: Giosi Archetti, Cabra e Braghini

I nomi di padre Pier Giordano Cabra, Francesco Braghini e Giuseppina “Giosi” Archetti sono iscritti nel Famedio.

Durante la cerimonia, sabato 9 novembre, Chiara Milini (voce), Samantha Chieffallo (pianoforte) e Ilaria Giorgi (violoncello) hanno eseguito musiche tratte dal repertorio sacro e pagine di Ennio Morricone e Leonard Cohen. Le letture sono state a cura di Giuseppina Turra.

Tutti e tre hanno lasciato un’impronta indelebile. Se dovessimo individuare un legame tra le tre storie, senza dubbio potremmo scegliere la passione per il bene comune che ha animato tutte e tre le figure. Una passione esercitata in forme diverse: chi più strettamente nell’ambito della promozione artistico-culturale, chi nell’ambito pedagogico e musicale e chi nell’ambito teologico e filosofico. Proviamo a metterci in ascolto delle loro vite attraverso i profili redatti dalla Commissione consultiva per le onoranze al Famedio.

Giuseppina Giosi Archetti

Torinese, ma nata a Genova il 28 ottobre del 1934, Giuseppina «Giosi» Conte Archetti è morta all’età di 88 anni, il 14 giugno del 2023, nella sua casa di via Solferino. E’ stata una precorritrice dei tempi: studi e carriera nel mondo della tecnologia, alla quale tuttavia non ha mai consegnato tutta sé stessa, tutto il suo cuore e tutta la sua mente. Se infatti le donne che frequentavano e si laureavano negli anni Cinquanta in materie scientifiche erano rare, è ancora più raro, ma questo vale per qualsiasi tempo e per qualsiasi luogo, trovare una persona che come lei unisse a una formazione tecnica l’amore per le arti, la bellezza, la cultura umanistica. Laureata in fisica, è stata pioniera in territori che allora si cominciava solo ad esplorare, il mondo dei calcolatori, come all’inizio erano stati battezzati i computer, tanto mastodontici e ingombranti quanto oggi sono sempre più piccoli, financo tascabili. Un mondo che avrebbe cambiato le nostre vite. «Giosi», infatti, è stata tra le prime donne italiane a occuparsi di informatica negli anni Sessanta, collaborando all’automazione del reparto pneumatici della Pirelli e poi con la Ibm. Brescia arriva nella sua vita quando conosce il suo futuro marito, Alberto Archetti, e a Brescia la sua esperienza delle nuove tecnologie conoscerà una applicazione di grande importanza e utilità per la sua nuova città: partecipa alla realizzazione della piattaforma informatica dell’Asm da cui si svilupperà la meccanizzazione dell’anagrafe del Comune di Brescia. Il versante dell’arte e della cultura prendono il sopravvento, si può dire, dal decennio successivo, quando con il FAI (Fondo per l’ambiente italiano) sviluppa un rapporto articolato in due fasi: dopo l'attività alacre a favore del Fondo, nel 2007 fonda l’Associazione Amici del Fai, di cui diviene presidente fino al 2019. Non le era indifferente il fenomeno dell’immigrazione, così massiccio nella nostra provincia, dove le comunità di nuovi cittadini si andavano infoltendo in quegli anni, e al tema dell’inclusione Conte Archetti ha offerto una risposta con gli strumenti della cultura, convinta che senza conoscenza della cultura locale sia difficile raggiungere una vera integrazione. Di qui l’ideazione del progetto “FAI ponte tra culture”, partito da Brescia e poi diffuso a livello nazionale. È stata dal 2019 al 2022 membro del Consiglio di amministrazione di Fondazione della Comunità Bresciana, in seno alla quale nel 2006 aveva costituito, insieme alla famiglia, il Fondo in memoria del marito, Alberto Archetti, un Fondo dedicato alle nuove generazioni e finalizzato al sostegno di attività nell’ambito dell’istruzione, della ricerca e della valorizzazione di nuovi talenti, contribuendo a sostenere numerosissimi dottorati di ricerca.

Francesco Braghini

Insegnante, poeta, cantautore e divulgatore della cultura popolare, è nato a Brescia il 25 settembre del 1931, sesto di dodici figli. Francesco Braghini è cresciuto nel popoloso rione di Porta Milano, nel quartiere Mazzucchelli. Suo padre Oddone è stato un noto artista teatrale oratoriano e gli ha trasmesso fin da piccolo la passione per la musica e il dialetto. I tempi grami della guerra e dell'immediato periodo post-bellico lo costrinsero a lasciare presto la scuola. Nel 1948 è assunto alla Breda prima come apprendista e poi come operaio. Ma la voglia di studiare non viene meno. Da privatista si diploma maestro nel 1954 ed entra nel mondo della scuola elementare. Fin da ragazzo è un appassionato scout, un’esperienza iniziata con l’Oratorio della Pace, proseguita poi con il gruppo Brescia 2. Nel 1968 è tra i realizzatori del Parco di Piazzole e della connessa Fondazione San Giorgio. L'impegno sociale e civile lo vedono particolarmente attivo anche sul versante della scuola. Diventa sindacalista dei maestri, quindi direttore de "Il Maestro Bresciano" e collaboratore delle rivista "La Scuola", poi di "Tempo Sereno" e di "Animazione ed Espressione". Si iscrive all'università e si è laurea in Pedagogia passando, nel 1970, alla scuola media come docente di lettere.
Nel frattempo coltiva la sua passione per il dialetto, la poesia e la musica. “Sono un appassionato di musica popolare, del cielo stellato, della natura e della poesia dialettale “, ha scritto di sé. Attività, quella di scrittore e autore, che gli riservano non poche soddisfazioni personali. Tra i tanti riconoscimenti, vince il primo premio al concorso "Comune di Brescia" per una raccolta di leggende e proverbi bresciani nel 1965 e si aggiudica, nel 1977, il secondo premio a Lazise nel concorso di poesia dialettale "Certame Coronario Catulliano". Incide la sua prima musicassetta "Bressa me Bela Cità" nel 1980: la canzone che dà il titolo alla raccolta diviene presto una sorta di inno cittadino. Incide poi "Bressa Scundida" nel 1985, alla quale seguono "Le Storie del Nono" nel 1992, "Dialèt Mia Morer" nel 1994, "Enturen al Golem" nel 1996. Per i testi delle sue canzoni riceve due volte, nel 1981 e nel 1987, la medaglia d'oro al Premio "Berto Barbarani" di Lazise. Nel 1990 scrive la commedia musicale "'Na Storia Issé" e nel 1993, con Elena Alberti Nulli e Vittorio Soregaroli, dà vita al "Gesù" in dialetto bresciano, rappresentato al Teatro Grande. Francesco Braghini ricopre anche il ruolo di giurato del "Premio Broletto Città di Brescia". E alcuni suoi scritti sono contenuti nella Nuova Antologia del Dialetto Bresciano. Instancabile animatore di iniziative culturali, ha abitato prima in piazza del Foro e quindi al Villaggio Prealpino, dove si trasferì con la moglie Ernesta e i tre figli. Cantore dell’anima più autenticamente popolare di Brescia, è stato un testimone sincero e arguto, fedele fino all’ultimo allo spirito della Leonessa d'altri tempi. È morto l'11 giugno 2023, dopo una vita intensa e lasciando un vivido e diffuso ricordo.

Padre Pier Giordano Cabra

Originario di Gambara, dove nasce il 10 ottobre del 1932, Padre Pier Giordano Cabra, versatile, poliedrico e straordinario comunicatore, è stato capace di intercettare gli interessi e i sentimenti di molte persone e ai più diversi livelli e ambienti: dai poveri incontrati nel lungo viaggiare, ai consacrati e alle consacrate, agli intellettuali, alle autorità civili ed ecclesiali, alle persone semplici, a suo agio nelle assemblee solenni e importanti come nella quotidianità feriale. È stato interlocutore curioso e divertente ma sempre rispettoso, animatore arguto di ogni convivialità così come ascoltatore attento ed empatico di anime che a lui si aprivano con fiducia. Raramente un argomento lo trovava impreparato: dalla spiritualità alla filosofia, dall’arte alla musica, dallo sport alla storia della Chiesa. Laureato in Scienze Politiche, era capace di sintesi chiarificatrici anche delle questioni più complesse. Come ha scritto e raccontato tante volte, mentre era studente di agraria a Remedello qualcuno gli ha fatto scoprire la nostalgia dell’Assoluto, la gioia segreta che abita il cuore che si affida al mistero da cui tutto proviene e a cui tutto converge. Tre volte superiore generale della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth, ha diretto l’Editrice Queriniana dal 1957 al 1973: era dedito, con padre Rosino Gibellini, a rispondere alle sfide poste dal Concilio. Durante gli anni della sua direzione furono pubblicate le firme più importanti della teologia mondiale: da Küng a Rahner, da Ratzinger a Moltmann. È stato anche docente all’Università Pontificia Salesiana. Alla Congregazione di padre Piamarta ha dedicato molte riflessioni spirituali. È stato superiore nel tempo difficile della contestazione e del sorgere di molte proposte alternative alle forme tradizionali della vita consacrata. Ha amato la bellezza delle cime innevate, lo sport e l’amicizia, l’arte e la cultura come riflessione intelligente sulla vita degli uomini. Ha promosso le missioni in moltissime comunità religiose in Brasile, in Cile e in Angola. L’insegnamento più alto l’ha offerto nella malattia, sulla quale ha scherzato quasi fino alla fine continuando a pensare, a scrivere, a mantenere relazioni e corrispondenze, a circondarsi di amici. Lui, amante di camminate interminabili per i sentieri di montagne che conosceva tutte per nome, è stato provato duramente dalla progressiva impossibilità di muoversi in modo adeguato e addirittura di esprimersi. Cantore della bellezza del cielo, si è concentrato sempre più sul sogno di una vita futura, che diventava sempre più realtà desiderata e testimoniata. E’ morto a Brescia il 2 novembre del 2023.

09 nov 2024 19:57