Emanuele Severino, l'uomo della ricerca
Vasto cordiglio ha suscitato la notizia, data ad esequie celebrate, della scomparsa del filosofo. Avrebbe compiuto 91 anni il 26 febbraio. Il cordoglio della città e del mondo della cultura. Il ricordo del premier Conte che, a Brescia nei mesi scorsi per impegni ufficiali, volle incontrarlo
L’annuncio della morte è stato dato ieri, a quattro giorni dalla scorsa e a esequie già celebrate. Il filosofo Emanuele Severino è scomparso nella sua casa di Brescia il 17 gennaio; avrebbe compiuto i 91 anni il 26 febbraio. Laureato in filosofia all'Università di Pavia nel 1950 con una tesi su “Heidegger e la metafisica”, dal 1954 al 1969 ha insegnato all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I libri pubblicati in quegli anni suscitarono vivaci discussioni in ambito accademico e nella Chiesa, tanto che il suo sistema filosofico fu definito ufficialmente incompatibile con il cristianesimo. Per questo lasciò l'ateneo fondato da padre Gemelli per passare a Ca' Foscari di Venezia, dove fu tra i fondatori della Facoltà di Lettere e Filosofia. Severino, però, non ha mai concepito questo allontanamento come un torto. Nel corso di un’intervista realizzata da Monica Mondo e andata in onda nel maggio dello scorso anno su Tv 2000 rigettò l’idea di sentirsi “vittima” del potere ecclesiastico. “Sono il primo io a riconoscere – rispondeva a una domanda della giornalista - che in una università cattolica i professori devono sottostare a una prospettiva per la quale l'università è cattolica, e quando ho incominciato a maturare il mio modo di pensare, ho capito subito che avrei dovuto lasciare quell'università”. L'ultimo suo incarico fu all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Pensatore originale e tra i più autorevoli del Novecento italiano, ha incontrato grandi apprezzamenti e suscitato dibattiti nella comunità intellettuale. Il nucleo del suo pensiero risiede nel ritorno alla posizione di Parmenide, con l'affermazione che il divenire non esiste, le cose non nascono dal nulla né ritornano nel nulla, sono invece eterne. Questa sua convinzione, argomentata in molte opere lungo i decenni, gli faceva considerare l'intera storia recente della filosofia come una variazione sul tema del nichilismo (quello appunto che accetta il divenire dell'essere). Di qui anche il rifiuto filosofico della concezione di Dio proposto dalla religione cristiana.
La notizia della morte di Severino ha suscitato una vasta eco. Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono e la Giunta comunale hanno affidato il loro cordoglio a un comunicato stampa.“Sono molto dispiaciuto, - sono le parole del Sindaco - questa notizia mi colpisce a livello personale e per il mio ruolo di primo cittadino. È scomparso un grande pensatore, uno dei più importanti filosofi del pensiero occidentale, ma anche un uomo dal carattere forte e coraggioso, capace di portare avanti le proprie idee con forza e libertà. Severino amava profondamente Brescia, una città che non ha mai lasciato e alla quale ha dimostrato più volte il proprio attaccamento. Questo non gli ha comunque impedito di farsi conoscere a livello mondiale, di diventare un punto di riferimento per generazioni di studiosi, il suo pensiero è diventato uno stimolo per il dibattito filosofico ed epistemologico a livello nazionale e internazionale”. “Brescia”, conclude Del Bono, “ha perso un importante tassello della sua storia, l’assenza di Emanuele Severino è incolmabile, ma sono certo che il suo pensiero e le sue opere continueranno a lungo a ispirarci e interrogarci, anche grazie al prezioso lavoro dell’Ases, l’associazione di studi nata in suo nome poco tempo fa. Non mancheranno occasioni di riflessione, come il convegno internazionale della scorsa primavera, e penseremo a organizzare un appuntamento per ricordare questo grande filosofo bresciano”.
In questo momento di dolore sindaco e Giunta si stringono intorno ai famigliari e agli amici di Emanuele Severino, certi di rappresentare l’affetto dell’intera città.
“Mi mancherà, incontrarlo era sempre emozionante”, ha aggiunto invece la vicesindaco Laura Castelletti. “Severino è stato un maestro del pensiero e un uomo generoso, come conferma la decisione, avvenuta nelle scorse settimane, di depositare i libri della sua biblioteca privata presso la Queriniana, per metterli a disposizione del pubblico.”.
Espressioni di cordoglio e vicinanza alla famiglia sono pubblicamente giunte anche dai vertici del Ctb, dalla presidente Camilla Baresani Varini, dal Cda, dal direttore Gian Mario Bandera, del consulente artistico Franco Branciaroli: “Il paradosso della morte di un eccelso filosofo, che ha messo al centro del suo pensiero l’impossibilità della morte- si legge in una nota stampa del Ctb -, è di per sé un motivo di riflessione e approfondimento: evidenzia l’immortalità dello spirito dell’uomo. Abbiamo a tal punto apprezzato e condiviso le riflessioni di Emanuele Severino che il nostro teatro, il Centro Teatrale Bresciano, ha celebrato meno di un anno fa il novantesimo compleanno di un simile e imprescindibile pensatore. Emanuele Severino è eterno, continua a essere con noi”.
"Un lombardo che ha scritto la storia della filosofia e della cultura di buona parte del Novecento nel nostro Paese. Stimatissimo anche oltre i confini nazionali, da presidente del Consiglio regionale ho avuto l'onore e il piacere di insignirlo del 'Sigillo Longobardo', onorificenza quantomai opportuna e meritata". Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha ricordato così il filosofo scomparso.
Anche il premier Giuseppe Conte, che in occasione di una sa visita a Brescia nei mesi scorsi, volle, tra gli impegni ufficiali, ritagliare uno spazio privato per una visita al filosofo, ha postato sulla sua pagina Facebook parole di cordoglio. “La notizia della morte del filosofo Emanuele Severino – scrive il presidente del consiglio - mi rattrista profondamente. Scompare un grande pensatore, di caratura internazionale, che ha saputo esprimere una forte originalità di pensiero. I suoi scritti testimoniano una cultura e una versatilità eccezionali: tessono le trame di un profondo dialogo della filosofia con l’arte, la scienza, il diritto, la politica, la musica, la poesia. Alcuni mesi or sono ebbi l’onore di fargli visita, a casa sua, a Brescia. Serbo ancora vivo il ricordo di questo incontro e della sua generosa disponibilità, da cui nacque la conversazione che di seguito vi ripropongo, onorandone la memoria”.
“Per noi bresciani – scrive questa mattina mons. Gabriele Filippini, responsabile diocesano per la cultura – rimane un dovere ricordare Severino, non soltanto come il filosofo del nulla, ma anche come l’uomo che sapeva cercare, interrogare, dialogare, ascoltare. E in questa sua inquieta ricerca non mancarono nobili amicizie con sacerdoti e laici esponenti del cattolicesimo bresciano”.