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Brescia
di MARINA BERLINGHIERI 23 lug 2020 07:35

Dopo il fondo il piano di rilancio

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All'indomani del Consiglio europeo che ha varato il Recovery Fund che darà all'Italia 209 miliardi di euro per fare fronte alle conseguenze economiche del Covid, Marina Berlinghieri (Pd), vicepresidente della Commissione per le politiche europee della Camera spiega il percorso a cui ora è chiamata l'Italia

La crisi sanitaria generata dalla pandemia globale, oltre ad aver evidenziato le criticità dei sistemi sanitari europei, sta manifestando i suoi effetti economici nella sua interezza. Di fronte a un’emergenza - e a una crisi - di tale portata, la risposta delle istituzioni Europee non si è fatta attendere: i Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea hanno incaricato la Commissione di presentare una proposta di un Fondo per la ripresa all’altezza delle sfide che stiamo affrontando.

La proposta presentata dalla Commissione europea - su cui hanno trovato accordo i capi di governo durante l’ultimo Consiglio Europeo - si pone l’obiettivo di alimentare un'equa ripresa socioeconomica, riparare e rivitalizzare il mercato unico, garantire condizioni di parità e sostenere gli investimenti urgenti, in particolare nelle transizioni verde e digitale, che detengono la chiave della prosperità futura dell'Europa.

Si propone dunque di intervenire nel breve periodo per evitare effetti asimmetrici di una crisi simmetrica e, contemporaneamente, sostenere gli investimenti in progetti di lungo periodo, riconoscendo che conseguenze economiche asimmetriche degli Stati membri rischiano di compromettere gli sforzi di convergenza compiuti dall'Ue e di provocare distorsioni nel mercato unico.

Il piano costituisce una svolta europea importante; prevede che la Commissione vada sui mercati per reperire risorse comuni finalizzate a progetti di investimenti e crescita. La decisione è senza precedenti perché segna un’importante apertura a uno strumento di politica fiscale europea basato su un principio di intervento finanziario comune. Nel percorso negoziale l’Italia ha svolto un ruolo fondamentale. Siamo stati il primo Paese a vivere la crisi pandemica e siamo stati i primi, tra gli Stati membri, ad insistere sulla gravità di una crisi che non sarebbe stata solo sanitaria ma anche economica.

Abbiamo lavorato per chiedere fin da subito misure più ambiziose per creare uno strumento di debito comune, di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza, per garantire la disponibilità di risorse raccolte sui mercati. Una soluzione ambiziosa, equilibrata tra prestiti e sussidi, con un anticipo di una parte delle risorse con l’obiettivo di tutelare l’impianto complessivo del mercato interno e la sua capacità di reagire ad una crisi con pesanti ripercussioni su tutta la comunità europea. Il nostro Paese riceverà più prestiti di quanto inizialmente previsto; l’ammontare dei trasferimenti è di circa 80 miliardi. Aumentano i prestiti da 90 a 120 miliardi. L’erogazione di questi fondi sarà vincolata a un percorso e a obiettivi stringenti. Occorrerà presentare entro il 15 ottobre un piano - molto dettagliato - alla Commissione europea, che attribuirà una valutazione basata su questi criteri: l’attinenza alle indicazioni delle Raccomandazioni Paese del Semestre europeo; l’impegno su digitale e green; un impatto duraturo; un contributo fattivo per crescita e lavoro, per mitigare impatto della crisi e a rafforzare coesione economica, sociale e territoriale; che l’ammontare richiesto sia in linea con gli obiettivi proposti; che il piano contenga dettagli e misure che si intendano intraprendere per eseguirlo. I Fondi europei per la ripresa finanzieranno riforme e investimenti pubblici; i criteri di condizionalità saranno linee guida per fare in modo che le risorse non vadano sprecate e possano davvero aiutare i singoli Paesi a ripartire con strategie di sviluppo socioeconomico adeguate.

E’ bene ricordare che solo a marzo scorso, l’ipotesi di un fondo comune non esisteva e attraverso un’azione determinata del nostro Paese, insieme ad altri Stati membri (Francia, Germania, Spagna) e alle Istituzioni europee, si è arrivati a coagulare una proposta concreta, equilibrata che va incontro agli interessi di tutti gli Stati membri, superando le retoriche contrapposizioni tra Nord e Sud e Est e Ovest.

C’è in tutti noi la consapevolezza che il percorso è ancora accidentato. E’ dunque molto importante lavorare affinché il piano nazionale che presenteremo per la ripresa rafforzi la resilienza della nostra economia attraverso investimenti strategici a sostegno delle imprese, aumenti le opportunità di lavoro e le competenze per mitigare l'impatto della crisi sui lavoratori, sui consumatori e sulle famiglie partendo da programmi ambiziosi per realizzare la transizione verde e accelerare l’innovazione digitale.

Tutti gli sforzi per la ripresa devono essere caratterizzati da riforme e programmazione allineate agli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali, agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, all'obiettivo dell'uguaglianza di genere, in modo da garantire che la ripresa rafforzi la coesione territoriale e la competitività, affronti le disuguaglianze sociali ed economiche e risponda alle esigenze di quanti sono stati maggiormente colpiti dalla crisi, come le donne, i giovani, le minoranze e coloro che si trovano sulla soglia di povertà o al di sotto di essa.Per realizzare tutto questo e consentire al nostro Paese una ripresa veloce e duratura nel tempo, bisogna fare in modo che gli asset finanziati possano generare leve di sviluppo economico.

Fuor di metafora, io penso che vadano evitati sussidi a pioggia, finiti i quali ci si ritrova nella situazione di partenza.Dobbiamo essere consapevoli che uno dei nostri punti deboli è proprio l’utilizzo delle risorse per obiettivi; i criteri di erogazione saranno molto utili per definire piani efficaci per la ripresa.

Ai cittadini colpiti duramente dalla pandemia le istituzioni europee hanno dato risposte rapide e precise superando vecchi schemi e costruendo alleanze che hanno consentito di sbloccare una situazione complicata.Adesso bisogna con urgenza predisporre il piano di ripresa nazionale che ci consenta di far fronte alle priorità nei settori della sanità, ambiente, difesa, sicurezza. ricerca, innovazione, infrastrutture, digitale.

Consapevoli di essere a un bivio della storia, abbiamo la responsabilità di affrontare questo momento evitando inutili discussioni ideologiche su questioni che richiedono invece lucida analisi della situazione e scelte strategiche lungimiranti.

MARINA BERLINGHIERI 23 lug 2020 07:35