Donare per salvare tante vite
A sei mesi dall’inizio della campagna per la donazione del plasma iperimmune i dati sono soddisfacenti. È quanto emerge dall’analisi compiuta da Avis Lombardia nelle cui unità provinciali sono state raccolte 6mila sacche. “L’entusiasmo con cui i nostri associati hanno accolto la richiesta – afferma il presidente, Oscar Bianchi – è un segnale forte di come questa pandemia stia cambiando il nostro quotidiano e di come la donazione sia preziosa, sempre. Il dono costante e periodico di un donatore è sempre fondamentale per salvare vite umane”.
Battaglia. Anche contro il Covid-19 la battaglia si può vincere solo insieme, in stretta collaborazione tra Avis e Ospedali, a cui spetta ritipizzare il plasma raccolto. “Le unità di raccolta – spiega il direttore sanitario, Giuseppe Cambiè – proseguono nell’impegno di fornire agli ospedali il plasma raccolto dai donatori che ha le giuste caratteristiche per essere somministrato ai pazienti affetti da Coronavirus. Abbiamo avuto una raccolta che va di pari passo all’andamento del contagio: dopo aver avuto dai donatori una risposta molto positiva all’avvio del progetto, nei mesi successivi, nel periodo estivo, la ricerca degli anticorpi ha avuto una minore percentuale di successo, in linea con la diminuzione dei contagi e con la minor circolazione del virus. Ora, la diffusione del virus è aumentata in modo preoccupante, causando un incremento del numero dei contagi e di conseguenza ci aspettiamo una nuova risposta. Il nostro modello può essere uno strumento importante per affrontare le conseguenze di una nuova ondata”. Tra le città più colpite nella prima ondata, Bergamo, Brescia e Cremona hanno aderito convintamente alla raccolta del plasma iperimmune. “Anche il territorio di Brescia – racconta il direttore sanitario Avis Provinciale Brescia, Germana Zana – ha aderito al progetto regionale per la raccolta del plasma iperimmune, rivolgendosi ai donatori periodici di plasmaferesi. Ha aderito circa il 35% dei donatori e di questi il 6,5% aveva il titolo anticorpale idoneo per partecipare al progetto. Nella nostra provincia la raccolta di plasma è in carico alle strutture ospedaliere, quindi l’organizzazione del progetto del plasma iperimmune si è basata sulla sinergia con i servizi di immunoematologia e medicina trasfusionale. Un ringraziamento va a tutti i direttori sanitari e dei centri trasfusionali, ai dirigenti associativi e ai donatori, senza i quali nulla sarebbe stato possibile”. A Bergamo il progetto è attivo da agosto. “Nei primi 3 mesi – precisa il direttore sanitario, Barbara Giussani – sono stati reclutati oltre 1.400 donatori già periodici di plasma, tra questi il 22% sono risultati avere anticorpi. Tra gli immunizzati il 40% ha un titolo anticorpale elevato considerato iperimmune e sono stati quindi considerati idonei per il dono di questo prezioso emocomponente ed hanno già donato più volte”. Nel territorio di Cremona, circa il 15% dei donatori abituali di plasma ha sviluppato gli anticorpi anti Covid-19. “Ciò conferma – dichiara il direttore sanitario, Riccardo Merli – che l’incidenza del Covid continua a essere alta in uno dei territori già tra i più colpiti dalla prima ondata. La richiesta negli ospedali locali è in continua crescita così come la necessità di reperire una maggiore disponibilità di plasma iperimmune. Siamo quindi al lavoro per lanciare una nuova campagna di reclutamento tra i donatori guariti”. Gli sforzi compiuti in questa campagna dimostrano come il ruolo di Avis sia fondamentale non solo per la raccolta in sé del plasma ma anche per la ricerca scientifica e lo studio di Covid-19. “Lo sforzo compiuto – conclude il presidente nazionale Avis, Gianpietro Briola – è lodevole e deve continuare. Il lavoro in sinergia tra associazioni, istituzioni e professionisti produrrà grandi risultati”.