Don Rosario Graziotti si presenta
Dopo l’estate la parrocchia di San Bartolomeo, nella zona nord della città, accoglierà il suo nuovo parroco, don Rosario Graziotti
Dopo l’estate la parrocchia di San Bartolomeo, nella zona nord della città, accoglierà il suo nuovo parroco, don Rosario Graziotti. Nei mesi scorsi, infatti, la comunità parrocchiale ha salutato e ringraziato don Angelo Cretti, che l’ha guidata per ben quindici anni e si prepara ora ad accogliere il nuovo pastore che il Vescovo ha scelto per lei. Nato a Brescia il 23 settembre del 1974, don Rosario è originario della parrocchia di Muratello di Nave, ed è stato ordinato sacerdote il 12 giugno del 1999. Il suo ministero sacerdotale ha preso quindi il via come curato della parrocchia di San Giacomo, in città, dal 1999 al 2006; in seguito don Graziotti è stato curato a Bovezzo, dal 2006 al 2016 e, da circa un triennio, è vicario parrocchiale a Calcinato, all’interno dell’Unità Pastorale costituita dal paese con Calcinatello e Ponte S. Marco.
Cosa ha imparato in questi anni di ministero sacerdotale?
In questi primi vent’anni da sacerdote, ho certamente imparato che il punto di riferimento fondamentale nella vita di ogni persona non può che essere il Signore. Inoltre ho compreso bene l’importanza di costruire ciò che ci circonda con l’aiuto e il supporto degli altri, sentendoci parte di una comunità più grande.
Quali sono le attenzioni pastorali sulle quali vuole insistere?
Certamente, come già detto, vorrei inserirmi come guida della mia nuova comunità nell’ottica di una continuità con quanto già fatto dai miei predecessori e con la voglia di collaborare con tutti per il bene della nostra parrocchia. Vorrei inoltre che, attraverso il mio ministero, giungesse ad ognuno l’annuncio semplice del Vangelo che porta Speranza ad ogni cuore.
Quanto è rimasto sorpreso dall’ascolto dei giovani in questi anni da vicario parrocchiale?
In questi anni trascorsi accanto ai giovani, all’interno di tre diversi oratori, ho visto quanto bambini ed adolescenti abbiano sempre maggior bisogno d’essenzialità. A loro, che sono il nostro futuro, bisognerebbe dare sempre più attenzione, senza nulla togliere ad altre categorie, come adulti ed anziani. Ai giovani d’oggi, meno legati agli aspetti più tradizionalisti della Chiesa, potrebbe bastare la guida di qualcuno che mostri loro una Chiesa gioiosa dove regna serenità e collaborazione, per esser pronti a farsi portatori del Vangelo nella vita quotidiana.
Cosa è stato determinante nella sua scelta vocazionale?
Quando sono entrato in seminario, nel 1985, ero ancora un bambino. Avevo infatti soltanto 11 anni. Ciò che mi aveva condotto su questa strada, era stata sicuramente la chiamata del Signore, che aveva operato facendomi incontrare numerose persone, sacerdoti e laici che avevano lasciato in me significativi doni, mostrandomi con la loro vita cosa significasse fidarsi davvero del Signore e affidarsi a Lui. Senza dubbio tra queste persone ci furono i salesiani del mio paese d’origine, Nave. Giorno dopo giorno, attraverso la preghiera e le esperienze vissute, imparai a lasciarmi condurre da Cristo che mi portò all’ordinazione sacerdotale e cambiò la mia vita.
C’è un brano del Vangelo o l’esempio di un Santo che l’ha accompagnata in questi anni?
La Parola del Signore mi accompagna sempre: se dovessi pensare ad un brano che, in questi anni mi ha particolarmente colpito, mi viene in mente il racconto dell’incontro tra Gesù Risorto e i Discepoli di Emmaus, laddove il Signore ci vuol dire che, anche se non sempre i nostri occhi e il nostro cuore sono in grado di riconoscerlo subito, Lui è accanto a noi e mai ci abbandona. Tra i Santi che più mi stanno a cuore, c’è invece, sicuramente, San Francesco d’Assisi di cui ho sempre apprezzato lo stile di vita povero ed essenziale.
Cosa vorrebbe dire ai suoi nuovi parrocchiani?
A loro vorrei dire di fidarsi del Signore: è Lui, infatti, che guida la nostra vita e che ci dona gli strumenti adatti per affrontare qualsiasi prova.