Don Manenti: Tutto parte da Cristo
Don Roberto Manenti, nuovo parroco di Urago Mella, Divin Redentore e Santa Giovanna Antida, si racconta
Don Roberto Manenti è il nuovo coordinatore dell’Unità Patorale Don Giacomo Vender e parroco di Urago Mella, Divin Redentore e Santa Giovanna Antida. Classe 1965, originario della parrocchia del Violino e ordinato nel 2000 (è una vocazione adulta), nel corso del suo ministero è stato curato a Cologne dal 2000 al 2007 e successivamente a Ospitaletto.
Per lei, don Roberto, è un ritorno alla città che le ha dato i natali. Con quale stato d’animo si prepara a vivere questa nuova esperienza, la prima da parroco?
Sicuramente è un’esperienza importante e una scommessa: essere coordinatore di un’unità pastorale e parroco di tre parrocchie sarà sicuramente tosta. Io sono contento, l’ovest dell’Oltremella è la mia terra quindi è davvero una sorta di ritorno a casa. Mi metto al servizio del Signore e della gente di queste comunità.
La sua è stata una vocazione adulta, è stato ordinato all’età di 35 anni.
Sono un perito elettronico. Ho lavorato nel settore per circa sette anni. In questo periodo, ho maturato la mia vocazione. Ritengo che il Signore mi abbia chiamato attraverso l’esperienza di vita che ho fatto, e unendola al mio cammino spirituale. Sono stato inizialmente a Cologne, dove mi sono trovato molto bene, è il percorso si è rivelato molto forte e, nello stesso tempo, significativo. Poi sono stato a Ospitaletto per dodici anni dove, come curato secondo, ho seguito la comunità facendo quello che serviva. Adesso si presenta questa nuova avventura e dico: “Avanti!”.
Cosa è stato determinante nel suo cammino sacerdotale? C’è qualche figura di riferimento alla quale si è affidato?
Sono legato ai santi bresciani, ritengo che la loro intercessione sia davvero forte. Mi sono affidato a loro: Maria Crocifissa di Rosa, Arcangelo Tadini… Figure che sono state un esempio soprattutto nella loro dedizione pastorale e al Signore, ma anche dal punto di vista spirituale. Mi hanno poi certo accompagnato le figure dei miei parroci, dei curati, delle persone che ho incontrato e dei tanti laici che mi hanno dato testimonianza di una fede molto profonda. Ho fatto esperienza anche nell’Azione Cattolica, momento che si è rivelato concretamente significativo dal punto di vista educativo. Ho ricevuto davvero tanto e spero di poter ricambiare dando a mia volta qualcosa.
Nel suo nuovo cammino pastorale sarà chiamato a coordinare più parrocchie e quindi tante persone. Secondo lei, da dove bisogna partire, pur sapendo che è una realtà che già da alcuni anni è stata costituita e collabora insieme?
Il punto di partenza ovviamente è sempre Gesù Cristo. Dal punto di vista pastorale credo che un buon punto d’inizio sia il cercare di creare collaborazione e unità, mantenendo però una certa diversità e distinzione delle parrocchie, nel rispetto della storia di ciascuno. È logico che una persona che ha fatto esperienza nella sua parrocchia, al di là dei campanilismi e delle gelosie, porti con sé un bagaglio di vissuto unico e irripetibile e che questo vada rispettato. Essere unità pastorale non significa annullare le differenze, ma fare in modo che le differenza diventino una ricchezza e una risorsa. Quello che sarà il vero punto di partenza lo decideremo insieme ai consigli pastorali e alla gente che incontrerò giorno dopo giorno. Non parto con chissà quali progetti ma con l’obiettivo chiaro di costruire insieme questa strada.
C’è un versetto del Vangelo che l’ha accompagnata in questi anni?
Sono tanti i Santi che mi hanno accompagnato. Penso anche alla figura di San Paolo che, dal punto di vista pastorale, mi dice tanto. C’è un verso del Nuovo Testamento, nella prima lettera di Giovanni, capitolo 4 che recita “Dio è amore” e questo penso sia davvero il fulcro di tutto. Significa imparare da Lui cosa voglia dire amare, sapersi dare fino in fondo e vivere l’eucarestia in maniera forte ed essere dono come cifra della propria esistenza.