Cristicchi - Franciscus per ritrovare umanità
L'artista romano è in scena sino a domenica 12 novembre al Teatro Sociale di Brescia con uno spettacolo sul Santo di Assisi che parla all’oggi
Simone Cristicchi ha ancora una volta conquistato il pubblico bresciano, come dimostra il calore con cui ha accolto il debutto nazionale, il 7 novembre scorso, di “Franciscus, il folle che parla agli uccelli”, sino al 12 novembre in scena al Sociale per la stagione di prosa del Ctb. Lo spettacolo è una nuova produzione del Centro Teatrale Bresciano e di Accademia Perduta Romagna Teatri. L’artista romano si gode, come conferma in questa intervista, l’accoglienza che i bresciani stanno riservando alla sua ultima fatica.
Ancora una volta ha conquistato il pubblico bresciano...
Sì, direi proprio di sì, ed è stata una piacevole sorpresa, così come lo è stata l’anteprima della scorsa settimana a Bagnacavallo. Ogni sera mi stupisce la grande attenzione con cui il pubblico segue per tutta la durata lo spettacolo. In queste sere non vedo brillare nel buio della sala il display di un solo smartphone. Il calore che il pubblico dimostra alla fine dello spettacolo mi ripaga dell’impegno di un anno intero dedicato alla preparazione di “Franciscus”.
Come è nata la passione per la figura di Francesco?
Quella per il Santo di Assisi fa parte di una passione più ampia per la spiritualità e l’interiorità che nel corso degli anni ha ispirato molti dei miei spettacoli, non ultimo quello sul Paradiso di Dante. Francesco, poi, è uno di quei maestri che affascinano. Ho cercato di prendere alcune tematiche che hanno segnato la sua vita per riportarle nel mondo attuale, organizzandole in una sorta di piccolo vademecum per aiutarci a ritrovare l’umanità perduta, ma che c’è nel fondo di ognuno.
Qual è la dimensione più vicina ai nostri giorni di questo “folle che parlava agli uccelli”?
Dal mio punto di vista è l’invito di Francesco a spogliarci del superfluo di quello che c’è di sovrabbondante nelle nostre vite, non soltanto da un punto di vista materiale, ma anche, o soprattutto, di ciò che c’è di troppo e di fasullo nelle nostre relazioni, nelle nostre comunicazioni, nella fiducia quasi cieca che abbiamo nei social che spesso ci porta ad allontanarci da noi stessi e dalla verità. C’è poi l’invito a essere uomini e donne di pace, perché stiamo assistendo inermi a uno spettacolo di morte, al quale dobbiamo reagire ricordandoci che, nel fondo di ogni uomo e di ogni donna, c’è una umanità che non è guerrafondaia.
Se Francesco tornasse oggi che accoglienza troverebbe?
Lo spettacolo si apre proprio con questa domanda: oggi sapremmo riconoscere Francesco? Se uno come il santo di Assisi camminasse per le nostre strade, su quale accoglienza potrebbe contare? Probabilmente se non facesse ricorso ai social passerebbe inosservato. Ma nello stesso tempo potrebbe essere visto come una sorta di artista che gira il Paese in tournée con il suo spettacolo gratuito, aperto a tutti, recitato nelle piazze e nelle strade delle nostre città. Uno spettacolo che mette al centro il racconto del Vangelo.
Brescia l’ha applaudita con lo spettacolo “Il secondo figlio di Dio” sulla vicenda di David Lazzaretti, un altro folle. Ci sono contatti tra queste due figure?
Sì e non solo perché Lazzaretti si rifaceva al terz’ordine francescano. Sono stati, pur con connotazioni diverse, due mistici, due persone che avevano visioni profetiche. Entrambi hanno dovuto misurarsi con esperienze molto dure e con l’accusa di eresia, anche se con esiti diversi, perché Lazzaretti l’ha pagata con la vita.
Per finire, cos’è “Franciscus”?
Quello che porto in scena è a tutti gli effetti un musical, con la più bella scenografia (realizzata da Giacomo Andrico, ndr) mai avuta per i miei spettacoli, è quasi da opera lirica. In questo contesto, sulla scena, si alternano due personaggi (entrambi interpretati da Cristicchi, ndr): quello di Simone e quello di Cencio, un personaggio completamente calato nella Assisi del 1200. Cencio è un testimone diretto della vicenda di Francesco e dà voce, anche con momenti comici, a una lettura critica della sua storia. È la voce di chi nel 1200 ha messo in dubbio le scelte e l’operato di Francesco. È la voce di chi, forse, farebbe lo stesso anche al giorno d’oggi.