lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di REDAZIONE 18 mar 2025 07:14

Cosa abbiamo imparato dal Covid?

Ascolta

Sono passati cinque anni dalla drammatica sfilata dei camion dell’Esercito che trasportavano le bare dei morti di Covid fuori dalla città di Bergamo. Era il 18 marzo del 2020, la pandemia infuriava anche a Brescia e gli ospedali cittadini, in primis l’ospedale Civile (900 posti Covid su 1200 letti complessivi) accoglievano un numero straordinario di malati Covid. Per non dimenticare quella tragedia collettiva, che ha profondamente segnato i territori di Brescia e di Bergamo nel primo scorcio del 2020, è stata istituita la Giornata Nazionale in memoria delle vittime del Covid-19, che si celebra ogni anno il 18 marzo.

A cinque anni di distanza l’Ordine dei Medici di Brescia ricorda lo straordinario impegno dei medici bresciani, che in ospedale e sul territorio sono stati un argine fondamentale – pur con i mezzi allora disponibili – nel far fronte all’emergenza pandemica. I medici in quei mesi si sono trovati ad affrontare un virus e una malattia sconosciuti “a mani nude”, scontando la mancanza di dispositivi di protezione individuale, l’assenza di chiare indicazioni di strategie cliniche e la difficoltà nel poter fare diagnosi tempestive (con tamponi e sierologia). In ospedale i medici, con tutti gli altri operatori sanitari, si sono spesi senza limiti nel cercare di salvare quante più vite possibile, mentre sul territorio, secondo le stime elaborate dall’Ordine, nella fase più drammatica della pandemia i medici di medicina generale bresciani hanno assistito con triage, monitoraggio telefonico e a domicilio dai 30.000 ai 45.000 pazienti con sintomatologia Covid.

Un impegno che ha coinvolto i medici non solo a livello professionale, ma anche personale, se si considera che quasi la metà dei medici intervistati nel sondaggio dell’Ordine realizzato nel maggio 2020 (cui ha partecipato il 24% degli iscritti) ha dichiarato di avere avuto sintomi chiaramente o parzialmente ascrivibili a Covid-19, con gli ospedalieri e i medici di medicina generale tra i più colpiti. Anche il coinvolgimento emotivo e lo stress dei medici di fronte alla pandemia sono stati elevati, con sentimenti dominanti di impotenza (per il 90% degli intervistati), tristezza e paura. Quanto vissuto in quei mesi ha lasciato un segno profondo, soprattutto sui giovani medici, che hanno conosciuto un’iniziazione durissima e sono risultati i più esposti dal punto di vista emotivo, anche a causa della minore esperienza professionale. In quel periodo critico, in assenza di linee guida e indicazioni cliniche sicure, i medici hanno fatto appello ad ogni risorsa disponibile, riscoprendo un metodo “antico”, quello della discussione e del confronto con i colleghi delle diverse discipline come principale fonte di informazione. Un sentirsi “comunità”, oltre le distinzioni disciplinari e professionali rigide, che si è rivelato decisivo per resistere alle ondate Covid.

L’Ordine dei Medici di Brescia è stato in prima linea fin dall’esordio della pandemia, monitorando e diffondendo i dati delle principali pubblicazioni scientifiche, collaborando con le istituzioni con solleciti e proposte, fra cui quella di un ambulatorio cui i medici di medicina generale potessero indirizzare i casi verosimilmente non bisognosi di immediato ricovero ospedaliero, ma che necessitavano di una valutazione più approfondita. Da quell’intuizione, basata sulle indicazioni della letteratura scientifica internazionale, dopo una costante interlocuzione dell’Ordine con ATS Brescia, ha visto la luce l’ambulatorio Covid di via Morelli in città. Qui, grazie all’esecuzione di esami ematochimici, ecografia toracica e consulenza infettivologica è stato possibile offrire un corretto inquadramento dei pazienti sospetti. Un modello poi affermatosi anche in altre aree della provincia.

L’Ordine si è fatto inoltre promotore della stesura delle prime linee guida per la gestione del Covid, realizzate a fine marzo 2020 da un gruppo di lavoro multidisciplinare sotto l’egida di ATS Brescia.  Successivamente ha partecipato, in seno alla Federazione regionale degli Ordini dei Medici lombardi, alla stesura delle linee guida regionali per la gestione delle polmoniti Covid. Insieme alle altre istituzioni espressione delle realtà sociosanitarie del territorio, l’Ordine dei Medici è stato chiamato a fare parte del Tavolo di coordinamento istituito dalla Prefettura di Brescia, per elaborare risposte organizzative integrate all’emergenza pandemica.

Successivamente all’arrivo delle prime dosi di vaccino, inizialmente riservate solo ai medici dipendenti e convenzionati, l’Ordine si è battuto affinché l’immunizzazione anti-Covid venisse garantita anche a tutti i medici libero professionisti. L’impegno nella promozione delle campagne vaccinali contro il Covid e le altre infezioni prevenibili con l’immunizzazione è un obiettivo su cui l’Ordine si è speso e continuerà a impegnarsi nella consapevolezza dettata dalla scienza che le vaccinazioni, soprattutto per le fasce di popolazione a rischio, sono un presidio irrinunciabile a tutela della salute individuale e collettiva. A distanza di cinque anni, l’occasione per sanare le debolezze del sistema messe a nudo dal Covid non è stata forse colta appieno. Il nostro Servizio Sanitario Nazionale rimane sottofinanziato e provato dai tagli accumulati nei decenni. La programmazione delle risorse umane resta insufficiente, e si avverte la mancanza di un’organizzazione sanitaria che consenta un dialogo costante tra ospedale e territorio. L’auspicato percorso di digitalizzazione e innovazione tecnologica in sanità segna ancora il passo.

A farne le spese sono soprattutto le cure primarie, che dovrebbero essere fulcro del Sistema sanitario nazionale, deputate alla presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini, ma che in questi ultimi cinque anni, nonostante le promesse, non sono state adeguatamente valorizzate. Sullo sfondo resta il rischio, non remoto, di nuove pandemie emergenti, che potrebbero mettere a dura prova la tenuta del sistema sanitario. Secondo l’OMS circa il 60% delle malattie infettive emergenti segnalate a livello globale proviene da animali. Negli ultimi 30 anni sono stati identificati almeno 30 agenti patogeni, prima del tutto sconosciuti.

"Bisogna essere preparati a potenziali nuove pandemie, e per questo serve uno sguardo integrato su salute umana, salute animale e salute dell'ecosistema, che sono interconnesse tra loro, secondo il concetto “One Health” definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – dichiara il presidente dell’Ordine dei Medici di Brescia, Germano Bettoncelli – Per non tradire la lezione del Covid, insieme all’organizzazione ospedaliera è necessario rafforzare la medicina del territorio, che con la sua capillarità gioca un ruolo nevralgico nella gestione coordinata di eventuali emergenze sanitarie. È indispensabile, inoltre, dotarsi di un Piano pandemico costantemente aggiornato – obiettivo che a livello nazionale sconta ancora pesanti ritardi - per rispondere ai diversi scenari che potrebbero presentarsi in futuro".

REDAZIONE 18 mar 2025 07:14

Ancora Nessun Commento

Scrivi un commento qui (minimo 3 caratteri)