Continuità? Sì, ma nella novità
A poche ore dal voto del 14 e 15 maggio, intervista a Laura Castelletti, vice sindaco e candidata del centro sinistra per Palazzo Loggia
Laura Castelletti, già vicesindaco con Emilio del Bono, è la candidata sindaco del centro sinistra alle elezioni del 15 e 15 maggio (con l’eventuale ballottaggio del 28 e 29 maggio). Otto sono le liste che la sostengono: Pd, Laura Castelletti sindaco, Azione Italia Viva +Europa Castelletti sindaco, Al lavoro con Brescia, Brescia Attiva, Brescia Capitale, Brescia Green e Morelli x Castelletti – Brescia 2030. Laura Castelletti, nei giorni scorsi è stata ospite di “Voce” per l’iniziativa “Un caffe con...”, un’intervista ai candidati sindaco in corsa per Brescia. Di seguito viene proposta una parte dell’intervista. (l’integrale è disponibile sul canale YouTube del settimanale)
Quella che la vede candidata sindaco è una proposta amministrativa che rivendica la continuità con l’esperienza Del Bono, che pure l’ha vista protagonista come vice sindaco. Quali sono i progetti che, in nome di questa continuità, pensate di mettere a regime nel prossimo mandato?
Rivendico convintamente la continuità con gli ultimi dieci anni, nel corso di quali da vicesindaco mi sono occupata sì di cultura e di turismo, ma nell’ottica di una visione globale della città, dei suoi bisogni, delle sue domande che hanno cambiato il volto della città. Lo riconoscono gli stessi bresciani che, in un recente sondaggio realizzato da Ipsos, hanno dato un giudizio unanime, molto positivo sulla crescita di Brescia. Questo, però, non significa ripetere pedissequamente ciò che è stato fatto, perché io sono diversa da Del Bono, perché la squadra sarà diversa, perché la città è cambiata in questi 10 anni e pone domande sempre nuove. Di certo non cambieranno quelle linee di azione che chiedono tempi più lungi: penso, per esempio, al cammino intrapreso, e da concludere, sul tema della sostenibilità ambientale, su quello delle bonifiche, della mobilità sostenibile e a tanto altro ancora. Essere in continuità con chi ci ha preceduto significa anche mettere il piede sull’acceleratore per velocizzare il cammino della transizione ecologica. Ma discorsi analoghi si possono fare sul versante del sociale in cui nel decennio precedente abbiamo costantemente aumentato le risorse perché la salute e il benessere le persone in difficoltà sono state una priorità, così come la scelta di non lasciare indietro nessuno è stata perseguita con determinazione. Non meno importante, poi, nel nostro progetto è la continuità sul piano culturale. Brescia, anche dopo la fine di questo 2023 continuerà, grazie al coinvolgimento di tante realtà vive della città, a essere una capitale della cultura perché i fatti stanno dimostrando che si tratta di un importante volano anche economico, capace di affiancarsi a quello manifatturiero in termini di ricchezza prodotta.
Puntate a fare di Brescia una comunità sempre più inclusiva e solidale. In che direzione intendete andare?
Dico innanzitutto che, come abbiamo fatto nel corso degli ultimi dieci anni, continueremo e investire, implementandolo e qualificandolo sempre di più, sul tema della partecipazione perché questo è stato fondamentale e permette di leggere una città più complessa rispetto a dieci anni fa, con nuove fragilità ma anche con nuovi modi per dare a queste risposte efficaci, con una presenza di cittadini stranieri di 146 etnie diverse, che convivono senza tensione. Solo la conoscenza e la partecipazione consentono di creare una città inclusiva e solidale. Certo, questo non vuol dire che è tutto perfetto e tutto va bene, ma consente dia affrontare eventuali difficoltà e trovare, insieme, le vie per risolverle. Proprio perché il tema della partecipazione avrà un peso sempre maggiore intendiamo adottare anche il bilancio partecipato, perché vogliamo che ogni area del territorio, ogni quartiere possa dire la sua su alcune scelte. Ci sarà anche il bilancio di genere, perché leggere i servizi dalla parte delle donne è molto importante.
Nei programmi che avete messo a punto c’è anche una grande attenzione alla città che invecchia...
Sì, perché una città inclusiva e solidale, poi, non può scordarsi dei suoi anziani. Per questo attiveremo un focus sul tema della città longeva. Andremo a rafforzare i luoghi dell’aggregazione per quelli che stanno ancora bene. Rafforzeremo i punti comunità perché sono i luoghi anche dove le persone anziane che hanno tempo possono mettere attraverso il volontariato a disposizione, le loro risorse di tempo e la loro esperienza, appunto per creare rete di solidarietà. Abbiamo messo nel programma un’anagrafe della fragilità perché consente di prevenire i problemi prima che si presentino, andando a mappare dove ci sono i bisogni. Intendiamo lavorare non solo per aumentare le risposte che il sistema delle Rsa riesce a garantire, ma anche per realizzare strutture di sollievo per le famiglie, realtà in cui gli anziani possano essere accolti per qualche ora al giorno, per più gironi alla settimana, così da essere un reale supporto ai loro cargiver. Stiamo lavorando per portare anche a Brescia l’esperienza della badante di condominio, che in altre città funziona molto bene. È un servizio pensato per le persone ancora autosufficienti ma che magari necessitano di un aiuto per situazioni particolari (andare dal medico, in farmacia, a fare la spesa, etc.). La badante di condominio, adeguatamente formata, può seguire più anziani, abbassando il costo del servizio. In questo filone si inserisce anche la proposta dell’ambulatorio infermieristico comunale. Anche se un Comune non ha competenze specifiche in tema di salute pubblica, che è materia regionale, siamo molto preoccupati per alcune carenze che colpiscono in modo particolare la parte più anziana delle popolazione. Penso al al tema delle liste d’attesa lunghissime, ai tanti quartiere della città ormai sprovvisti del medico di base. Per queste e altre criticità abbiamo pensato alla creazione di alcuni ambulatori infermieristici in cui un anziano posa trovare una prima risposta alle domande riguardanti la salute.
Parliamo ora di giovani. La pandemia ha lasciato su di loro strascichi pensati di cui, chi sarà chiamato ad amministrare la città, dovrà tenere conto…In queste settimane, con Federico Manzoni che in caso di vittoria sarà il mio vicesindaco, stiamo andando nei quartieri dove non manchiamo di mettere sul tavolo il tema delle giovani generazioni e delle loro sofferenze. Capisco che a volta i nostri interlocutori preferirebbero sentirci parlare di traffico, di cultura, di viabilità. Insistiamo molto su questo tema perché deve essere una priorità per chi vuole governare la città. Sappiamo che anche a Brescia vivono tanti ragazzi “invisibili”, chiusi in loro stessi, che soffrono di depressione, autolesionismo, di problemi alimentari? Nessuno li vede, non danno fastidio, ma sono tanti. Ce lo dicono il numero di richieste, le lunghe file agli sportelli psicologici delle scuole…Non possono essere lasciati soli e se stessi. Per questo un primo passaggio sarà la richiesta ai punti di comunità di mettere ai tema degli sportelli psicologici non più e non solo anziani e disabilità, ma di dare grande attenzione anche alle fragilità di questi giovani, a fragilità che spesso sfociano anche in gesti di intemperanza e di violenza. Nel corso di un tavolo sulla sicurezza tenuta in Prefettura ho ricordato che la soluzione a situazioni di intemperanze giovanili che si verificano in alcuni luoghi della città (Piazza Vittoria, ndr) non può essere sono con le forze dell’ordine e il presidio del territorio. SI tratta di situazioni che chiedono anche il coinvolgimento e la collaborazione con le diverse agenzie educative (scuole, oratori, servizi sociali, cooperative etc.) che operano in città sul fronte del disagio giovanile, per provare a dare delle risposte che siano di prevenzione. Pensiamo, per esempio, anche alla realizzazione di centro musicale, un luogo dove i ragazzi possono andare a suonare, a registrare, a imparare mestieri legati alla musica, perché la musica è un linguaggio universale, capace di incanalare positivamente le loro energie.
Nel suo programma c’è ampio spazio per le tematiche ambientali: proseguimento delle bonifiche, completamento del parco delle Cave, l’idea di una cintura verde attorno alla città…
Quello delle bonifiche, che nessuno aveva mai fatto prima dell’avvio della giunta Del Bono, è sicuramente un tema importante del programma amministrativo. Avere bonificato 10 parchi cittadini, aver riconsegnato il campo di atletica Calvesi alla città non basta. Abbiamo avviato con il Commissario il percorso che porterà a breve al bando per la bonifica della Caffaro, porteremo a compimento gli interventi sul parco delle Cave per farlo diventare, una volta terminato il più grande parco urbano d’Europa. Vogliamo lavorare per il Parco delle Cascine. Con quello del Mella, per il quale abbiamo messo in conto un grande investimento per la realizzazione di una ciclopedonale che lo percorre, in un ambiente oggi risanato anche grazie al depuratore che abbiamo realizzato mettendo in rete anche gli altri Comuni quello delle Colline e la Maddalena per la quale abbiamo in programma importanti interventi di riqualificazione, costituirà una cintura di mitigazione, un grande abbraccio verde intorno alla città. Andremo a fare la piantumazione a Brescia di più 200mila alberi, quindi uno per abitante, non per una ragione estetica, che pure è importante, ma perché sono importanti per la qualità dell’aria e anche per il sistema del dell’acqua.
Brescia ha migliorato la sua capacità attrattiva, ma questo ha portato con sé anche un aspetto da non trascurare: comprare casa è per molti proibitivo. Quali sono le vostre politiche abitative?
Brescia, in controtendenza rispetto al resto del Paese, da qualche anno vede la costante crescita della sua popolazione. Sono circa 1.000 all’anno i nuovi abitanti. Sono giovani e giovani coppie vengono a Brescia perché trovano servizi innanzitutto e trovano una offerta importante di qualità della vita, dalla mobilità alla cultura. E’ evidente che questa crescita porta con sé anche il tema della casa. Si tratta di una risposta che dobbiamo dare alle fasce più fragili, economicamente e socialmente, della popolazione: gli studenti che arrivano a Brescia attratti dalla sua offerta universitaria, le persone sole, anziane, le giovani coppie che hanno dei redditi medio bassi, alle famiglie monogenitoriali, cioè quelle che separate, che magari hanno figli. Devo dire che molto è stato fatto su questo fronte negli ultimi anni, perché abbiamo sistemato 350 alloggi di proprietà del Comune, rimettendoli nel circuito dell’affitto (moltissimi a canone calmierato e il rimanente in edilizia economico popolare). Questa politica verrà seguita anche per quelle abitazioni che sorgeranno dove c’era la torre Tintoretto. Ma c’è di più. A Brescia ci sono tanti alloggi sfitti, non utilizzati perché i proprietari non hanno le risorse per poterli ristrutturare. Nostra intenzione, con un’idea innovativa è far sedere intorno a un tavolo i proprietari, le realtà immobiliari le banche per vedere se sia possibile trovare una soluzione al problema rimettendo così in circolo questo patrimonio abitativo. Abbiamo calcolato che siano circa 600 alloggi interessati a questa proposta. Il Comune, oltre a tavolo di lavoro, si impegna abbattendo gli oneri di urbanizzazione. Anche qui è importante la partecipazione perché il Comune da solo non può risolvere il problema casa.
C’è poi il tema della riqualificazione delle tante aree demaniali presenti in città…. .
Il Demanio si è messo in moto per la vendita di una serie di caserme ormai inutilizzate. Tra queste ci sono la caserma Gnutti, già venduta a privati che la trasformerà in residenze, la caserma Papa, che diventerà invece la cittadella dei servizi accogliendo, secondo un accordo già definito tra Comune e Demanio stesso, la Guardia di Finanza, la Motorizzazione Civile e l’Agenzia delle Dogane. La Ottaviani è stata acquistata da un Fondo con cui vogliamo avviare un confronto perché nella sua trasformazione si tenga anche conto di alcune esigenze della città: parcheggi, un nuovo polo scolastico che possa sostituire quegli edifici oggi esistenti ma su cui per via di vincoli, è possibile intervenire per renderle funzionali e adeguate all’oggi.