Condivisione e sussidiarietà
Giovedì 11 e venerdì 12 ottobre la città ospiterà il meeting nazionale delle realtà filantropiche. Giacomo Ferrari, segretario di Fondazione della Comunità Bresciana: “Non è nostro compito sostituirci all’ente pubblico”
“Le Fondazioni di Comunità sono come le persone: hanno elementi simili, ma senza che qualcuna sia esattamente uguale a qualcun’altra. Tutte hanno però bisogno di tessuto connettivo, di fattori di integrazione, di occasioni perché le diverse persone che in esse operano abbiano la possibilità di conoscersi, di specchiarsi l’una nell’altra”. Così Felice Scalvini, presidente di Assifero, presentando la seconda conferenza nazionale delle Fondazioni di Comunità in calendario giovedì 11 e venerdì 12 ottobre a Brescia. Al meeting, organizzato in collaborazione con Fondazione della Comunità Bresciana, sono attese circa 60 realtà pronte a dialogare, mettersi in rete, apprendere “best practice” e avviare nuovi partenariati. Ne abbiamo parlato con Giacomo Ferrari, segretario della Fondazione della Comunità Bresciana.
Com’è strutturata la due giorni?
Le realtà filantropiche del Paese si riuniranno, confrontandosi sia in sessioni plenarie sia attraverso tavoli di confronto, per condividere le buone prassi, approfondendo le proprie esperienze maturate negli anni, in vista di un percorso che intendiamo intraprendere insieme. Giovedì ci recheremo al Museo Diocesano, dove si svolgeranno le sessioni plenarie e i tavoli di confronto. Sono in programma visite esterne: alla Pinacoteca Tosio Martinengo, all’associazione “Piccoli passi” e all’oratorio di Rezzato. Venerdì, invece, dopo aver trascorso la mattinata ospiti del Giornale di Brescia, nel pomeriggio è prevista una “site visit” alla cooperativa sociale “Cauto”. Sono tutte realtà che in qualche modo abbiamo sostenuto, in modo diretto o indiretto, nella realizzazione di importanti progetti di crescita delle organizzazioni e dello sviluppo del territorio.
Fondazione della Comunità Bresciana è un fiore all’occhiello, non solo in Lombardia, di quella che possiamo definire la moderna filantropia. Con che numeri si presenta?
In questi giorni è in corso di elaborazione la raccolta dei dati relativi al periodo 2002-2017: abbiamo ricevuto richiesta di finanziamenti per 6.757 progetti che ci sono stati presentati, ne abbiamo accolti e finanziati circa la metà, oltre 3.300. In tutto abbiamo erogato contributi per 32.734.190 euro. Questi, insieme agli oltre 15 che nel frattempo sono arrivati da Fondazione Cariplo, rendono l’idea di quanto sia significativa la nostra presenza sul territorio (ad ora i Fondi patrimoniali costituiti all’interno di FCB sono 66 ndr)
“Condivisione e sussidiarietà”, per usare i termini utilizzati dal presidente Pier Luigi Streparava, sono due parole chiave dell’agire della Fondazione. In concreto come si coniugano?
La sussidiarietà è il terreno sul quale si muovono le Fondazioni di Comunità, in particolare FCB. Non ci poniamo come sostituti dell’ente pubblico. Il nostro essere sussidiari si configura nel consentire al privato sociale di organizzare la risposta ai bisogni che nel tempo emergono. Sono bisogni sempre più pressanti. L’intervento pubblico non è sempre coordinato con quello del Terzo Settore. Per questo ci proponiamo per svolgere questo ruolo di intermediazione.
Le Fondazioni di Comunità cosa rappresentano per i territori in cui sono inserite?
Sicuramente sono un punto a cui far riferimento per presentare un richiesta di sostegno ai propri progetti. Ovviamente, il nostro ruolo non può essere ridotto a quello di un bancomat. Non siamo semplici erogatori di risorse. Il nostro ruolo in questi anni si è caratterizzato per la capacità di intercettare i bisogni e mediare le relazioni. Ci proponiamo come i principali interlocutori di associazioni e realtà del Terzo Settore che, intendendo realizzare delle progettualità, hanno bisogno, oltre che di risorse, anche di partner o idee che possiamo provare a condividere.