Centro non vedenti: rischio chiusura
Il Centro non vedenti rischia di chiudere, con la conseguente perdita del posto di lavoro per i 32 dipendenti e l’interruzione del servizio per i 128 bambini seguiti dalla realtà di via Sant’Antonio. Il presidente Pietro Bisinella: “In queste condizioni economiche non possiamo più sopravvivere”
Il Centro non vedenti rischia di chiudere, con la conseguente perdita del posto di lavoro per i 32 dipendenti e l’interruzione del servizio per i 128 bambini seguiti dalla realtà di via Sant’Antonio. Potrebbe essere questo il triste epilogo dell’esperienza trentennale di un’eccellenza bresciana – unica per il livello dell’offerta, non solo in Lombardia – a seguito delle linee guida adottate da Regione Lombardia dopo aver avocato a sé la delega per il supporto ai disabili sensoriali, prima in carico alla Provincia. “Ci hanno messo nella condizione di non poter lavorare come prima (vedasi i parametri riconosciuti ndr). Economicamente non possiamo più sopravvivere”.
Le accuse arrivano da Pietro Bisinella, presidente del Centro non vedenti che, rincarando la dose, aggiunge: “Se hanno deciso di farci chiudere lo dicano chiaramente, assumendosi la responsabilità di ciò che fanno”. Se le condizioni non dovessero cambiare, il Centro riuscirà a coprire le spese sino alla fine dell’attuale anno scolastico. Poi la chiusura sarà inevitabile. Dalla Regione, “dei 250mila euro di contributi previsti, nelle casse del Centro ne sono arrivati 50”. La situazione non è più sostenibile. Nei mesi scorsi, dopo l’interlocuzione con i funzionari della Regione in merito alla revisione delle linee guida, la situazione sembrava essersi risolta. E infatti, l’altra eccellenza bresciana, la Scuola Audiofonetica, che versava nelle medesime condizioni del Centro, si è salvata. Bisinella ricorda la visita a Brescia di Maroni, in ambedue le realtà di via Sant’Antonio. Nell’occasione, il Governatore aveva assicurato il sostegno della Regione. Tutto sembrava presagire una felice conclusione per l’intricata vicenda del Centro ma, a gennaio, con l’uscita dalla scena politica del governatore, “siamo tornati alla situazione di partenza”.
Oggi è in atto “un’opera di razionalizzazione, di omologazione al ribasso” sottolinea il Presidente. La continuità del servizio rivolto ai bambini, la tranquillità delle loro famiglie e la salvaguardia dei posti di lavoro sono le sue priorità: “Se il problema è politico – spiega – io sono pronto a fare un passo indietro, pur di salvare il Centro”. Le attuali condizioni poste dalla Regione “stanno creando enormi disagi ai bambini, alle famiglie e alle comunità”. Bisinella punta il dito, anche, contro “il pantano burocratico” che porta i Comuni a non saper più come fare a gestire la situazione. Fortunatamente, a Brescia, esiste l’Associazione “Bambini in braille” che ha dato al Centro non vedenti “una grossa mano, aiutando e indirizzando quei genitori con figli disabili che si erano trovati completamente disorientati, abbandonati a se stessi”. Se in questi anni non fosse esistito il Centro, molti alunni non vedenti e ipovedenti non avrebbero potuto seguire i programmi scolastici. L’inclusione scolastica è infatti favorita, ad esempio, dal lavoro del tiflologo come del trascrittore che adatta i testi scolastici in braille. Il venir meno del Centro, quindi, precluderebbe a questi bambini un futuro degno di questo nome.