Casa Museo Piamarta
Nei giorni scorsi è stato inaugurato il museo dedicato alla figura di Giovanni Battista Piamarta, un santo dalle intuizioni ancora oggi attuali
Il 3 dicembre del 1886, don Giovanni Battista Piamarta, “invitando” quattro ragazzi, che si chiamavano Angelo, Luigi, Virginio e Angelo, trovati soli, impauriti e affamati nella parte più povera della città a condividere una scodella di minestra, fondava gli “Artigianelli”, meravigliosa opera educativa destinata a scombussolare la quieta e appagata società del tempo e di aprire così la via al concetto di scuola che al sapere aggiungeva la possibilità di insegnare un mestiere.
Opera. Lunedì scorso, centotrentadue anni dopo quel fausto giorno, nello stesso luogo, è stato inaugurato il Museo che racconta e testimonia l’opera svolta da padre Giovanni Battista Piamarta, proclamato santo da Benedetto XVI il 21 ottobre 2012 e da lui indicato al mondo come artefice di un lodevole “fare bene il bene”. L’evento non è però stato circoscritto al semplice taglio del nastro. È diventato una giornata di riflessione guidata dal cardinale Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e già Nunzio Apostolico in diverse parti del mondo, che nella mattinata ha apprezzato la realtà Piamartina incontrando i novizi del seminario, dialogando con gli studenti degli Artigianelli, visitando aule e officine di lavoro, pregando con i padri della Congregazione e partecipando, nel pomeriggio, al convegno promosso per presentare il Museo a lui intitolato e offrire riflessioni sulla sua attualità.
Convegno. Aprendo il convegno, alla presenza del sindaco della città Emilio Del Bono, del presidente della Provincia Samuele Alghisi, della consigliera regionale Federica Epis, dal presidente di Cogeme Dario Lazzaroni, del presidente del Centro studi longobardi Marcello Rotili, da professori, insegnanti e studenti delle varie scuole piamartine, dagli amici e da tantissima gente, il superiore generale della Congregazione padre Giancarlo Caprini, ha sottolineato che il Museo “ricorda a ciascuno che il santo a cui è intitolato non è passato inutilmente nella Brescia del suo tempo e non ha sprecato il suo tempo dedicandosi a fare di questo luogo la casa di tanti ragazzi, ma ha lasciato una traccia profonda di umanità e di fede”.
Tracce. Tracce che secondo il direttore del museo padre Enzo Turriceni “si fondono e impegnano ciascuno a rinnovare gli impegni per dare concretezza alle opere educative pensate e attuate per aiutare i ragazzi a essere protagonisti del loro futuro, per sostenere le parrocchie e le missioni, per assicurare anche agli ultimi dignità, sapere e lavoro”. Inaugurando il Museo, unanime è stato il riconoscimento della volontà di mettere in evidenza le radici storiche, spirituali e culturali dell’intera opera piamartina.
Quotidianità. In questo senso si sono espressi i rappresentanti delle Istituzioni pubbliche e, soprattutto, i tre relatori ufficiali del convegno – don Mario Trebeschi, Giuseppe Trabucchi e Daniele Montanari – unanimi nell’affermare che “ritrovare lo Spirito del Piamarta significa rimettere al centro l’uomo”. Tagliando il nastro inaugurale il sindaco Del Bono ha detto che “la città, grazie al museo, è più ricca di umanità”. Nell’omelia della Messa celebrata a conclusione della giornata, il cardinale Mamberti ha indicato in Piamarta “il santo della quotidianità, tutto amore per il prossimo, tutto pietas et labor per il bene dell’umanità, tutto di Dio e, insieme, tutto di tutti coloro che invocandolo lo sentono protettore e amico”.